Casa Nostra. Qui Italia
seconda guerra mondiale
Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis, “Comandante”
Ed.
Bompiani, pagg. 160, Euro 16,00
Non accade spesso che prima si giri un
film e dopo venga scritto un libro sulla vicenda del film, che prima si scriva
una sceneggiatura e dopo di questa il romanzo. È quello che è successo per
“Comandante”, il film diretto dal regista Edoardo De Angelis con Pierfrancesco
Favino nel ruolo di protagonista che uscirà nelle sale nella seconda metà di
quest’anno. In una breve introduzione Sandro Veronesi racconta come è nato
questo libro scritto a quattro mani e ispirato alla figura di un uomo eroico
veramente esistito.
Lo aveva nominato l’Ammiraglio Pettorino, Comandante della Guardia costiera, in un discorso fatto nella tragica estate del 2018 quando un’ondata xenofoba si era rovesciata sull’Italia e alla Guardia costiera si era impedito di salvare i migranti che annegavano. L’Ammiraglio Pettorino aveva ricordato la luminosa figura del Comandante Salvatore Todaro che nel 1940 aveva disatteso gli ordini dell’Ammiraglio tedesco Karl Dönitz salvando l’equipaggio della nave belga affondata dal suo sottomarino nell’oceano Atlantico. Salvatore Todaro si era preso tutta la responsabilità di quanto aveva fatto e, alla richiesta di una spiegazione, aveva risposto, “Perché noi siamo marinai, marinai italiani, abbiamo duemila anni di civiltà e noi queste cose le facciamo.” Perché la guerra è la guerra, ma il mare è il mare, e un uomo in mare non è più un nemico ma un naufrago. Il mare ha la sua legge e la sua morale.
Chi era questo Salvatore Todaro, personaggio da “Cuore” di De Amicis? Ad inizio di questo romanzo corale, ricco di voci e di persone, ce ne parla la moglie. Da lei sappiamo che il marito era stato gravemente ferito durante un’esercitazione da cui era uscito con danni irreversibili alla spina dorsale- il suo torace era imprigionato in un busto di ferro. Immaginate: era nato nel 1908, aveva 32 anni all’epoca dei fatti, sarebbe morto due anni dopo al largo di Tunisi durante il bombardamento aereo che colpì la nave su cui era imbarcato. 32 anni e dolori costanti alla schiena, non era il giovane sprezzante del pericolo perché ancora convinto di essere invincibile. Aveva una maturità, una capacità di prendere decisioni e assumersene le responsabilità che ci appare impensabile per i suoi coetanei di oggi.
Salvatore, nomen omen. Il sommergibile di Todaro era passato attraverso le
forche caudine dello stretto di Gibilterra e navigava nell’Atlantico. Si era
profilata all’orizzonte la forma di una nave mercantile che viaggiava al buio,
scortata da una nave inglese. È una nave belga, di un paese neutrale, perché ha
tutte le luci spente? Cannoneggiano loro per primi. Il sottomarino di Todaro
affonda la nave. È a questo punto che Todaro diventa un eroe. Per l’ordine di
tirare a bordo i naufraghi, e poi quello di trainarli sulle scialuppe fino alle
isole Azzorre, sfidando il pericolo di incontrare una nave nemica (come
avviene) senza potersi inabissare.
Pensiamo ai versi di Walt Whitman, “o Capitano, mio Capitano”, mentre, uno dopo l’altro, prendono la parola il marconista, l’aiutante di bordo dal volto sfigurato per un incidente che lo affratella al Comandante, il motorista-corallaro, il triestino che ha con sé il suo violino, il cambusiere, le donne che sono rimaste a terra ad aspettarli, un microcosmo che parla dialetti diversi incomprensibili tra di loro. Una cosa li accomuna, su una cosa si intendono tutti- il rispetto e l’ammirazione per lui, il Comandante, la loro piena fiducia nelle sue decisioni anche se non le capiscono del tutto, anche se forse non le condividono. Perché risparmiare la vita a chi, anche ora, anche adesso che la loro presenza sul sottomarino mette a rischio la vita di tutti, tende loro un agguato, comportandosi da nemico?
Regista e scrittore riescono perfettamente,
pur nell’economia delle pagine, a renderci la personalità distinta dei vari
militari. Riconosciamo le loro voci, ricostruiamo, pezzo dopo pezzo, la storia
di ognuno di loro E quella del loro Comandante, il protagonista assoluto.
Da leggere. Perché siamo italiani. Per
ricordarci che ci sono dei valori e delle leggi che superano la contingenza del
momento, che siamo uomini.
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