Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Diaspora ebraica
FRESCO DI LETTURA
David Bezmozgis, “I traditori”
Ed. Guanda, trad. C. Piazzetta,
pagg. 246, Euro 17,00
Un
uomo sulla sessantina, Baruch (ma il suo nome russo era Boris) Kotler. Una ragazza, Leora. Potrebbe essere sua
figlia. Sono appena arrivati in aereo a Yalta,
in fuga, per così dire, da Israele. Fuga sull’onda della nostalgia di un luogo
in cui Baruch aveva passato una bella vacanza con i genitori, quando era
bambino. Fuga obbligata per sottrarsi ad
uno scandalo. Baruch Kotler è un uomo molto noto, sia in Israele sia
all’estero. E’ ministro del commercio e si
è opposto al ritiro dei coloni dagli insediamenti nei territori occupati.
Un tentativo di ricatto per costringerlo a cambiare posizione lo ha spinto a
partire, lasciando dolorosamente sorpresi la moglie Miriam e i due figli. Non è
uomo da lasciarsi intimidare, Baruch Kotler. Poco più che ventenne, grazie ad
una delazione arrivata al KGB, Kotler ha scontato tredici anni in un gulag sovietico. E’ sopravvissuto, ha
raggiunto in Israele la moglie che lo aveva atteso per tutti quegli anni, ha
cercato di ricucire le due metà della sua vita, è diventato un eroe, un simbolo della resistenza.
Poi, sulla via del tramonto, questo colpo di testa, questo innamoramento che
gli dà nuove energie.
Yalta |
Il destino
ha la sua maniera di giocare una partita. L’albergo di Yalta non ha
ricevuto la prenotazione di Kotler, lui e la ragazza si trovano davanti alla
scelta di due possibili sistemazioni in stanze d’affitto. Kotler decide per la
stanza con bagno che gli propone una donna che dice anche di avere un marito
ebreo. Quando si dice ‘trovare un ago in un pagliaio’: il marito di Svetlana,
Vladimir Tankilevic, è l’uomo che, quarant’anni prima, aveva denunciato Kotler al KGB. Il riconoscimento è immediato,
nonostante il tempo che è passato.
Il nucleo del romanzo di David Bezmozgis,
che per il personaggio del suo protagonista deve molto al politico israeliano Natan
Sharansky (Boris per secondo nome), è come un
dramma a porte chiuse con quattro personaggi, Vladimir e la moglie, Baruch
e l’amante. Il tempo non è più il presente, ma il passato. Vladimir era amico
di Boris/Baruch. Perché lo ha tradito,
allora? Ascoltiamo le sue motivazioni e siamo costretti a rivedere qualunque
opinione ci siamo fatta. Sul tradito e sul traditore. E dobbiamo anche
allargare il campo delle nostre riflessioni, perché il tradimento è tutto
intorno, alla fin fine tutti tradiscono
qualcuno o qualcosa, una persona o una fede politica o un ideale. Baruch ha tradito
la moglie- personaggio molto forte nonostante compaia solo nelle parole di una
lettera che scrive al marito-, ha tradito anche, in un certo senso, i figli che
hanno bisogno di lui in un momento difficile della politica israeliana.
Perché, sullo sfondo del dramma privato a
porte chiuse, fatto di desiderio di assoluzione o di ritorsione, si svolge un altro dramma molto più vasto che ha un
paese intero come scenario. “Sradicare migliaia di compatrioti, farne delle
vittime senza uno scopo preciso. Era stata una grave incompetenza. Se non eri
disposto a proteggere la tua gente, non avresti dovuto incoraggiarla a vivere
in quel luogo, non avresti mai dovuto occupare il territorio.” Questo è quello
che pensa il ‘falco’ Baruch. Chi ha tradito chi, in questo caso? E come si deve
sentire suo figlio, quando telefona
al padre cercando il suo sostegno perché non
se la sente di obbedire agli ordini e forzare i coloni ad andarsene, e
Kotler gli nega comprensione e appoggio? Non è anche questa una forma di tradimento,
con le conseguenze che vedremo e che aggiungono un altro ‘traditore’ vero o
presunto alla serie?
Con uno stile asciutto e pulito David Bezmozgis riesce a scrivere un romanzo che
trasforma argomenti di un certo peso, come la politica e il fardello delle
scelte individuali, in qualcosa di profondo
con leggerezza, quasi si trattasse di un thriller che leggiamo in attesa di
quello che succederà, di vedere come si scioglieranno i nodi legati dal
destino.
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