cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Carl-Johan Vallgren, “Il bambino ombra”
Ed. Marsilio, trad. Laura
Cangemi, pagg. 336, Euro 18,50
Soldati che non provano paura.
Soldati che uccidono senza riflettere. Evenienza molto rara. Qual è l’esercito
che non sogna qualcosa del genere?
Un primo capitolo di forte impatto, che terrà inchiodato il lettore fino
all’ultima pagina del romanzo di Carl-Johan Vallgren. E’il 1970 e un padre sta
andando a prendere la metropolitana con i suoi due bambini- uno è piccolo ed è
in passeggino, l’altro si tiene con la manina al passeggino del fratello. Ci
sono delle scale da fare, il padre schiaccia il pulsante dell’ascensore, il
bambino più grande chiede se può andare a piedi per le scale. No, da solo, no.
Una donna che era dietro di loro ai tornelli gli propone di salire con lei:
aspetteranno insieme il papà finché non arriva con l’ascensore. Il bambino
scompare, non si saprà più niente di lui. Si chiamava Kristoffer Klingberg,
aveva la pelle scura, il suo fratellino era biondissimo. E i Klingberg avevano
un impero fondato sull’alluminio.
Nel 2012 il caso mai risolto della
scomparsa di Kristoffer torna alla ribalta perché scompare Joel, ‘il fratello
sul passeggino’. E la moglie Angela decide di rivolgersi a Danny Katz che,
secondo il marito, era l’unico uomo di cui lui potesse fidarsi. E’ un
personaggio singolare, il quarantaquattrenne Danny Katz, di certo il più
interessante del libro insieme al procuratore Eva con cui Danny condivide un
lontano passato di droga e furti (erano due adolescenti) e che adesso incrocia
di nuovo il suo cammino. Danny è un ex interprete al ministero degli Esteri, ex
traduttore e programmatore di software alla Difesa, ma è anche un ex
tossicodipendente: come sia stato possibile per lui tirarsi fuori dalla droga e
arrivare ad occupare posizioni così delicate e cruciali è uno dei tanti misteri
che verranno svelati nel romanzo, mentre alla scomparsa di Joel seguono
parecchie morti violente. Forse sono troppi, questi misteri, e forse sono anche
troppo ‘esotici’. In un romanzo che ha il pregio indubbio di essere un page turner ben scritto, un libro che si
divora, la parte della trama che odora di stregoneria e ci porta a Santo
Domingo non è molto convincente, così come non lo sono le motivazioni
dell’assassino. Per “Il bambino ombra” azzarderei una definizione che è un
ossimoro: è un bel brutto romanzo.
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