Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo storico
Joanna Courtney, “Regina di sangue”
Ed.
Superbeat, trad. Chiara Brovelli, pagg. 380, Euro 19,00
“Non ho chiesto io di essere regina”- sono
le parole di Cora McDuff all’inizio del romanzo storico “Regina di sangue” di
Joanna Courtney. “Volevo essere moglie e madre”, aggiunge. Per chiedersi però,
subito dopo- “Ma è davvero così?”.
Il
cognome-patronimico di Cora è rivelatore: discende da Duff, uno dei due figli
di re Malcolm I, re di Alba (antico nome della Scozia nel secolo X), della
linea di Costantino. Nella spietata lotta per il trono suo padre era stato
fatto uccidere da re Malcolm II, Cora e il fratello erano riusciti a scappare,
rifugiandosi a Nord dove dominava l’altro casato che aveva diritto alla corona,
quello della linea di Aed. Per legge antichissima la successione avrebbe dovuto
alternarsi tra i discendenti delle due linee ma, con il matrimonio della
giovanissima Cora con Macbeth, nel 1025, un loro figlio sarebbe stato l’erede
perfetto delle due famiglie unite insieme e la fine di tutte le contese. E però
re Malcolm II, anziano ma indomito, voleva vedere suo nipote Duncan sul trono.
Da parte sua Macbeth aveva dei nemici nei suoi propri cugini- Cora viene rapita
e violentata la notte precedente alle nozze, Macbeth fugge (resterà lontano
cinque anni), il matrimonio ‘riparatore’ non regala certo la felicità a Cora
che avrà un figlio ma non dimenticherà mai di doversi vendicare su qualcun
altro oltre che su chi le aveva ucciso il padre.
un crannog- ne leggerete ne libro |
Nel nostro immaginario Cora (in una interessantissima appendice la scrittrice
spiega di aver modificato il nome gaelico originale, Gruoch, per renderlo più
gradevole alle lettrici di oggi) è la Lady Macbeth di Shakespeare e non ci
siamo mai chiesti che cosa ci fosse nel suo passato per farle dire frasi
terribili spronando il marito ad uccidere Duncan, come, “so quanta tenerezza si prova nell’amare il bambino che si è nutrito al
proprio seno: ebbene, io avrei, mentre egli mi avesse guardato sorridendo,
strappato il capezzolo dalle sue morbide gengive, e gli avrei fatto schizzare
via il cervello, se lo avessi giurato”. La Lady Macbeth di Shakespeare è
una donna dura come l’acciaio che esordisce dicendo che teme la natura di
Macbeth, “troppo piena del latte
dell’umana tenerezza”, spingerà il marito minimizzando il senso di colpa
fino ad un finale scambio dei ruoli, quando lei cercherà ossessivamente di far
sparire il sangue che vede sulle sue mani mentre Macbeth sarà sprofondato in
quel sangue a cui ormai non bada più.
Niente di tutto questo in “Regina di sangue”. Cora McDuff, più tardi
Lady Macbeth quando finalmente può riunirsi a lui, è una donna forte che è
passata attraverso prove tremende, sia fisiche sia psicologiche, ma è anche
un’amante appassionata (“my dearest chuck”,
la chiamava Macbeth in Shakespeare), e una madre amorevole che mette il
benessere del figlio avanti a tutto, anche se c’è qualcosa dell’ambizione che
può portare alla spietatezza nell’occhiata di rimpianto per la corona a cui
rinuncia a favore della nuora, scagliandola tra i rami di un albero, quasi ad
assicurarsi che sia fuori della sua portata.
“Regina di sangue” è un romanzo in cui, al di là di tutte le ricerche
storiche fatte, l’immaginazione della scrittrice colma i vuoti e aggiunge
passione, colorando le pagine con avventure, battaglie, alleanze e tradimenti,
vendette e amori sullo sfondo della natura selvaggia e splendida della Scozia
in cui non esistevano ancora paesi e città ma solo accampamenti attorno alla
fortezza del re o alle abbazie. E in cui si beveva quel distillato dal sapore
di torba e dal nome gaelico di usquebaugh, che ora conosciamo come whiskey. E,
se la figura dominante del libro è Cora, la regina dai capelli rossi come il
fuoco che l’ha deturpata, ben ha fatto la scrittrice a metterle a fianco
un’altra protagonista, un’altra regina, la moglie vichinga di re Duncan, la
bionda Sybil madre dell’altro erede al trono, rivale del figlio di Cora. Due
donne dal carattere diverso ma con la stessa tempra, capaci di sfidare il
destino, tra cui si dividono le nostre simpatie.
Con un miscuglio ben dosato di violenza e passione, una storia
appassionante di tempi antichi che sfiorano la leggenda.
Leggere a Lume di candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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