Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
il libro ritrovato
Elizabeth Strout, “Resta con me”
Ed. Fazi, trad. Silvia Castoldi,
pagg. 368, Euro 18,50
Titolo originale: Abide with Me
E così si sparse la voce che forse Tyler se la intendeva con la
domestica. Era l’evento più drammatico dopo la morte di Lauren, e per certi
versi anche di più, perché non era del tutto chiaro. Molti liquidarono la
faccenda, dicendo che la bambina “non era a posto con la testa”, e una cosa del
genere era solo stupida e impensabile. Altri non ne erano così sicuri.
Armonia. Serenità. Limpidezza. Pacatezza.
Sono queste le parole che mi vengono in mente se dovessi dire che cosa c’è di
così bello nel romanzo “Resta con me” di Elizabeth Strout. Di certo non c’è
nulla di straordinario nella trama- un pastore della Chiesa Congregazionale,
rimasto vedovo da poco, affronta le maligne dicerie della piccola cittadina di
West Annett, nel Maine, e le difficoltà domestiche del dover tirare su da solo
le sue due bambine. La sua fede è intaccata ma, grazie all’amore che ha saputo
spargere intorno a sé, riesce ad uscire dalla crisi. Eppure c’è qualcosa di
incantatorio nella voce narrante che incomincia prendendo le distanze da quello
che sta per raccontarci, quasi si trattasse di una fiaba: Oh, saranno passati anni ormai, ma una volta un ministro del culto
viveva con la figlioletta in una cittadina del Nord, vicino al Sabbanock River,
lassù dove il fiume è stretto e gli inverni erano particolarmente lunghi.
E’ il 1959, nel pieno della guerra fredda,
la gente teme un attacco nucleare da parte della Russia, chi può si costruisce
un rifugio antiatomico in un’ondata di paura paranoica. Nella piccola città
dove tutti conoscono tutti, dove nulla, neppure un paio di scarpe nuove passa
inosservato, dove fioriscono comitati di ogni genere che favoriscono il
diffondersi dei pettegolezzi, il ministro di culto Tyler Caskey è una figura
luminosa, a sé. Il suo arrivo ha fatto scalpore. Soprattutto la moglie Lauren
ha suscitato la curiosità un poco maligna di tutti i parrocchiani, uomini e
donne. Con i suoi capelli rosso fragola, i vestiti alla moda, le scarpette con
il tacco alto, la franchezza priva di inibizioni delle sue osservazioni, Lauren
è una figura incongruente a fianco di Tyler Caskey. Il diacono Charlie Austin-
schiavo di una forte attrazione sessuale per una donna di Boston- riconosce in Lauren un ‘certo’ tipo di donna
e dice, senza mezzi termini, che Tyler ha sposato ‘una sgualdrina’. Perché che
cosa, se non il sesso, aveva potuto unire un uomo come Tyler che vede Dio in
ogni atomo dell’universo ad una donna che trovava noiose le sue prediche,
piangeva se il marito la invitava a spendere di meno, si faceva beffe della
madre di lui che le suggeriva un comportamento più modesto? E comunque Lauren
muore di tumore, Tyler Caskey è distrutto dal dolore, la bimba più piccola
viene affidata a sua madre, Katherine, di cinque anni, resta con lui. Ma non
parla più, all’asilo si mette a gridare, durante la preghiera ha bisbigliato
‘Odio Dio’. Scandalo.
Si leva come un ronzare di un vespaio
dalla piccola città: l’arte narrativa di Elizabeth Strout è proprio in questo,
nel renderci partecipi della montante congiura ai danni di Tyler tramite un
passaparola- e non c’è nulla che venga modificato e distorto come una diceria
che passa di bocca in bocca. Da una parte c’è Tyler che non teme di affermare
ad alta voce quello in cui crede, che dice che è una cosa terribile essere
lontani da Dio, e che vede Dio nel suo prossimo. Dall’altra ci sono i
parrocchiani che sussurrano, che si servono delle due persone più deboli accanto
a Tyler- la piccola Katherine e la domestica Connie Hatch- per colpirlo, che
forse sono invidiosi di lui e della sua aura, che- in ogni modo- spargono
maldicenze. Distruggendolo. Dando un colpo mortale ad un uomo che aveva già
molto sofferto: come Katherine è diventata muta, così Tyler deve scendere dal
pulpito, improvvisamente incapace di pronunciare il sermone che ha preparato.
Eppure- è questo che è grandioso nel
romanzo della Strout, perfettamente in sintonia con lo spirito del libro- non
ci sono buoni e cattivi a West Annett, non si esprimono giudizi o condanne. In
un gioco di intarsi ogni personaggio si riempie a poco a poco, ogni
comportamento ha una sua qualche giustificazione, ognuno ha una sua infelicità
o un suo dramma o dei ricordi di cui non vuole parlare. Dei flashback rivelano
che anche il matrimonio di Tyler e Lauren non era poi così felice come lui
vorrebbe continuare a credere. Ci sono degli interrogativi sulla colpa-
sull’aborto, sull’eutanasia, sul suicidio- che non trovano risposta, che
continueranno a macerare nelle pieghe dell’anima.
La fine del romanzo è un trionfo
dell’amore. Non l’amore tinteggiato di rosa, ma l’amore cristiano che non è
diretto ad una sola persona, l’amore compassione, l’amore che capisce quello
che qui è rivelato: l’umano troppo umano che fa male. Si cade, ma poi ci si
rialza, se qualcuno ci porge una mano.
Un romanzo imperniato sulla religione, fitto di citazioni prese dai
testi sacri, potrebbe risultare noioso. Peggio, potrebbe infastidire come una
lezione. E invece “Resta con me” è un romanzo consolatorio. Luminoso.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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