giovedì 9 maggio 2019

Rosa Teruzzi, “Ultimo tango all’Ortica” ed. 2019


                                                                    Casa Nostra. Qui Italia
                                                                  cento sfumature di giallo


Rosa Teruzzi, “Ultimo tango all’Ortica”
Ed. Sonzogno, pagg. 141, Euro 11,90


     Ritornano. Con la primavera e con i fiori ritorna la fioraia del Giambellino con mamma e figlia. Libera che assomiglia a Joanne Moore, la stravagante madre Iole e la figlia Vittoria, la poliziotta sempre un poco imbronciata (chi, però, non lo sarebbe al suo posto? Non deve essere facile vivere con una nonna costantemente sopra le righe e una mamma velata di malinconia) che si è addolcita ora che è stato risolto il caso dell’assassinio del padre, rimasto un mistero per quasi vent’anni. Prepariamoci ad una lettura distensiva, divertente, con un pizzico di suspense perché sappiamo che Iole e Libera saranno di nuovo sul piede di guerra, alla caccia di qualche criminale. E chissà se, ancora una volta, il loro contributo sarà decisivo, chissà se, tra lo sconcerto e la stizza di Vittoria, arriveranno loro per prime ad una soluzione.
    C’è una balera all’Ortica, nella periferia milanese, dove si balla all’aperto anche in questo insolitamente fresco mese di agosto del 2014. Una donna di una bellezza vistosa balla il tango. Gli occhi degli uomini sono fissi su di lei. Quella notte un uomo viene ucciso nel parcheggio. Conosceva la danzatrice di tango. Ne era innamorato. Era geloso di lei? La sorvegliava? La importunava?

     La trama ‘gialla’ de “L’ultimo tango all’Ortica” è tutta qui. Le indagini setacceranno i conoscenti dell’uomo (la portinaia è una miniera di informazioni- lui era un donnaiolo) e le amiche della danzatrice di tango. E, quando diciamo ‘indagini’, intendiamo sia quelle ufficiali, della polizia, sia quelle delle due dilettanti ficcanaso, Libera e Iole. Perché ad un certo punto viene incriminato il maggiordomo di una cara amica di Iole (ricordate? ‘l’assassino è il maggiordomo’, un tocco di ironia, una strizzata d’occhio come quell’accenno  alla famosa banda dell’Ortica della canzone di Jannacci a cui non possiamo non pensare,  con il suo sfigato ‘palo’ che non vedeva neppure un’autobotte) e questa si rivolge a Libera e Iole: si fida più del loro intuito che della polizia, e lei rivuole il suo maggiordomo che- ne è sicura- è innocente.
     Lo stile di Rosa Teruzzi è inconfondibile. Frizzante, brioso, con il giusto tocco di nostalgia per occasioni perdute, per un passato che non ritorna, con la sua capacità di schizzare con pochi tratti dei personaggi che balzano vivi fuori dalla pagina, di capire i pensieri e i sentimenti delle donne- non amate in famiglia, vittime consenzienti di uomini egoisti che le sfruttano, incapaci di liberarsi.
Forse è per bilanciare tutte queste figure di donne che dipendono sentimentalmente dagli uomini che il personaggio di Iole è così esageratamente sfacciato in tutte le sue scelte, di uomini, di vestiti, di parrucche, di comportamento. Iole ci diverte, Libera ci intenerisce perché vorremmo che fosse felice, Vittoria ci intimorisce perché non è facile leggerle dentro. E comunque la parte di Vittoria è in secondo piano in questo romanzo, così come quella di Gabriele che non appare affatto (e ci dispiace, tanto quanto a Libera), e come quella dei fiori- a Milano non ci si sposa di agosto, gli unici fiori sono nei vasetti depositati al cancello con un messaggio non firmato: è stato Gabriele a lasciarli lì per Libera? O questo è quello che Libera desidera e invece sono il regalo di un altro tenace corteggiatore?
     La nostra lettura è incalzata dalla duplice curiosità di scoprire l’identità dell’assassino e quella dell’uomo che parla con il linguaggio dei fiori. Perché i romanzi di Rosa Teruzzi sono multicolori: c’è del giallo (non molto), del rosa (di varie sfumature, ci pensa Iole ad evitare che sia stucchevole) e infine c’è il tripudio di tutti i colori dei petali dei fiori.

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