il libro ritrovato
Sofi Oksanen, “La purga”
Ed. Guanda, trad. Nicola Rainò,
pagg. 393, Euro 17,50
Titolo originale: Puhdistus
Legarono le mani di Aliide dietro
la schiena e le infilarono un sacco sulla testa. Poi uscirono dalla stanza.
Attraverso la tela non si vedeva nulla. Da qualche parte dell’acqua gocciolava
per terra. L’odore dello scantinato penetrava attraverso il sacco. La porta
s’aprì. Stivali. Le strappò brutalmente la camicetta, i bottoni schizzarono
sull’acciottolato, sulle pareti, i bottoncini tedeschi di vetro e poi…
1949. Sotto il grido di ‘Viva l’Estonia libera!’ un contadino estone
annota l’anelito di libertà anche per se stesso su un quaderno che infila sotto
il pavimento del suo rifugio. “Questa non è una vita da uomini”. Nascosto come
un topo, a quattro anni dalla fine della guerra, in attesa degli americani.
1992. Un paese nell’Estonia occidentale. Una ragazza piena di lividi e
con gli abiti laceri è accasciata nel cortile della casa di Aliide Truu. Si
chiama Zara, ha paura di qualcuno che la insegue. La vecchia Aliide la fa
entrare, con molti timori- che sia un’esca per spalancare la porta a dei ladri?
Che sia tanto malintenzionata quanto i ragazzacci che scrivono ingiurie sulla
sua porta, o come quelli che hanno dato fuoco alla sua stalla?
E’ un inizio che cattura subito
l’attenzione, quello del romanzo- sorprendente e bellissimo- della giovane
scrittrice Sofi Oksanen, nata nel 1977 in Finlandia da padre finlandese e madre
estone. Sorprendente perché è una voce che esce dal coro di quelle note che
provengono da paesi che conosciamo meglio. Perché ci racconta una storia che ha
una matrice vecchia come il mondo ma in un’ambientazione nuova e con una grande
Storia di cui si è molto taciuto sullo sfondo. Un romanzo bellissimo per i
drammi privati e pubblici che ci coinvolgono, per lo stile stranamente asciutto
e privo di sentimentalismi e nello stesso tempo capace di vene di lirismo, per
la compassione verso la debolezza umana che lo pervade.
Il racconto di
Sofi Oksanen si alterna in maniera irregolare tra passato e presente, tra un
lontano 1936 quando l’Estonia era ancora una nazione libera e le due sorelle
Ingel e Aliide Truu si erano innamorate dello stesso uomo e il presente del
1992, epoca confusa del post-comunismo, quando vengono alla luce le violenze
commesse dal regime per lasciare il passo, però, alle nuove violenze della
mafia russa.
In mezzo, la guerra, l’invasione dei russi e poi dei tedeschi e
poi, definitivamente, l’occupazione russa che costringe Hans Pekk (marito di
Ingel, amato anche da Aliide, patriota nonché tedesco del Baltico) a
nascondersi. In mezzo, nella lontanissima Vladivostock dove le temperature
scendono a livelli impensabili sotto lo zero, la giovane e ingenua Zara si
lascia lusingare dai sogni di ricchezza e dal lavoro facile che si può trovare
in Occidente e parte per
Il perché Ingel Truu
si ritrovi anziana a 9000
chilometri da Mosca e a poco più di 1000 da Pechino si
scopre negli inserti di un altro tempo, in quella che sembra una fiaba dei
fratelli Grimm, con le due sorelle, una un poco più bella, un poco più buona,
un poco più brava dell’altra. E quest’altra si incaponisce a voler conquistare
l’amore del marito della sorella quasi perfetta e però paga caro questo
attaccamento: Aliide viene violentata e torturata perché riveli il nascondiglio
del patriota ribelle ai russi. E poi tradisce. Non lui, l’uomo che ama, ma la
sorella, con una delazione.
I due temi della
violenza sulle donne e del tradimento sono il leit motiv del romanzo. E’ la
violenza subita da parte degli uomini, quella che ti fa riconoscere una sorella
in una sconosciuta, che accomuna Aliide e Zara, prima ancora che il legame di
parentela. E lo stupro sul corpo di una donna diventa poi metafora per lo
stupro di una nazione. Così come il tradimento a livello personale raffigura
pure quello politico da parte delle grandi potenze nei confronti degli
staterelli pedine di un grande gioco di scacchi.
Un libro che non
si dimentica.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Sofi Oksanen |
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