Voci da mondi diversi. Area germanica
cento sfumature di giallo
Bernhard Schlink- Walter Popp, “Selbs
Justiz”
Ed.
Diogenes, pagg. 294, Euro 11,66
“I
conti del passato”- Ed. Garzanti, trad. U. Gandini, Euro 6,83
Mannheim, Germania. Anni ‘80. Gerhard Selb,
68 anni, Pubblico Ministero negli anni bui del nazismo, si è riinventato come
investigatore privato. Lui stesso ci dice che, quando avrebbe potuto tornare al
suo incarico di una volta come tanti colleghi, non aveva voluto- aveva visto
che cosa aveva scatenato in loro la riabilitazione e ne era rimasto disgustato.
Invece di provare un sentimento di colpa, si sentivano come se avessero subito
un’ingiustizia e la riabilitazione fosse una riparazione loro dovuta.
Il suo vecchio amico Korten, proprietario e
direttore delle Industrie Chimiche Renane, si rivolge a Selb perché uno hacker
è entrato nei computer dell’azienda e sembra prendersi gioco di loro, alterando
la busta paga degli impiegati e modificando gli ordini. Non ci vuole molto a
Selb per capire chi sia il responsabile e la faccenda dovrebbe risolversi non
penalizzando troppo il burlone.
Sennonché questo muore in un incidente d’auto.
La fidanzata non crede affatto che sia stato un incidente. Anche un dipendente
delle Industrie Chimiche muore poco dopo. Era anziano, aveva qualche problema
di cuore, ma, ugualmente, la coincidenza di queste due morti è strana. Quella
che era iniziata come un’indagine da poco, che aveva anche i suoi lati
ridicoli, si trasforma in qualcos’altro di molto più drammatico che fa
resuscitare fantasmi del passato, che popola di incubi le notti di Selb che
dovrà interrogarsi sulla propria colpevolezza, e non solo riguardo alla parte
inconsapevole da lui avuta in una delle morti più recenti.
Questo primo romanzo di una trilogia,
pubblicato per la prima volta nel 1987 e scritto da Bernhard Schlink e Walter
Popp, è qualcosa di diverso da un semplice thriller, ha per protagonista un
personaggio la cui singolarità si annuncia già nel cognome, Selb, che è il Self
inglese, ‘se stesso’, e ci chiediamo se Gerhard Selb non rappresenti il tedesco
medio di ‘quegli’ anni della dittatura hitleriana, quando quasi nessuno era
riuscito a sottrarsi al fascino carismatico dell’omino con i baffetti, anche se
a posteriori pare impossibile. Come dice Selb, ‘però voi siete cresciuti
sapendo quello che noi abbiamo appreso pezzo per pezzo dopo il 1945’. E
tuttavia è anche importante che questo
tedesco medio avesse un incarico di rilievo nell’ambito della giustizia in un
tempo in cui la giustizia fu stravolta, perché, dopo aver relegato per anni in
un angolo della memoria i ricordi di sentenze in cui aveva deciso della vita o
della morte di un uomo, l’improvvisa rivelazione di come fosse stato manipolato,
di come avesse emesso una condanna ingiusta in
più, lo portano ad una decisione estrema di cui si assumerà piena
responsabilità. Gerhard Selb si farà giustizia da solo- lo dice il titolo
originale del libro dalla duplice interpretazione, Selbs Justiz, la giustizia a mo’ di Selb oppure la giustizia fatta
da sé.
E’ impossibile non provare simpatia per
Selb, non più giovane, vedovo che però si guarda in giro per trovare una
compagna e intanto vive con il gatto Turbo, che beve sambuca e mangia in un
ristorante italiano, che addobba l’albero di Natale con scatolette vuote di
sardine. Ci piace il suo umorismo e l’onestà con cui guarda se stesso e il suo
passato, senza farsi sconti. Oppure, invece, sì? Oppure, invece, anche Selb,
come altri personaggi dei romanzi di Schlink, mente a se stesso?
“Selbs
Justiz” è la prova che anche un romanzo di genere può superare i suoi limiti,
può diventare lo stimolo per riconsiderare la propria storia e per cercare di
fare ammenda.
Lo scrittore sarà presente al Festival della Letteratura di Mantova
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