Vento del Nord
cento sfumature di giallo
Jørn Lier Horst, “Corpi dimenticati”
Ed.
Rizzoli, trad. Eva Valvo, pagg. 391, Euro 20,00
Questo romanzo è un thriller, lo dice il
sottotitolo, “La nuova indagine
dell’ispettore William Wisting”, e però soffermiamoci un attimo sul
titolo (diverso in originale e anche
quello con un significato interessante che si chiarisce leggendo il romanzo):
“Corpi dimenticati”. Quanta tristezza in queste due parole. Allude a persone
che sono diventate solo dei corpi, dei cadaveri, e sono anche state
dimenticate, perché mai ritrovate, abbandonate in una impropria sepoltura. È un
titolo che anticipa il tema del libro che va al di là del filone giallo- la
tristezza della solitudine, e essere soli (come dice un personaggio) è non
sentire la mancanza di nessuno. Così come nessuno sente la tua mancanza.
A Larvik, cento chilometri a sud di Oslo, Viggo Hansen, sessantun anni, viene trovato morto nel salotto di casa sua. Seduto in poltrona, con il televisore acceso. Ancora acceso dopo quattro mesi. Perché Viggo Hansen è morto da quattro mesi e nessuno se ne accorto, nessuno si è insospettito. Sembra morto per cause naturali, il caso è chiuso senza neppure essere aperto.
Line Wisting, giornalista e figlia dell’ispettore
Wisting, vuole scrivere un articolo su questa morte che l’ha colpita, perché la
casa di Viggo è nella stessa strada in cui si trova la casa di suo padre,
quella in cui lei stessa ha abitato prima di trasferirsi a Oslo. Ricorda
benissimo Viggo, di come i bambini avessero paura di lui che era solito uscire
solo di sera. Ne vuole scrivere perché fra poco sarà Natale, luminarie e alberi
di Natale in giro, musichette che invitano alla bontà, e un uomo è morto senza
che nessuno lo sapesse. Che tipo di società è diventata, la nostra?
Line torna a Larvik e intanto un altro
cadavere viene ritrovato, appoggiato ad un abete in un bosco dove si vanno a
tagliare gli alberi di Natale. Anche questo non è un morto recente, deve essere
lì dall’estate. È, anzi, era un professore americano e si era messo sulle
tracce di un serial killer ricercato dall’FBI che aveva già ucciso un buon
numero di ragazze (tutte bionde) in America prima di spostarsi in Norvegia da
dove venivano i suoi antenati. Quanti casi c’erano stati di ragazze scomparse
in Norvegia? Tutte bionde, tutte ‘raccolte’ su un’autostrada?
Uomini dell’FBI arrivano dall’America per collaborare con William Wisting nella ricerca di questo pericoloso assassino che sembra si sia impossessato dell’identità di un norvegese e che- come aveva scoperto il professore ucciso-ha l’abitudine di sbarazzarsi delle sue vittime gettandole in un pozzo.
In un freddo glaciale, con le temperature
che precipitano sotto zero, in un paesaggio che diventa la metafora della
freddezza del cuore, del disinteresse verso i propri simili, si svolgono due
ricerche parallele, quella della giornalista Line e di suo padre, l’ispettore
Wisting. Quando l’assassino è un serial killer, la paura serpeggia nelle pagine
e, quando l’ispettore protagonista ha una figlia che scava in un passato che la
porta troppo vicino all’assassino, sappiamo
che la sua vita sarà in pericolo.
Il thriller di Jørn Lier Horst termina con
un ritorno alla normalità: il reportage di Line Wisting viene pubblicato il 27
di dicembre, lei è tornata a Oslo, suo padre è rimasto da solo in casa.
Continua a nevicare, i fiocchi di neve creano un muro grigio tra William
Wisting e il mondo esterno. Lui guarda dalla finestra la casa vuota dove aveva
abitato Viggo Hansen, si siede in poltrona e sembra ripetere le piccole azioni
dell’uomo dimenticato da tutti- guarda la guida Tv, si sintonizza con un canale
che trasmette un film su un ragazzino rimasto solo in casa e si addormenta. Fuori
si era alzato un vento forte che spazzava via ogni impronta dalla neve.
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