Voci da mondi diversi. Canada
il libro ritrovato
Helen Humphreys, “La
verità, soltanto la verità”
Ed. Playground, trad. Carlotta Scarlata, pagg.238, Euro
16,00
Parigi 1830. Il marito, la moglie, l’amante. Hanno nomi famosi: Victor
Hugo, Adèle Hugo, Charles Sainte-Beuve. Il poeta e romanziere così narcisista
da vedere una H nelle torri della cattedrale di Notre Dame, la moglie stanca di
fare figli (ne hanno già quattro), il poeta e critico letterario che è
diventato loro amico quando ha scritto
che Victor Hugo era un genio.
Dal 1830 al 1870: la scrittrice
canadese Helen Humphreys segue negli anni questa insolita storia d’amore,
regalandoci un libro- ancora una volta- bellissimo. Delicato, gentile, poetico,
raffinato. Dando voce, alternativamente, a Sainte-Beuve, ad Adèle e alla figlia
più piccola degli Hugo, Adèle come la mamma, Dédé per la famiglia, la cui
storia (che occupa la parte finale del romanzo) conosciamo dal film di Truffaut
con Isabelle Adjani, “Adèle H.”. Un amore insolito, quello tra Sainte-Beuve e
Adèle Hugo, e il titolo originale, “The Reinvention of Love”, ci suggerisce
qualcosa, incuriosendoci su che cosa significhi ‘riinventare’ l’amore.
L’amore deve essere riinventato quando non
segue il tracciato usuale. Quando è, ad esempio, tra due persone dello stesso
sesso. Oppure quando è solo uno dei due che ama (sarà il caso di Dédé che
insegue al di là dell’Atlantico un uomo che solo nelle sue fantasticherie è
innamorato di lei). Oppure quando, come nel caso di Sainte-Beuve, un’anomalia
fisica gli impedisce di unirsi carnalmente alla donna che ama. Eppure, possiamo
dubitare che sia amore, il sentimento, la passione che lega Charles
Sainte-Beuve alla moglie dell’amico? Anche se, alla fin fine, non si tratta del
solito triangolo, piuttosto un quartetto: Victor, Adèle, Charles e Charlotte (come
Charles ama chiamare l’altro sé, quello che si nasconde sotto gli abiti della
madre approfittando di quella che lui chiama la sua bruttezza e che forse è
solo una imprecisione di lineamenti).
La delicatezza della narrativa di Helen
Humphreys è nel modo gentile in cui sia Sainte-Beuve sia Adèle ci fanno capire
come la loro riinvenzione dell’amore possa soddisfarli anche fisicamente, come
si completino l’un l’altro- Adèle trovando in lui un uomo che non prevarica,
che non si impone su di lei, Sainte-Beuve sentendosi, per la prima volta,
apprezzato per come è e non umiliato.
Sainte-Beuve |
Tuttavia, nonostante il romanzo sia sulla loro storia d’amore, a tratti
abbiamo l’impressione che il vero protagonista sia Victor Hugo, gigante delle
lettere e della vita famigliare, l’uomo intorno a cui deve girare tutto il
mondo, che si prende un’amante non appena sa del tradimento della moglie, che
obbliga i figli a seguirlo nell’esilio delle isole della Manica senza curarsi
della loro infelicità, della loro mancata realizzazione, senza vedere il
pericolo dell’ossessione amorosa di Dédé, che sarà lui stesso a far rinchiudere
in un manicomio (era veramente necessario?). E la riinvenzione dell’amore
potrebbe anche capovolgere quello che in genere si intende per amore: se Adèle non
fosse rimasta accanto al marito per timore di ferire i figli, forse i suoi
figli avrebbero avuto una vita più felice, di certo più autonoma.
Victor Hugo |
La storia che Helen Humphreys ci racconta è
appassionante anche perché vera. La scrittrice aggiunge, di suo, la chiave di
lettura di questo amore, l’inquadrare la figura prepotentemente maschile di
Victor Hugo in un ruolo ampiamente diffuso e troppo spesso dato per scontato
per cui è l’uomo a dettare le leggi, sia dei rapporti intimi sia di quelli che
coinvolgono famiglia e amici. E allora la storia di Charles e Adèle, così come
quella dell’infelice Dédé, sono storie di ribellioni e di sfide. Che hanno il
loro prezzo.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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