Casa Nostra. Qui Italia
romanzo di formazione
noir
Marino Magliani, “Prima che te lo dicano altri”
Ed. Chiarelettere, pagg. 336, Euro 14,87
E’ il 1974. Leo ha otto anni. Vive con la madre in un paesino
dell’entroterra di Imperia, in Liguria. Quando passa nei carruggi gli altri
bambini si passano l’un l’altro le parole sensa
paie. Senza padre. Perché Leo un padre, un padre che sia presente, non ce
l’ha. E ognuno può fare le supposizioni che vuole. Leo ha appena terminato la
seconda elementare ed è stato rimandato in italiano. Qualcuno suggerisce a sua
madre di mandarlo a lezione da Raul Porti, il giovane che passa l’estate in una
villa ai margini del paese, che traduce libri dallo spagnolo, che- si dice- è
un poeta. Nasce così l’amicizia tra Leo e Raul, che diventa, per Leo, una
figura a metà tra il fratello maggiore e il padre. Raul non si limita a
insegnare l’italiano al bambino che parla per lo più in dialetto. Raul obbliga
il recalcitrante Leo a fare ginnastica- quel rotolo di ciccia intorno
all’addome deve sparire-, lo porta al mare e gli insegna a nuotare, e poi in
campagna gli mostra l’arte degli innesti. Finisce l’estate. Raul parte per
andare lontano, in Argentina. Una separazione dolorosa per Leo.
Leo bambino, Leo adulto, Leo vicino alla sessantina nel 2024, un futuro
ancora da venire ma non troppo lontano. La narrazione di Marino Magliani è
scandita in questi tre tempi, in tre toni diversi, in uno scorrere di tempo
diverso. Mentre l’estate memorabile di Leo con Raul pare essere infinita e,
insieme, sembra passare in un lampo, fitta com’è di esperienze e di
impressioni, il tempo che segue, invece, rallenta, si trascina in una quotidianità
fatta di lavori nei campi, di caccia al cinghiale, di vendita di olive. Si
avvera quanto aveva detto Raul- i dorsali delle colline si infittiscono di
case, giù fino al mare. Sono arrivati i russi, comprano, comprano, costruiscono
multiproprietà. La gente del posto scompare, sostituita dagli stranieri. E’
come un innesto, parola chiave nel romanzo. Perché anche quello che avviene tra
Leo e Raul è una specie di innesto. Nel 2024 villa Porti viene messa all’asta.
E’ come se Leo ricevesse uno scossone. Perché nel frattempo l’insinuazione che
Raul possa essere suo padre è diventata quasi una certezza per Leo. E villa
Porti non può finire in mano ad estranei. Leo fa tre cose: vende la proprietà
di sua madre, compra la villa e parte per l’Argentina alla ricerca di Raul.
Perché dopo così tanto tempo?- ci si può chiedere. Perché bisogna vivere
in Liguria per sapere che la monotonia del tempo tutto uguale annulla il suo
scorrere. Perché il passare delle stagioni, che si avverte così poco in una
Liguria sempreverde e che Marino Magliani descrive così bene, con un occhio che
indugia sui colori e sulla luce e su ogni minimo cambiamento, induce ad una
sorta di sonnolenza che rimanda decisioni e azioni ad un ‘dopo’ imprecisato.
Leo ha trovato qualche carta del
consolato argentino e parte, uno sprovveduto che finora si è spinto al massimo
fino a Genova. E vuole ritrovare suo padre, o almeno sapere che cosa gli sia
successo: è ancora vivo (come ha voluto credere fino a prima della partenza) o
è morto, scomparso insieme ai tanti desaparecidos?
“Prima che te lo dicano altri” è un romanzo che mescola vari generi,
trasformandoli. Perché quello che era all’inizio un romanzo di formazione
continua ad esserlo anche nella terza parte, quando l’età del protagonista lo
metterebbe fuori dai limiti di qualunque ‘crescita’. Nello stesso tempo è un
romanzo naturalista, o regionalista: è così raro, oggigiorno, leggere un libro
in cui si percepisca in ogni pagina l’amore dello scrittore per la propria
terra. E diventa infine un romanzo molto noir addentrandosi nella scoperta
della storia tragica di un paese che proprio non ha nulla in comune con la
Liguria di Leo, viaggiatore ingenuo che verrà a sapere che l’alone di mistero
che ha sempre circondato la figura di Raul Porti non è poi del tutto privo di
tenebre.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook.
Grazie Marilia.
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