Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
Natasha Solomons, “Casa Tyneford”
Ed. Neri Pozza, trad. Stefano
Bortolussi, pagg. 409, Euro 18,00
Tyneford House. Quante volte ho
ricordato la magia delle case inglesi. Quante volte ho elencato i nomi delle
case dei romanzi che ho molto amato, incluso quello di Downton Abbey che non
‘vive’ in un romanzo ma in una famosa serie televisiva scritta da Julian
Fellowes. Quante volte ho citato le parole sognanti e nostalgiche all’inizio di
“Rebecca” di Daphne Du Maurier- Last
night I dreamt I went to Manderley again-, un libro letto e riletto: 1961,
dice la data d’acquisto che ho scritto in prima pagina.
Quando chiudo gli occhi, vedo Tyneford House, è la frase di apertura del romanzo di Natasha
Solomons (già pubblicato da Frassinelli nel 2011 con il titolo, molto meno
evocativo, de “La fidanzata inopportuna”), ed è chiaro che è un omaggio alla
scrittrice che ambientò la maggior parte dei suoi libri nel paesaggio della
Cornovaglia, così simile a quello del Dorset dove si trova Tyneford House. Che
peraltro è una ‘vera’ casa, in un ‘vero’ villaggio, quello di Tyneham che è
diventato un ‘villaggio fantasma’ in seguito agli avvenimenti che tessono la
trama di “Casa Tyneford”, così come la storia della protagonista, Elise Landau,
trae spunto da quella della zia della stessa Natasha Solomons.
È il 1938. La famiglia Landau di Vienna non chiude gli occhi davanti
alla realtà. Hitler ha appena dichiarato l’Anschluss dell’Austria alla
Germania. Sono già iniziate le discriminazioni nei confronti degli ebrei. Julian
Landau è uno scrittore famoso, così come sua moglie Anna è una nota cantante:
il Metropolitan avrebbe fatto avere i visti di uscita ad entrambi se Anna
avesse cantato a New York. Anche la figlia Margot, musicista, partirà, a
seguito del marito che insegnerà all’Università di Berkeley. Per far emigrare
la diciannovenne Elise, il ‘brutto anatroccolo’ di casa, bruna vicino alle
bellezze bionde di madre e sorella e senza nessuna inclinazione musicale, si
mette un’inserzione sul Times in
cui Elise si offre come domestica.
“Parlo inglese fluidificato e cucinerò la vostra oca”, recita il buffo annuncio
che però cattura l’attenzione di Mr. Rivers di Tyneford House. Elise parte,
controvoglia, con la promessa che certamente i genitori le faranno avere il
visto per l’America una volta che saranno là, che certamente lei li
raggiungerà. Parte con un manuale di istruzioni per la donna di casa, con la
collana di perle della mamma, con la viola che il padre le affida: nascosto
all’interno dello strumento musicale c’è il suo ultimo romanzo non ancora pubblicato.
C’è molto di prevedibile e scontato nel
seguito della trama di “Casa Tyneford”. Un padrone di casa poco più che
quarantenne, vedovo, che ci ricorda il Mr. Rochester di “Jane Eyre”, senza la
moglie pazza ma vedovo come Maxim de Winter di “Rebecca” (nessun omicidio,
però), un figlio ventenne di cui tutte le ragazze si innamorano (può fare
eccezione, Elise?), la gelosia e la cattiveria delle giovani nobildonne che ci
fanno pensare alle rivali di Elizabeth Bennet in “Orgoglio e pregiudizio”, una
festa da ballo in cui l’abbigliamento di Elise fa scandalo anche se per motivi
diversi dalla famosa scena in “Rebecca”. Prevedibile e scontato anche il
finale, con una frase che ne riecheggia un’altra famosissima del romanzo di
Charlotte Bronte.
C’è la guerra, però. E c’è la
splendida ambientazione nel Dorset. La guerra vista da questo angolo defilato
di Inghilterra dove le notizie arrivano come attutite dal fragore del mare
sugli scogli- la notte dei cristalli, i libri di Julian bruciati, la sconfitta
di Dunkerque e l’eroica operazione di salvataggio messa in atto dalle
imbarcazioni dei civili a cui prendono parte padre e figlio Rivers. Finché la
guerra arriva anche in Dorset, un aereo tedesco vola basso e mitraglia
all’impazzata, un altro aereo precipita. E per controparte la totale mancanza
di notizie, il silenzio assoluto che non lascia presagire niente di buono da
parte dei genitori di Elise. La morte di una casa non è paragonabile a quella
delle persone, ne è però il simbolo.
Un libro che si legge di un fiato, e le donne lettrici perdoneranno alla
scrittrice le sbavature romantiche e la pennellata rosa sulla tragedia della
Storia.
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