domenica 13 gennaio 2019

Shobha Rao, “Il cuore delle ragazze arde più forte” ed. 2018


                                                           Voci  da mondi diversi. India


Shobha Rao, “Il cuore delle ragazze arde più forte”
Ed. Neri Pozza, trad. Federica Oddera, pagg. 350, Euro 18,00


     Poornima e Savitha. Due nomi che significano Luna e Sole. Sono i nomi delle due amiche protagoniste del romanzo di Shobha Rao, scrittrice nata in India ma trasferitasi negli Stati Uniti all’età di sette anni.
   Se è possibile fare un paragone tra estrema povertà, la famiglia di Savitha è ancora più povera di quella di Poornima il cui padre possiede due telai e fa il tessitore di sari. Dopo la morte della moglie il padre di Poornima assume Savitha come lavorante al secondo telaio ed è così che nasce l’amicizia tra le due ragazze, sedici anni una e diciassette l’altra. Un’amicizia che scalda loro il cuore, che gli permette di sopportare la durezza del lavoro, che le getta nella disperazione quando si prospetta un matrimonio combinato per Poornima. Perché forse Poornima andrà a vivere lontano, perché anche se la sua nuova casa fosse vicina, Savitha non avrebbe quelle poche rupie in più per prendere l’autobus.

     Il quadro dell’India rappresentato ne “Il cuore delle ragazze arde più forte” è terrificante. Altro che la Incredible India delle pubblicità per turisti. Anche se il titolo del libro vuole comunicare un messaggio positivo, la frase del padre di Poornima quando la bambina corre il rischio di annegare, ‘è soltanto una femmina’, ci anticipa il significato del romanzo. La nascita di una figlia è una disgrazia in India. Una bocca da sfamare prima, una dote da mettere insieme, poi, se ci si vuole sbarazzare della figlia ‘vendendola’ ad un marito. Se poi la figlia non è particolarmente bella, se ha la pelle scura che non piace a nessuno, se non ha un carattere docile, le trattative per il matrimonio si fanno difficili, il prezzo si alza. Se la sposa, dopo, non resta incinta, è lei certamente quella sterile- iniziano le vessazioni e il disprezzo. Poornima si sposa, a Savitha succede qualcosa di orribile e rifiuta un matrimonio. Finiscono per fuggire entrambe e le loro peripezie sono un susseguirsi di violenze e abusi, trappole per ragazze ingenue che niente sanno del male della vita. Un viso sfigurato da olio bollente, un’amputazione, prostituzione forzata, traffico di donne. Se c’è qualcosa che permette alle due ragazze di sopravvivere è il ricordo l’una dell’altra, la convinzione che si ritroveranno, costi quel che costi. Un viaggio al di là del mare, imparare la contabilità, studiare l’inglese. Si rincorrono l’un l’altra, si mancano più di una volta per un soffio. Si riuniscono alla fine?

     C’è il fascino dell’orrore per una condizione femminile in cui la donna non può essere altro che vittima, nel romanzo di Shobha Rao che si legge d’un fiato perché è un page-turner. C’è il Male e c’è il Bene, ma i colori sono o bianco o nero, senza sfumature né ombre. E c’è proprio troppo. Una disgrazia di seguito all’altra, una violenza che si succede ad un’altra. I capitoli con i due personaggi si alternano, ma noi facciamo fatica a ricordare che cosa accada a chi- sempre di soprusi e atrocità si tratta, Poornima è specchio di Savitha e viceversa- d’altra parte i loro nomi, Luna e Sole, fin troppo simbolici, ce lo avevano anticipato. 

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook

   

Nessun commento:

Posta un commento