lunedì 15 agosto 2016

Carlo Levi, “Cristo si è fermato a Eboli” ed. 1945

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          riletture
          autobiografia

Carlo Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”
Ed. Einaudi, pagg. 245, Euro 5,50


     E’ passato più di mezzo secolo da quando lessi “Cristo si è fermato a Eboli” per la prima volta. La Basilicata era lontana, allora, quanto lo è oggi l’America. E’ ancora lontana, a dire il vero. Difficile da raggiungere per chi non guida o non vuole andare con l’automobile. Ci si arriva con l’aereo fino a Bari e poi bisogna noleggiare un’auto. I treni ad alta velocità propongono un servizio che abbina il treno con il pulmann. Facilitano il viaggio, ma il tempo impiegato è superiore alle ore di un volo Milano-New York. Matera sarà la capitale europea della cultura nel 2019 e di certo non è neppure lontanamente paragonabile alla città descritta dalla sorella di Carlo Levi, che vi sostò andando a trovare il fratello, al confino ad Aliano (chiamata Gagliano nel libro) per attività antifascista negli anni 1935-36. Allora i Sassi- oggi ristrutturati, luogo di attrazione turistica con il loro fascino antico e spettrale- apparivano  come abitazioni che non erano degne neppure del nome di ‘tuguri’. Scavate nella montagna, ricevevano aria solo dall’apertura dell’ingresso. Uomini, donne, bambini e bestie ci vivevano insieme. Le condizioni sanitarie, come si può ben immaginare, erano spaventose.

    La descrizione di Matera, fatta dalla sorella di Carlo Levi e ripetuta poi da lui stesso quando ha occasione di passare per la città, è centrale in questo romanzo autobiografico. E’ come se la visione dell’umanità dolente che si aggira nei Sassi (formati come due imbuti capovolti, come nelle raffigurazioni dell’Inferno dantesco- e non è un caso) fosse l’apice, il concentrato di tutto quello che Carlo Levi ha visto fino a quel momento a Grassano e a Gagliano dove è stato al confino, come se fosse la fine di ogni speranza per questa terra e per questa gente. Se in una cittadina, un capoluogo di provincia, si vive in questo modo, che cosa ci si può aspettare dalle campagne? E’ raro che il titolo di un libro diventi così emblematico come quello di Carlo Levi. Cristo si è fermato a Eboli, non è andato più in là, Dio ha abbandonato la gente della Lucania alla miseria, alla malaria, alle malattie curabili altrove ma non laddove non ci sono né medici (quei pochi sono ‘medicaciucci’, svogliati e ignoranti, e Levi non riuscirà a sottrarsi alla richiesta di curare gli ammalati anche se non ha mai esercitato) né medicine, sostituite da filtri e pozioni, alla fame, alla sporcizia, alle mosche, a quella terra bianca che non nutre i suoi figli.

    C’è di che restare sconvolti per chi arriva da Torino, come Carlo Levi. Eppure, a poco a poco, si instaura uno strano legame di fiducia e di schivo affetto tra di lui (‘sei un cristiano buono’, gli dicono) e i contadini del posto. Dei contadini ci si può fidare, dei cosiddetti borghesi e degli uomini di chiesa, no. Quelli sono schietti e sinceri, questi sono grezzi e meschini. Le donne, poi, sono come pipistrelli nei loro abiti neri, rassegnate nella loro condizione di subalterne, di fattrici di figli, confinate in una ignoranza assoluta. Lo Stato è assente, si parla ancora dei briganti- a metà tra malfattori ed eroi.

    Fa ancora male, rileggere il libro (pubblicato per la prima volta nel 1945). Ci pare impossibile che questa sia Storia, la nostra Storia che abbiamo dimenticato. “Cristo si è fermato a Eboli” era ed è un libro importante, più che un romanzo è un libro-saggio sulla storia politica, sociale ed economica di una parte d’Italia troppo spesso trascurata e incompresa. Viene da domandarsi, dopo averlo letto, quanto la Basilicata sia veramente cambiata, al di là dell’innegabile progresso portato dal tempo, quanto si sia smosso di quella letale immobilità e rassegnazione descritte da Carlo Levi. Un futuro ormai vicino darà la risposta.
    Aggiungo una riflessione personale sul libro in quanto oggetto: la mia copia è vecchia, mi fu regalata da uno studente lucano. Ero studentessa anche io e ci eravamo incontrati in quello che oggi si chiamerebbe uno stage di ricerca scientifica- le ragazze che partecipavano allo stage erano state selezionate fra le regioni del Nord Italia, i ragazzi dal Sud, facile capirne il perché in un tempo in cui difficilmente alle ragazze sarebbe stato dato il permesso dalle famiglie per venire a Milano. Io non sapevo nulla della Basilicata o Lucania e questo ragazzo che non ho mai più visto voleva farmela conoscere. Ecco: la mia copia di “Cristo si è fermato a Eboli” ha cristallizzato il ricordo di una persona in un tempo lontano. Qualcosa che non è più possibile, che si è perso del tutto nell’era dell’ebook. Peccato.



    

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