Casa Nostra. Qui Italia
seconda guerra mondiale
Rosella Postorino, “Le
assaggiatrici”
Ed. Feltrinelli, pagg. 285, Euro 14,45
Autunno 1943. Il quarto anno di guerra per
la Germania. A Gross-Partsch, vicino alla Wolfsschanze di Hitler, vengono
reclutate dieci donne per un compito segreto e speciale: tre volte al giorno
dovranno assaggiare il cibo del Führer.
Saranno trattenute lì, in caserma, sorvegliate dalle SS per un’ora, nel caso
dovessero mostrare segni di malessere da avvelenamento.
Hanno fame, le dieci donne. Dapprima non pensano neppure che il cibo,
sinonimo di vita, per loro potrebbe significare morte. Soprattutto le prime
volte che vengono accompagnate alla mensa, gli viene l’acquolina in bocca alla
sola vista della tavola apparecchiata. Dieci donne che impareranno a conoscersi
nel percorso sul pulmino che passa a prenderle a casa, da un lato all’altro della
tavola imbandita. E in questo microcosmo si formano piccoli gruppi di amiche e
di nemiche- ci sono ‘le invasate’ fanatiche seguaci di Hitler, innamorate di
lui e delle sue vaneggianti parole, c’è la ragazzina giovane e ingenua che non
conosce ancora l’amore e teme che tutti i principi azzurri saranno scomparsi
alla fine della guerra, la donna che è rimasta vedova con dei bambini piccoli, la
misteriosa e carismatica Elfriede che si isola per fumare nonostante sia
proibito.
E poi c’è Rosa Sauer, la voce narrante, la ragazza di città che viene
presa di mira perché viene dalla capitale e faceva la segretaria- ‘la
berlinese’, la chiamano con voce di scherno. Rosa è arrivata da poco a
Gross-Partsch per allontanarsi dai bombardamenti di Berlino. Rosa è ospite dei
suoceri, suo marito è sul fronte orientale, le sue lettere sono fatte di poche
parole perché tutte le altre sono state cancellate dalla censura.
Wolfsschanze |
Le invasate pronte al sacrificio personale non si rendono conto del
grande paradosso- sono in dieci che tre volte al giorno allontanano la morte da
un solo uomo mentre ovunque intorno a loro la stessa morte falcia le sue
vittime a migliaia, a milioni. Per che cosa? Che senso ha? Anche nel loro
microcosmo femminile la morte bussa di nuovo- una abortisce in segreto (la solitudine
l’ha spinta tra le braccia di un uomo che è ancora un ragazzino), il marito di
Rosa viene dato per disperso (disperso non vuol dire morto, continua a
ripetersi Rosa. Deve crederci), Elfriede viene portata via (il suo vero nome
denunciava il suo essere ebrea e noi lettori sappiamo che la morte la sta
aspettando). Se la morte bussa per Hitler, c’è un diavolo ad aprire e a
salvarlo dall’attentato del luglio del 1944, proprio lì alla Wolfsschanze,
mentre si porterà via quelli che hanno partecipato al complotto, i loro amici,
i membri delle loro famiglie con un solo colpo di una falce gigantesca.
Margot Wölk |
C’è anche un ‘dopo’ nella storia de “Le assaggiatrici”, un dopo che con
grande sensibilità esplora i sensi di colpa per aver collaborato, in qualche
modo, con il nazismo, per aver ceduto alla debolezza di un sentimento che non
era amore e che era tradimento, un dopo la guerra da cui tutti- uomini e donne,
che abbiano combattuto o no- sono usciti diversi. Come si riprendono in mano le
fila della propria vita sapendo quello che si è fatto, non sapendo quello che
l’altro ha fatto, perché non ci sarebbero parole per dirlo? E il silenzio copre
tutto come la calce ha coperto il puzzo di morte.
L’ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita, Margot Wölk, è morta
nel 2014. Aveva novantasei anni quando aveva trovato il coraggio di raccontare
la sua storia- a lei si è ispirata Rosella Postorino nel tratteggiare il
personaggio di Rosa Sauer che fuggì sul treno di Joseph Goebbels grazie
all’aiuto di un ufficiale tedesco, proprio come nella realtà fece Margot Wölk.
Un bel libro che è nella cinquina di
quelli candidati al premio Campiello. Non è mai troppo tardi per dare una voce
alle donne e al loro ruolo nella Storia.
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