Voci da mondi diversi. Area germanica
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Intervista a Wulf Dorn, autore de “Gli eredi”
Tempo di Libri a Milano nella
prima edizione del ‘nuovo’ salone del libro milanese. Tempo di autori. Tempo di
primavera (molto fredda, in realtà). Dopo sei anni incontro di nuovo Wulf Dorn,
i suoi capelli sono più bianchi (anche i miei), però lui è sempre affabile e
gentile, come lo ricordavo. Dice anche che si ricorda di me (impossibile) e che
si ricorda che eravamo in un altro albergo a fare l’intervista (questo è,
invece, un ricordo corretto). Parliamo ancora in inglese, anche se c’è
l’interprete e lui potrebbe parlare in tedesco.
Questo suo romanzo è diverso
da quelli precedenti. Ha ancora a che fare con la mente e con il subconscio, ma
appartiene ad un genere che chiamerei ‘warning genre’, genere di avvertimento.
Ci obbliga a guardare avanti, al futuro dell’umanità. Che cosa l’ha spinto a
scriverlo? Un avvenimento particolare o la somma di tanti avvenimenti?
La seconda cosa. Giorno dopo giorno siamo
sommersi da notizie- guerre, inquinamento, attentati-, mi sentivo sempre più
confuso e ansioso riguardo al futuro. Mi sono chiesto dove stessimo andando, ci
sono sempre più guerre e più movimenti radicali ovunque nel mondo, e mi sono
reso conto di quello che stavamo facendo ai bambini. Sono stato un sostenitore
dell’Unicef e mi continuavo a chiedere- dove ci porterà tutto questo? Come
saremo tra 50 anni? Mi piace la parola che ha coniato per questo genere di
libro, “warning novel”. Sì, questo è il mio avvertimento a tutti noi: se non
cambiamo la nostra maniera di vivere e di pensare, le cose diventeranno sempre
peggio. E poi sono diventato zio, ho tre nipotini, e mi spaventa vedere in che
mondo sono nati e pensare a quale futuro avranno.
Questo romanzo contiene un messaggio forte: pensa che la letteratura
possa influenzare i pensieri delle persone, pensa che gli intellettuali abbiano
un ruolo di responsabilità nella nostra società?
Scrivo libri per intrattenere i lettori.
Però, quando si sceglie una problematica importante, sicuramente può avere un
certo qual effetto sui lettori. Non direi che è il dovere degli intellettuali
far pensare, ma dobbiamo essere consapevoli che quello che facciamo può servire
da molla per i pensieri dei lettori. Mi farebbe piacere se il mio romanzo servisse
a far pensare alla situazione mondiale. Non ho un messaggio concreto tranne che
dovremmo tutti pensare a quello che sta succedendo. Ecco, questo è quello che
voglio: innescare una certa maniera di pensare.
Nel nostro incontro precedente, anni fa, mi ha detto che non usa mai
quanto le viene detto dalle persone che incontra nel suo lavoro e che però le
serve per capire meglio gli altri. In questo romanzo, a parte gli avvenimenti
che derivano da notizie dei giornali, si parla anche molto di una specie di
capacità di introspezione speciale, di premonizione, che hanno le donne
incinte. Pensa che le donne che aspettano un bambino abbiano una sensibilità
speciale?
Essendo un uomo non ho un’esperienza
diretta, ma molte donne incinte mi hanno detto di sentirsi più consapevoli
dell’ambiente, più inclini a riflettere che cosa si voglia per il futuro perché
non si è più responsabili solo di se stesse ma di qualcun altro. C’è qualcosa,
c’è una maggiore sensibilità, ci sono cambiamenti fisici ma anche della mente.
Per questo la donna incinta nel mio romanzo era una metafora per il mondo.
Non possiamo dire troppo del romanzo per non rovinare il piacere della
lettura. Lei ha usato il paradosso in questo romanzo. Le era necessario usare
il paradosso per sottolineare l’orrore e il pericolo contenuti negli
intermezzi?
Il paradosso mi serviva per creare qualcosa
che restasse nella mente del lettore. Il mio scopo era scrivere qualcosa che
alla fine si fisserà nella mente dei lettori, li costringerà a pensare a quello
che sta succedendo. E’ una storia strana mescolata alla realtà ed è importante
che alla fine il lettore sia sorpreso, che non se lo aspettasse. Volevo
accendere una miccia, volevo stuzzicare i pensieri dei lettori.
La facilità con cui ci si può procurare un’arma è allarmante. Ci sono
poi i videogames in cui le armi sono usate, come se la guerra fosse un gioco.
Pensa che i videogames siano pericolosi?
E’ una lunga discussione, se i videogiochi
siano pericolosi o no. Viviamo in un mondo con notizie quotidiane di violenze,
di guerre, di bombe, di paesi che si minacciano a vicenda. Ora è il momento
della Corea e nei giorni scorsi io pensavo all’atmosfera negli anni ‘80, alla
paura di una guerra nucleare, al film “The day after” e a quanto mi avesse
scosso.
Vivendo in questo mondo, i computer games sono una forma di catarsi per
i giovani che sono confusi da queste notizie, gli servono per tenere sotto
controllo la loro violenza. Tuttavia non sono innocui come appaiono, se ne hai
bisogno per conciliare la vita quotidiana, allora diventano pericolosi. Per i
bambini, poi, può essere causa di confusione, la linea di demarcazione fra la
vita reale e quella virtuale è sempre più sottile. La vita virtuale è diventata
parte della nostra vita reale ed è pericoloso per i bambini che non sanno
distinguere e non si rendono conto che sparare ad una persona significa
eliminarla. Bisognerebbe riuscire a provare ai bambini che ci sono altre
soluzioni oltre alla guerra. Un mio amico ha una teoria. Lui è un appassionato
di frisbee. Dovunque vada, lui ha con sé il suo frisbee e propone a chi
incontra di giocare: la gente si diverte. Dice che se i politici si
incontrassero e giocassero a frisbee, ne nascerebbe una conversazione
interessante, il gioco li rilasserebbe. Proverebbero ad usare la loro
intelligenza per la conversazione e non per la guerra.
E’ utopistico pensare che si possa fermare il commercio delle armi
perché è un mercato troppo grosso?
Sarebbe bello poter dire, ‘potete venderle
ma noi non le compreremo’. Sì, ha ragione, è una utopia, però abbiamo bisogno
della possibilità di far diventare reali queste cose senza pensare che sia
impossibile. Dopotutto, pensiamo a Jules Verne e a quanto siano sembrate
impossibili le invenzioni dei suoi romanzi- e invece adesso ci prepariamo ad
andare su Marte!
recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.net
Nessun commento:
Posta un commento