Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Ed.
NN, trad. Ada Arduini, pagg. 300, Euro 19,00
Dicembre 1962-febbraio 1963. L’inverno più
freddo del secolo (ci si dimentica sempre di quelli precedenti). Un paesino
nella campagna inglese. Due coppie, Eric e Irene, Bill e Rita, vicini di casa
ma agli antipodi nella scala sociale. Eric è un medico, l’incontro con Irene è
stato un momento romantico, durante una festa. Bill e Rita hanno un passato più
oscuro- Bill perché figlio di un immigrato ungherese che ha cambiato nome e si
è arricchito affittando appartamenti fatiscenti a prezzi esorbitanti, Rita-
be’, perfino suo marito non vuole sapere nulla del passato di Rita, su che
lavoro facesse. Entrambe le coppie sono in attesa di un bambino.
Non succede molto in questi tre mesi. Succede la vita, mentre la neve cade, le due case rimangono isolate- il combustibile dura un poco di più nella casa del medico, si gela nella fattoria di Bill e Rita-, e la neve continua a cadere, Irene e Rita sono diventate amiche e giocano come bambine a fare un pupazzo di neve, un vitello nasce morto mentre Bill sogna un grande allevamento nell’hangar che ha scoperto nel suo terreno, un giovane paziente di Eric si suicida nel manicomio vicino al paese. Soprattutto, Eric ha una relazione con una donna sposata che incontra di nascosto.
La tensione all’interno delle due coppie è
palpabile, anche se Irene cerca di comportarsi come la mogliettina premurosa
delle riviste femminili, anche se Rita cerca di dimenticare il difficile
passato che si ripresenta sotto forma di voci che sente solo lei. Un party
natalizio in casa di Eric e Irene è il punto centrale ma anche il punto di
svolta del romanzo. Gli invitati bevono (molto), Irene sorprende l’amante del
marito nella sua stanza da letto. Non sa nulla ma forse percepisce qualcosa,
prova disagio alla domanda inutilmente curiosa dell’altra donna che le chiede
da che parte dorma Eric. Alla festa c’è un’altra coppia di amanti e ci si
stupisce che esibiscano così il loro rapporto (è il 1962, ricordiamolo. Solo
pochi anni prima la principessa Margaret aveva dovuto rinunciare all’uomo di
cui era innamorata perché era sposato).
Arriva gennaio, il freddo non demorde, l’insoddisfazione all’interno delle due coppie cresce, Irene trova una lettera, ognuno dei personaggi cerca una maniera per uscire da una situazione che li imprigiona, succederanno delle cose (non belle).
È straordinario come Andrew Miller (il suo
romanzo è shortlisted per il Booker Prize 2025) riesca a rendere coinvolgente e
appassionante un libro in cui succede così poco, in cui la lentezza di una
trama quasi inesistente è pareggiata dalla neve che cade con lenta dolcezza, il
biancore del paesaggio simboleggia quasi l’assenza di colore della vita dei
personaggi, la scena dolorosa del vitellino nato morto anticipa nel mondo
animale altre scene dolorose.
C’è
però un’arte particolare nella narrativa di Andrew Miller, c’è un’atmosfera
sospesa di incanto, una capacità di visione poetica che mi ricorda quello che
era l’intento di Wordsworth nella sua poesia- rendere straordinario il
quotidiano, l’ordinario, accendere la luce di un terzo occhio su quello che è
intorno a noi.




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