giovedì 13 novembre 2025

Andrew Miller, “La terra d’inverno” ed. 2025

                         Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda


Andrew Miller, “La terra d’inverno”

Ed. NN, trad. Ada Arduini, pagg. 300, Euro 19,00

 

  Dicembre 1962-febbraio 1963. L’inverno più freddo del secolo (ci si dimentica sempre di quelli precedenti). Un paesino nella campagna inglese. Due coppie, Eric e Irene, Bill e Rita, vicini di casa ma agli antipodi nella scala sociale. Eric è un medico, l’incontro con Irene è stato un momento romantico, durante una festa. Bill e Rita hanno un passato più oscuro- Bill perché figlio di un immigrato ungherese che ha cambiato nome e si è arricchito affittando appartamenti fatiscenti a prezzi esorbitanti, Rita- be’, perfino suo marito non vuole sapere nulla del passato di Rita, su che lavoro facesse. Entrambe le coppie sono in attesa di un bambino.

    Non succede molto in questi tre mesi. Succede la vita, mentre la neve cade, le due case rimangono isolate- il combustibile dura un poco di più nella casa del medico, si gela nella fattoria di Bill e Rita-, e la neve continua a cadere, Irene e Rita sono diventate amiche e giocano come bambine a fare un pupazzo di neve, un vitello nasce morto mentre Bill sogna un grande allevamento nell’hangar che ha scoperto nel suo terreno, un giovane paziente di Eric si suicida nel manicomio vicino al paese. Soprattutto, Eric ha una relazione con una donna sposata che incontra di nascosto.


    La tensione all’interno delle due coppie è palpabile, anche se Irene cerca di comportarsi come la mogliettina premurosa delle riviste femminili, anche se Rita cerca di dimenticare il difficile passato che si ripresenta sotto forma di voci che sente solo lei. Un party natalizio in casa di Eric e Irene è il punto centrale ma anche il punto di svolta del romanzo. Gli invitati bevono (molto), Irene sorprende l’amante del marito nella sua stanza da letto. Non sa nulla ma forse percepisce qualcosa, prova disagio alla domanda inutilmente curiosa dell’altra donna che le chiede da che parte dorma Eric. Alla festa c’è un’altra coppia di amanti e ci si stupisce che esibiscano così il loro rapporto (è il 1962, ricordiamolo. Solo pochi anni prima la principessa Margaret aveva dovuto rinunciare all’uomo di cui era innamorata perché era sposato).

    Arriva gennaio, il freddo non demorde, l’insoddisfazione all’interno delle due coppie cresce, Irene trova una lettera, ognuno dei personaggi cerca una maniera per uscire da una situazione che li imprigiona, succederanno delle cose (non belle).


    È straordinario come Andrew Miller (il suo romanzo è shortlisted per il Booker Prize 2025) riesca a rendere coinvolgente e appassionante un libro in cui succede così poco, in cui la lentezza di una trama quasi inesistente è pareggiata dalla neve che cade con lenta dolcezza, il biancore del paesaggio simboleggia quasi l’assenza di colore della vita dei personaggi, la scena dolorosa del vitellino nato morto anticipa nel mondo animale altre scene dolorose.

C’è però un’arte particolare nella narrativa di Andrew Miller, c’è un’atmosfera sospesa di incanto, una capacità di visione poetica che mi ricorda quello che era l’intento di Wordsworth nella sua poesia- rendere straordinario il quotidiano, l’ordinario, accendere la luce di un terzo occhio su quello che è intorno a noi.



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