sabato 21 gennaio 2023

Marzio Mian, “Guerra bianca. Sul fronte artico del conflitto mondiale” ed. 2022

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                    reportage
                 saggio

Marzio Mian, “Guerra bianca. Sul fronte artico del conflitto mondiale

Ed. Neri Pozza, pagg. 297, Euro 19,00

 

    Il Grande Nord. Il Polo. I ghiacci perenni. L’impresa di Nobile con il suo dirigibile. Le due navi Terror e Erebus che svanirono nel 1845 con 129 uomini a bordo mentre cercavano il Passaggio a Nord-Ovest. L’orso polare.

È tutto questo che la parola Artico ci evoca. Un paesaggio mitico, di un biancore abbagliante, l’ultima frontiera, una sfida.

È tutto questo che sta scomparendo, che è già in parte scomparso. L’innegabile cambiamento climatico ha causato lo scioglimento dei ghiacciai e di conseguenza l’apertura di una nuova rotta, la Northern Sea Route, dal mare di Barents al mare di Bering, che fa risparmiare tempo e che, soprattutto, è aperta ormai per tutto l’anno o quasi.


    Ma- di chi è la zona del Mar Glaciale Artico? Nessuno aveva avanzato rivendicazioni che parevano inutili in passato. Come ci si poteva aspettare, è la Russia afferma la sua sovranità, con le migliaia di chilometri di terre che si affacciano sull’Artico. Nelle parole di Putin: “Spaccheremo i denti a chiunque pensi di sfidare la nostra sovranità. L’America sappia che non c’è Russia senza Artico e non c’è Artico senza Russia.”

Adesso la Russia sta combattendo in Ucraina. E dopo?

    Marzio Mian (di lui lo scorso anno abbiamo letto “Maledetta Sarajevo”) ha fondato con altri giornalisti internazionali la società non profit The Arctic Times Project che documenta le conseguenze del cambiamento climatico nella regione artica e in questo libro, “Guerra bianca”- un documentatissimo reportage costruito su testimonianze, fatti e numeri- esamina la questione artica da più angolazioni.

    A che punto siamo, prima di tutto- in quali porti la Russia stia allestendo la sua flotta di sottomarini, navi e navi rompighiaccio e quali siano le prospettive. Perché sembra certo che il prossimo conflitto si giocherà nell’Artico e per l’Artico.


È il grande paradosso di questa situazione- “la regione che paga il prezzo più alto del mondo dell’effetto del cambiamento climatico è anche quella che, per le stesse ragioni, offre le più grandi opportunità di conquista e di potere”. Se c’è una possibilità di continuare a vivere secondo gli standard a cui ci siamo abituati, è proprio grazie alle risorse dell’Artico. Basta guardare i numeri: nell’Artico ci sono il 40% delle riserve mondiali di combustibile fossile, il 30% delle risorse naturali, terre rare per 3 trilioni di dollari, 500 miliardi di pesce all’anno.

     Alla voce ‘pesce’ si collega l’altro punto di vista del libro di Marzio Mian- altre cifre che esprimono la preoccupazione per la fauna marina, con il riscaldamento delle acque che spinge a Nord pesci che si aggiravano ad altre latitudini innescando reazioni a catena, sia nel mondo animale, sia in quello degli uomini che hanno sempre vissuto di pesca.

   Volgendo infine lo sguardo verso Est, la nostra attenzione viene focalizzata su Groenlandia e Canada e ci rendiamo conto di quanto le informazioni possano essere manipolate in una direzione piuttosto che in un’altra. Da anni ormai abbiamo ascoltato il ‘mea culpa’ dei paesi colonizzatori europei. Ma la Danimarca ha mai riconosciuto il massacro psicologico effettuato in Groenlandia dove alle popolazioni indigene hanno tolto la lingua, la religione animista, bandendo gli sciamani, costringendo tutti a vivere in un mondo separato dove era impossibile aspirare ad un miglioramento sociale? Per non parlare del programma segreto degli anni ‘60-‘70 (del secolo scorso, si badi bene) per un controllo delle nascite impiantando la spirale a migliaia di donne e ragazzine inuit?


    E il Canada che si ammanta di un’aura utopica? nel nord del Canada, dove sopravvivere è un’impresa anche per le foche,  durante gli anni della Guerra Fredda, per garantire la sovranità dei territori inabitati, sono state deportate centinaia di famiglia da 2000 km a sud, separando figli da genitori, mariti dalle mogli- la peggiore violazione dei diritti umani nella storia del Canada. Non solo. Morirono a centinaia perché non sapevano cacciare a -50°. Morirono anche 20.000 husky, uccisi per impedire ai ‘coloni’ di fuggire.

    “Guerra bianca” è un libro che ci apre gli occhi, che ci obbliga a vedere quello che non vorremmo vedere, quello che molti si ostinano a negare. Un libro scomodo, forse, scritto con un piglio brillante che rende la narrazione agevole, mai noiosa, neppure quando snocciola dati. Un libro raggelante, in ogni senso e non solo perché parla dell’Artico.

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