Voci da mondi diversi. Canada
il libro ritrovato
Helen Humphreys,
“Coventry”
Ed. Playground, trad. Carlotta Scarlata,
pagg. 154, Euro 13,00
La storia della seconda guerra mondiale è una storia di bombardamenti a
tappeto, in una sequenza temporale dagli effetti sempre più tragicamente
mortali. Spagna, Guernica, 26 aprile 1937: durante la guerra civile che fu
l’atto preparatorio per la guerra in Europa. Inghilterra, Coventry, 14 novembre
1940: furono sganciate 500 tonnellate di bombe e 30.000 spezzoni incendiari.
Germania, Dresda, 14 e 15 febbraio 1945: 1478 tonnellate di bombe solo il primo
giorno. Giappone, Hiroshima, 6 agosto 1945: la prima bomba atomica che mise
fine alla guerra.
Il tema della seconda guerra mondiale non è
nuovo a Helen Humphreys, scrittrice e poetessa canadese. La guerra, la tensione
e la paura, lo spiare il cielo in attesa di aerei nemici, l’euforia dell’azione
e poi il confronto brutale con la realtà della perdita e della morte erano già
comparsi nel suo straordinario romanzo “Il giardino perduto” in cui il giardino,
nascosto, ritrovato, interpretato attraverso i suoi fiori, era una metafora
d’amore e pace. “Il giardino perduto” si svolgeva in un luogo idilliaco lontano
dalle città- ci si poteva quasi illudere che non ci fosse nessuna guerra. In
“Coventry” la guerra è lì, subito, con Harriet che, nella fredda notte di luna
piena del 14 novembre 1940, sale sul tetto della cattedrale in sostituzione del
suo vicino di casa che fa parte della schiera di guardie antincendio. Harriet
fa in tempo ad ammirare la vista spettacolare da quell’altezza quando avvista
anche la macchia arancione del fuoco all’orizzonte: le fabbriche di Coventry,
appena fuori dalla città, sono state le prime ad essere colpite.
Il romanzo della Humphreys- una notte di fuoco a Coventry- ha tre
personaggi principali e ne segue i passi in quella notte. Harriet è una donna
sola: aveva diciotto anni nel 1914, quando l’altra guerra era iniziata. Anche
suo marito aveva diciotto anni; erano sposati da due mesi quando lui si era
arruolato ed era stato mandato in Francia. Due mesi dopo era arrivato il
telegramma: disperso. Anche Jeremy, il giovane poco più che ventenne che
Harriet incontra mentre tutti stanno cercando disperatamente un rifugio nella
città sotto attacco, fa parte della squadra antincendio sul tetto della
cattedrale: non è stato arruolato perché daltonico. Maeve, sua madre, si
trovava in un pub e passava il tempo disegnando, quando era suonato l’allarme:
per uno di quei strani casi della vita aveva già incontrato brevemente Harriet
nel 1914, erano salite insieme su uno dei primi autobus a due piani di Londra.
Non si conosce se stessi e non si conoscono gli altri fino al momento di
estremo pericolo. Fino a quando si cammina sul filo teso tra vita e morte e non
si è soli, non si può badare solo a se stessi, bisogna decidere che cosa sia
giusto fare, che cosa sia più importante fare- se per se stessi prima di tutto,
o per gli altri. Jeremy non ha dubbi, nella sua generosa giovinezza. E’ un
duplicato di Owen, il marito di Harriet, con una maggiore consapevolezza, però.
Owen non sapeva che cosa lo aspettava, Jeremy lo sa. E trascina con sé Harriet
in un percorso attraverso la città sventrata in cui solo la pietas può offrire
ancora qualche speranza ad una umanità colpita a morte. Maeve pensa unicamente
a suo figlio, cerca soltanto lui.
La narrativa della Humphreys è stranamente
poetica nella sua concisione. Si concentra sugli orrori della notte del 14
novembre concedendosi un flashback al 1914 (Owen che parte baldanzoso), al 1919
(il pellegrinaggio di Harriet a Ypres rasa al suolo) e un balzo nel futuro, nel
1962, quando viene inaugurata la nuova cattedrale di Coventry con fasci di luce
che si tinge di blu attraverso le vetrate moderne. Termina con un flash su
Maeve che si è rifugiata nelle isole Aran. Quale luogo migliore di queste isole
mai toccate dalla guerra, via dalla pazza folla, sospese tra cielo e oceano?
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Nessun commento:
Posta un commento