Voci da mondi diversi. Cina
il libro ritrovato
Ma Jian, “Spaghetti cinesi”
Ed. Feltrinelli, trad. Nicoletta
Pesaro, pagg. 189, Euro 15,00
Titolo originale: The Noodlemaker
“Non sono una vittima,” dice, “la
mia occasione è arrivata con le Riforme e l’Apertura di Deng Xiaoping, solo
allora ho potuto forgiarmi io stesso il mio destino. Da quando ho guadagnato i
miei primi soldi donando il sangue non sono stato più disperato, ora ho tutto
quello che desidero.
Sono due i personaggi principali del
romanzo dello scrittore cinese Ma Jian: lo scrittore di professione e il donatore
di sangue di professione. Ce n’è poi un terzo, la figura simbolo di un tempo
passato che aleggia in tutte le pagine: lo stakanovista compagno Lei Feng che
ha dedicato la vita alla causa rivoluzionaria.
Sia lo scrittore sia il donatore
di sangue hanno sperimentato i campi di rieducazione durante la Rivoluzione Culturale ,
adesso la politica di Riforme e di Apertura di Deng Xiaoping ha cambiato la vita del donatore di
sangue che si è arricchito, mentre lo scrittore continua ad arrabattarsi, con
l’ambizione di vedere il suo nome nel Grande
dizionario degli scrittori cinesi. Sono due facce della stessa realtà, il
pragmatico donatore di sangue e lo scrittore idealista che è incaricato di
scrivere un romanzo con un novello Lei Feng come protagonista. Ma i Lei Feng
sono scomparsi e la testa dello scrittore è piena di altri personaggi di cui parla con il donatore di sangue. Inizia
così una serie di straordinari bozzetti che creano un’immagine della Cina
spazzata dalla ventata di novità, occasione di cambiamenti di fortuna ma anche
di sconcerto e di drammi. Perché, come dice lo scrittore, “il Partito esisteva
prima di lui e sa di esserne dominato fin dalla nascita…Potrebbe anche
chiedergli di morire e lui non avrebbe scelta.”
Deng Xiaoping |
Il primo di questi schizzi, di un umorismo
macabro che ricorda il Waugh de “Il caro estinto”, riguarda un personaggio che
ben rappresenta la nuova tendenza imprenditoriale, un uomo che ha messo su, con
un forno di fortuna, il Crematorio degli Estasiati e si è calato talmente bene
nella sua parte che convince la madre a farsi cremare viva. Segue una serie di
altre storie, tutte sul filo di un’ironia amara, collegate l’una all’altra come
anelli di una catena: così è in una stanza presa in affitto dal
neo-imprenditore che lo scrivano vive una vita vicaria nelle lettere che scrive
per altri, dice parole d’amore per bocca di altri, si innamora delle loro
donne, gli piange il cuore ad ogni abbandono, e una delle donne che si
rivolgono allo scrivano è la madre della “suicida o l’attrice” che appare in
un’altra storia. Un tempo Su Yun faceva l’attrice, ma i cambiamenti portati da
Deng hanno eliminato le eroine rivoluzionarie e lei decide di uccidersi in
un’ultima gloriosa rappresentazione. Si farà sbranare da una tigre, l’animale
trasformato in metafora da Mao a cui viene paragonata pure la moglie tiranna –in
un’altra gustosa e significativa vicenda- dell’uomo umiliato che si rivendica
poi su altre donne. Un cenno ad un altro personaggio ancora: l’uomo che cerca
ripetutamente di abbandonare la figlia handicappata per avere il permesso di
avere un terzo figlio, vittima dolente
di una politica demografica che è giusta solo sulla carta.
Quello che Ma Jian rappresenta in questo romanzo singolare, ironico,
comico e drammatico, è un paese impreparato ai cambiamenti subitanei (“ Noi
siamo i primi sacrificati sull’altare delle Riforme e dell’Apertura.”), incapace
di dimenticare il tragico e recente passato, che guarda all’esterno ma non ha i
mezzi per capire o apprezzare il valore della cultura straniera: “Come può una
società resa inerte da un governo totalitario trovare la sua strada nella vita
moderna?”, che deve fare ancora un lungo percorso. Quanto al successo futuro- è
su tutti i giornali.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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