FRESCO DI LETTURA
Elizabeth Jane Howard, “Gli anni della leggerezza”
Ed. Fazi, trad. M. Francescon,
pagg. 450, Euro 18,50
Mi succede ogni volta che termino di
leggere un ‘bel’ romanzo di una scrittrice inglese. Di tirare un sospiro di quieta soddisfazione, di tranquillo piacere, di nostalgia per i personaggi che ho
dovuto abbandonare. Perché di una scrittrice inglese? Di certo nei miei gusti
influiscono gli studi che ho fatto, ma credo che le scrittrici inglesi abbiano
un tocco speciale, una profonda
leggerezza nel raccontare storie di vita normale in cui non succede nulla
di straordinario, nel tratteggiare personaggi in cui- a frammenti- possiamo
riconoscere qualcosa di noi.
Ho appena finito (purtroppo) di
leggere “Gli anni della leggerezza”, primo volume della saga dei Cazalet, di
Elizabeth Jane Howard. Mi è sfuggita (purtroppo) la pubblicazione dell’altro
suo libro pubblicato dalla casa editrice Fazi, “Il lungo sguardo”, e confesso
di aver fatto ricerche per sapere chi fosse questa Elizabeth Jane Howard che
non conoscevo. Ho scoperto che è nata nel 1923 ed è morta lo scorso anno, nel
2014, che è stata sposata per diciotto anni a Kingsley Amis a cui fu conferito il titolo di Commendatore
dell’Ordine Britannico, padre di Martin Amis e famoso soprattutto per un
romanzo uscito nel 1954, “Lucky Jim”, una satira della società del benessere e
del consumismo. Ho pensato alle donne protagoniste de “Gli anni della
leggerezza” e mi sono chiesta quanto sia stata ingombrante la figura del marito
nella carriera letteraria di Elizabeth Jane, quanto lui l’abbia tenuta
nell’ombra, rubandole la scena. Restituiamole
il posto che si merita.
Quella dei Cazalet è una grande famiglia-
per fortuna c’è un albero genealogico all’inizio del romanzo ma, dopo qualche
incertezza iniziale per ricordare a quale ramo l’uno o l’altra appartenga, la
bravura della scrittrice è tale, ognuno, adulto o bambino, è così ben
caratterizzato, che non facciamo più alcuna fatica a distinguerli. I Cazalet
appartengono all’alta borghesia,
sono commercianti di legname, hanno dimore a Londra e una grande casa nel
Sussex dove si riuniscono per le vacanze estive: il vecchio William (chiamato
il Generale), l’amabile Duchessa settantunenne, i tre figli- l’affascinante
Edward, il mite Hugo che ha perso una mano in guerra e Rupert che è rimasto
vedovo con due figli bambini-, la figlia non sposata che si prende cura dei
genitori (e ha un’amica ‘del cuore’), le tre mogli dei figli (Rupert si è
risposato con una ragazza giovane, bellissima, superficiale ed egoista) con una
caterva di bambini. E naturalmente c’è una schiera di domestici (avete in mente
lo sceneggiato Downton Abbey?).
E’ il 1937,
iniziano le vacanze estive, c’è grande trambusto (tra i grandi) e grande
eccitazione (tra i piccoli) per l’annuale trasferimento nel Sussex. L’ho già
detto: non succede- in questo piccolo mondo- nulla di straordinario, succederà qualcosa nel grande mondo,
mentre notizie sempre più allarmanti arrivano dalla Germania. Noi seguiamo la
vita quotidiana fatta di piccoli eventi dell’uno o dell’altro Cazalet-
Elizabeth Jane Howard è bravissima nello spostare il ‘punto di vista’, nello scrivere da diverse angolazioni,
facendoci immedesimare ogni volta nel personaggio su cui è puntato il
riflettore. Villy che ha rinunciato ad una carriera come danzatrice per sposare
Edward (e le pareva che quello
valesse la pena di qualunque rinuncia), Sybil che è appesantita da una
gravidanza inattesa, la giovane Zoe che vuole tutti gli sguardi su di sé.
Edward che ha sempre bisogno di altre donne (ma è vero che Villy è ritrosa a
letto), che insidia la sua propria figlia (sappiamo che la scrittrice ha
vissuto un’esperienza analoga), Hugo, traumatizzato dall’esperienza della
guerra, sensibile e affettuoso con la moglie e con i figli, Rupert che ha
sofferto molto per la morte della moglie, che soffre perché Zoe cerca di
allontanarlo dai figli e gli impedisce di dipingere- a chi vanno le nostre
simpatie? E poi i bambini: raramente uno scrittore adulto riesce ad essere
credibile nel dar voce ai bambini. La Howard ci riesce e crea dei piccoli personaggi indimenticabili.
C’è lo splendore del quotidiano, ne “Gli anni della leggerezza”. E’ un
romanzo da amare- e per fortuna possiamo attendere la pubblicazione del
seguito.
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