cento sfumature di giallo
Petros Markaris, “Il tempo dell’ipocrisia”
Ed. La nave di Teseo, trad. Andrea Di
Gregorio, pagg. 353, Euro 18,00
Un’autobomba nel parcheggio di un grande albergo di Atene. L’uomo che
resta ucciso dentro l’automobile era il ricco proprietario di una catena di
alberghi. Era anche un uomo generoso: aveva creato un fondo per assegnare borse
di studio ai giovani di famiglie non abbienti che volevano intraprendere la
carriera alberghiera.
Un’altra autobomba. Questa volta la vittima è il direttore del Servizio
Statistico Nazionale.
Altri tre morti, di cui solo uno è greco, in un incidente fabbricato
apposta: l’auto con i tre passeggeri precipita in mare.
E un ultimo morto ‘per sbaglio’. Non avrebbe dovuto esserci lui al
volante dell’auto che è esplosa.
È tutto strano, in questa serie di uccisioni. Ad iniziare dalle vittime
che, in apparenza, sono integerrime.
Proseguendo con la rivendicazione da parte di un fantomatico Esercito degli
Idioti Nazionali (chi mai può firmarsi così?) e la mancanza di una spiegazione.
Gli ‘idioti’ sfidano la polizia a scoprire perché quelle persone dovessero
essere giustiziate e si congratulano quando, scava, scava, salta fuori la mala
condotta che giustifica la crociata all’insegna di ‘morte all’ipocrisia’.
Perché l’economia della Grecia ha toccato il fondo, la disoccupazione è
altissima, nel numero degli occupati si annovera anche chi guadagna 300 euro al
mese- una beffa, una famiglia non può certo vivere con quella cifra, e neppure
una persona sola ce la fa. Il divario tra i molto ricchi e i molto poveri è
sempre più grande e, guarda caso, i molto ricchi, come il manager degli
alberghi, non pagano le tasse- le loro aziende hanno quasi sempre sede in
qualcuno dei paradisi fiscali, come le isole Cayman.
Lo sappiamo, quello che interessa Petros Markaris, scrivendo un romanzo,
è scoperchiare il vaso di Pandora, rendere visibili i mali della Grecia,
camuffare- sotto la forma di romanzo poliziesco con l’amabile personaggio del
commissario Kosta Charitos- una tematica molto seria che riguarda la situazione
sociale-economica-politica del suo paese. Ed è quello che fa ne “Il tempo
dell’ipocrisia”. Non ci si deve mai aspettare, nei libri di Markaris, una trama
complicata e neppure brividi di orrore. Non ci sono descrizioni di cadaveri
straziati- non c’è il gusto morboso per il sangue. L’interesse di Markaris- e
il nostro che leggiamo il suo romanzo- è altrove. Nella denuncia di una
situazione in cui riconosciamo la nostra, tanto che non possiamo fare a meno di
schierarci con ‘gli idioti della nazione’, come d’altra parte fa lo stesso
Kosta che sa perfettamente che i colpevoli devono essere arrestati e puniti pur
sentendosi solidale nei loro confronti.
C’è un’altra trama minore, ne “Il tempo dell’ipocrisia”, una trama di
vita famigliare che rende più lieve la difficoltà dei tempi: è nato il nipotino
di Kosta, tutti perdono la testa per lui, il nostro commissario per primo che,
a fine libro, è anche gratificato da una promozione. E tuttavia le pagine in
cui tutti sono in adorazione del neonato, la moglie di Kosta cucina le sue
famose melanzane, Kosta tremebondo prende in braccio il piccolo, le discussioni
sul nome del bambino, finiscono per essere un poco stucchevoli e per stancarci,
le salteremmo volentieri a pie’ pari per tornare ai capitoli delle brave
persone normali che si sono trasformati in assassini per vendicare l’ingiustizia
del nostro mondo.
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