Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
William Boyd, “Una tempesta qualunque”
Ed. Giano, trad. Massimiliano
Morini, pagg. 447, Euro 18,00
Titolo originale: Ordinary Thunderstorms
Mentre si scostava i capelli dalla fronte
con il pettine guardò lo sconosciuto macilento e barbuto che lo fissava
dall’altra parte dello specchio, e rimase colpito dalla forza delle emozioni
contrastanti che aveva dentro: un orgoglio feroce per la capacità di
sopravvivere e di cavarsela che aveva dimostrato, e una gran voglia di
piangersi addosso per la fine che aveva fatto. Sì, sono libero, va bene, ma che
cosa sono diventato?
Non è un thriller qualunque l’ultimo
romanzo di William Boyd, “Una tempesta qualunque”. Chi ha già letto il
bellissimo “Ogni cuore umano” e l’intrigante “Inquietudine” (pubblicati
entrambi da Neri Pozza) non si stupisce né che Boyd spazi in un genere diverso
dai precedenti né del fatto che scriva un libro che si discosta dal thriller
qualunque per la tematica che propone e per la ricchezza di allusioni
letterarie. Ad iniziare dal titolo che suggerisce due diverse interpretazioni.
Perché il protagonista Adam Kindred è un climatologo e lo vediamo all’opera
nella cosiddetta camera della nebbia, quasi un dio greco che può scatenare gli
elementi, quando ancora neppure immagina quale tempesta sconvolgerà la sua
vita. E poi questo sovvertimento totale dell’esistenza di Adam Kindred è la
conseguenza di un piccolo, forte, stupido impulso che lui ha seguito e che ha
generato un ‘effetto farfalla’: lo sbattere le ali di una farfalla in un emisfero
finisce, per una concatenazione di eventi, per provocare uno tsunami
nell’altro.
All’origine, proprio all’origine di tutto,
del fatto che Adam Kindred fosse a Londra per un colloquio di lavoro, c’era che
lui si era lasciato sedurre da una sua allieva universitaria e che aveva fatto
sesso con lei in maniera impetuosa e imprudente su una terrazza della camera
della nebbia. Lei aveva cominciato a tempestarlo di messaggi sul cellulare.
Aveva telefonato alla moglie. La quale aveva chiesto il divorzio. Scandalo sul
lavoro. Fuga dall’Arizona e approdo a Londra. Il colloquio era andato bene,
Adam era entrato in un ristorante italiano per mangiare qualcosa. A questo
punto entra in gioco il caso: un altro cliente solitario gli fa una domanda, si
presenta, si chiama Philip Wang, è un immunologo. Quando questi se ne va, Adam
si accorge che ha dimenticato una cartellina con dei fogli. Per fortuna (o per
maledetta sfortuna?) dentro c’è il biglietto da visita del dottor Wang, con il
suo indirizzo e numero di telefono. E’ così che Adam va a casa di Wang per
restituirgli quello che gli appartiene e lo trova morto assassinato. Anzi, Wang
sta letteralmente esalando l’ultimo respiro, l’assassino è ancora lì, poco più
tardi cercherà di uccidere lo stesso Adam…
La trama ‘gialla’ proseguirà con una caccia spietata a Kindred che
neppure sa quale valore abbiano i fogli che si è ritrovato in mano: accenniamo
solo che è imminente la fusione dell’azienda farmaceutica Calenture-Deutz con la Rilke Pharma , che Wang stava
facendo ricerche su un farmaco per curare l’asma per conto della
Calenture-Deutz e che Alfredo Rilke preme per accelerare l’immissione del
farmaco sul mercato.
Ma c’è altro nel romanzo per
renderlo diverso, come ho detto all’inizio. Sono le conseguenze della malasorte
di Kindred che trasformano il libro nella storia di un uomo che, da un momento
per l’altro, perde tutto- ha già perso la moglie, ora è obbligato a lasciarsi
indietro tutti i suoi averi, non può tornare in albergo perché c’è uno
sconosciuto che lo bracca, non può usare il cellulare e neppure la carta di
credito. Kindred si ridurrà a fare il ‘barbone’, dormendo in un sacco a pelo in
un triangolo di terra sotto il Chelsea Bridge, usando un fornelletto per
scaldare cibo in scatola, grossi pneumatici a mo’ di poltrona, lavandosi nelle
toilette della stazione Victoria. Finché non ha più soldi neppure per quello,
perché viene assalito, derubato e denudato per strada. Quello che però Kindred
ha è la volontà di sopravvivere e la capacità di adattarsi, trasformandosi,
cambiando nome più di una volta, facendo amicizia con persone lontanissime dal
suo mondo colto che parla un inglese dalla pronuncia perfetta. Perché, come
osserva il killer che gli dà la caccia, Adam Kindred è una persona intelligente
e, se non si è consegnato alla polizia dichiarando la sua innocenza, è perché
ha capito che solo restando in libertà può cercare le prove per scagionarsi.
Le avventure di Kindred in una
Londra minacciosa e degradata ricordano, pur nel mutamento dei tempi, certe
sordide storie di Dickens, e il suo precipitare in gironi sempre più stretti
fino ad un fondo da cui si risolleverà, è assillato da quesiti esistenziali:
che cosa definisce un uomo? Chi è un individuo se può con tanta disinvoltura
cambiare nome e aspetto, tanto da poter essere scambiato per un altro? Che cosa
è essenziale nella vita di un uomo e che cosa è superfluo?
Non è solo l’ ombra di Dickens ad
aggirarsi nelle pagine del romanzo di Boyd. Il lettore attento coglierà gli
indizi, come in una caccia al tesoro, e riconoscerà nomi (Ingram Fryzer si
chiama come la presunta spia che nel 1593 assassinò Christopher Marlowe; il
cognome Nashe della poliziotta fluviale è quello del drammaturgo di fine
cinquecento Thomas Nashe; il fratello di Rita Nashe deve il suo nome a Ernesto
Guevara)
e presenze- persino il Tamigi che diventa quasi un personaggio, come
il Liffey di Joyce, e naturalmente ci fa pensare al libro di Peter Ackroyd che
ha il nome del fiume come titolo. “Una tempesta qualunque” è un ottimo libro
che si allinea con gli intelligenti ‘intrattenimenti’ di Graham Greene.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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