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incroci di civiltà
Voci da mondi diversi. Asia
Kader Abdolah, “Il re”
Ed. Iperborea, trad. Elisabetta
Svaluto Moreolo, pagg. 467, Euro 18,50
“Per
mille anni nelle case da tè persiane sono risonate le gesta degli antichi re. I
cantastorie giocavano con le date e davano libero corso alla fantasia per far
rivivere i racconti con toni forti e colori vivaci. Spostavano i fatti nel
tempo, tralasciavano qua e là qualche episodio e talvolta ne aggiungevano
altri.”
In queste parole di introduzione
al suo nuovo romanzo, “Il re”, lo scrittore iraniano Kader Abdolah, rifugiato
politico in Olanda dal 1988, anticipa la sua intenzione: sarà il cantastorie
del secolo XXI, riporterà in vita il passato perché nessun frammento vada
perso, mescolerà fatti e finzione, si concederà qualche licenza, maneggerà il
tempo, ci incanterà con il suo racconto. Se non lo facesse, verrebbe meno a un
dovere, la sua fuoriuscita dall’Iran sarebbe un tradimento nei confronti dei
compagni di lotta che hanno perso la vita e della patria che ha perso la
libertà. Ed è così che Kader Abdolah sceglie di raccontarci del regno dello
scià Naser alla fine dell’800 in una Persia che si trova al centro del Grande
Gioco tra Russia, Francia e Inghilterra- un parallelo voluto con l’Iran di fine
millennio?
L’inizio, “C’era una volta un principe persiano
che un giorno, diventato re, visitò Parigi”, stabilisce il tono favolistico da
“Mille e una notte”, accentuato subito da uno dei dettagli che più colpiscono
l’immaginario: il principe Naser (che aveva trecentosettantaquattro fratelli
perché suo padre aveva avuto milleduecentotrentacinque mogli) aveva soltanto duecentotrenta concubine. E
tuttavia considerava come unico legittimo discendente la figlia avuta dalla
prima moglie: i maschi avuti dalle concubine non valevano nulla, solo un figlio
maschio dell’adorata figlia avrebbe potuto succedergli.
Accanto allo scià
prendono vita un’infinità di altri personaggi- primi fra tutti quelli che gli
sono più vicino e che si contendono il suo ascolto, la madre Madholia, il gran
visir Mirza Kabir (trisavolo dello scrittore) e il consigliere spirituale dello
scià, Sheikh Aghasi. E’ una lotta per il potere in due cerchi concentrici,
quella che si svolge accanto allo scià. Perché i consigli di Mirza Kabir (di
gran lunga il più intelligente, colto e lungimirante dei quattro, l’unico che
ha viaggiato all’estero e vede con occhi realistici il divario tra Persia ed
Europa) sono diametralmente opposti a quelli di Madholia o del timido Sheikh
Aghasi. I problemi della Persia sono tanti: l’Afghanistan e il possesso di
Herat, città contesa tra Russia e Inghilterra, i confini con l’India da cui si
affacciano con prepotenza gli inglesi che mirano ai giacimenti di petrolio
sulle coste del golfo Persico, l’arretratezza del paese del tutto privo di
infrastrutture, l’analfabetismo quasi totale della popolazione- solo pochi,
delle migliori famiglie, sono stati mandati a studiare all’estero perché
possano spingere il paese verso il futuro al loro ritorno. E però vengono
considerati pericolosi, proprio per le loro idee innovative. Perché parlano di
parlamento, di costituzione, di un minor potere centrale.
lo scià Naser |
Nel cerchio più esterno sono le
grandi potenze ad ingaggiare una lotta per infiltrarsi in Persia, approfittando
della cecità politica dello scià, della sua ignoranza del progresso che ha preso
la rincorsa fuori dei suoi confini, della sua avidità di denaro. Lo scià si lascia
comprare facilmente. Non capisce che cosa possa significare per il paese
l’introduzione del telegrafo, di una linea ferroviaria, della costruzione di
scuole e ospedali. E’ rimasto alla montagna di gemme che è il tesoro più grande
per lui, alle monete d’oro da elargire come dono regale. Si accontenta, come un
bambino, del regalo di uno scivolo (uno scivolo!) per far divertire le donne dell’harem,
in cambio di concessioni di ben altra portata fatte alle potenze straniere. E
naturalmente pensa di avere il diritto di decidere della vita e della morte dei
suoi sudditi- il primo ad essere eliminato è Mirza Kabir, troppo autonomo per
non essere considerato un rivale. Solo con la rivoluzione del 1906 la Persia
entrerà nella modernità.
La capacità affabulatoria di Kader Abdolah
è straordinaria. Ci fa viaggiare per tutta la Persia, ci fa sbirciare dietro le
porte dell’harem, ammirare lo scintillio di favolosi gioielli, annusare spezie-
e poi paragonare tutto con la cultura a cui apparteniamo noi occidentali,
perché possiamo comprendere meglio le distanze da superare e le differenze da
valorizzare.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
lo scrittore Kader Abdolah
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