Voci da mondi diversi. Corea
cento sfumature di giallo
Bak Sulmi, “Piccoli inganni crudeli”
Ed.
Longanesi, trad. M.L. Gialloreti. Pagg. 208, Euro
Seoul. Mira. Yujae. Yuchon. Jiwon. Sono
questi i quattro personaggi che ci offrono quattro diversi punti di vista dei
tragici avvenimenti che formano la trama del thriller psicologico di Bak Sulmi,
un romanzo che contiene molta violenza, nei confronti sia delle persone sia degli
animali. C’è anzi da chiedersi se tutta questa violenza, che è spesso un tratto
caratteristico dei film coreani, sia qualcosa di molto diffuso- per motivi che
ci riesce difficile capire- nella società coreana.
Il libro inizia con una lettera di Mira a
Jiwon. Mira, sulla ventina, è stata assunta da Jiwon per dare lezioni al figlio
minore Yujae. E Mira alza il sipario su quanto è accaduto poco tempo prima: il
cane a cui il fratello di Mira era tanto affezionato è stato ucciso
selvaggiamente dal figlio di Jiwon. Per un’incatenarsi di conseguenze, la madre
e il fratello di Mira si erano uccisi.
Il primogenito di Jiwon, Yuchon, è l’esatto opposto del fratello. A sentire la madre, è un genio della matematica, rappresenterà la Corea alle Olimpiadi internazionali di Matematica, è studioso, un ragazzo modello. Per Jiwon esiste solo questo figlio e non si accorge della gelosia devastante del figlio minore, neppure sa- perché non le interessa- che Yujae ha vinto le Olimpiadi nazionali di Matematica. E Yujae cova la vendetta.
Appare subito chiaro, leggendo la parte di
Yujae, che questo ragazzino è uno psicopatico, pericoloso per gli altri e
potenzialmente per se stesso. C’è una radice di Male in lui, anche se vogliamo
scavare e cercare di comprendere il motivo del suo comportamento, c’è un gusto
di fare il Male, di vedere soffrire, c’è una totale mancanza di empatia, c’è il
piacere di programmare atti criminali manipolando anche altre persone al suo
servizio, c’è totale mancanza di senso di colpa.
È Yujae l’unico a macchiarsi di colpe?
L’unico a commettere crimini senza il minimo scrupolo? Ognuna delle quattro
parti del libro smentisce in parte, rettifica, cambia la prospettiva da cui
guardiamo quello che accade. Che non ci piace. Non ci piacciono i personaggi,
ci chiediamo dove siano le famiglie di questi ragazzini che si aggirano di
notte cercando il divertimento nella sofferenza altrui.
Confesso di aver fatto fatica a terminare
la lettura di questo romanzo di cui, però, ho apprezzato la costruzione.



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