Voci da mondi diversi- Marocco
love story
Abigail Assor, “Ricco quanto il re”
Ed.
Marsilio, trad. Annalisa Romani, pagg. 192, Euro 17,00
Potrebbe essere una storia banale. Anzi, è
una storia banale raccontata in maniera brillante e ambientata in un luogo del
nostro immaginario- Casablanca.
È una variante della storia di Cenerentola
(nessuna fine felice, però), o della Bella e la Bestia (nessuna trasformazione
finale della Bestia nel bel principe) con qualcosa anche di “Pretty Woman”
(citato anche nel libro).
Sarah,
sedici anni, è bellissima. La madre è francese, ma, come capiremo presto, il
vantaggio e il prestigio dell’essere francese è del tutto annullato dal fatto
di portarsi degli uomini a casa per sopravvivere. Del padre Sarah sa solo che
era un militare dalla pelle scura come la sua, bello come Marlon Brando.Hay Mohammed
Sarah non è solo bella, è perspicace e
furba, ha capito presto come gira il mondo, come ci siano due categorie di
persone, i ricchi e i poveri, due zone della città, Anfa Superior e Hay
Mohammed- là i giardini curati, le ville e le piscine, le auto di gran lusso,
qui le baracche e l’immondizia. E Sarah sa che cosa vuole. Lei vuole entrare
nei club esclusivi, vuole vestiti nuovi e non riadattati, vuole l’auto e
l’autista. E la villa naturalmente. Vuole un uomo ricco che le dia tutto
questo. Quando le indicano Driss, dicendole che è ricco quanto il re, lei
decide che lo conquisterà e si farà sposare. Non importa se Driss è piccolo e
tozzo, se ha il naso adunco e una brutta pelle, se non parla mai con nessuno.
Driss ha una moto e- lei non lo sa ancora- è uno dei Fassi (le famiglie i cui
antenati vengono dalla città santa di Fès) che assolutamente non ammettono
legami con chi sta più in basso di loro.
Sarah elabora una strategia, tutto sommato non ci vuole molto per far innamorare Driss, facendolo sentire ‘il prescelto’. Sei mesi di regali, sei mesi in cui Sarah mangia nei migliori ristoranti, in cui Driss le porta a casa i dolci migliori durante il Ramadan. Perché Driss è brutto ma è buono, non storce il naso vedendo dove abita Sarah, crede veramente che lei lo ami e lui la ama di ricambio. Sarah, vuole di più. Vuole una cerimonia e diamanti al dito. Possibile che ci riesca?
Se la storia d’amore della piccola Pretty Woman con il suo brutto principe ricco quanto il re può non essere originale, quello che la rende unica è l’ambientazione. Perché Casablanca è la protagonista assoluta del romanzo della giovanissima Abigail Assor, lei stessa di Casablanca. Una Casablanca che non è più quella dell’iconico film con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, così come l’amore tra Sarah e Driss è ben lontano dall’essere quello di Rick per Ilsa. Questa è una città in cui la distanza tra ricchi e poveri è incolmabile, in cui i ricchi possono permettersi qualunque comportamento, possono offendere pesantemente i meno abbienti, possono sedurre le donne che hanno illuso e poi abbandonare loro e i loro marmocchi nelle baraccopoli. A Casablanca l’apparenza è tutto, la droga circola, le donne musulmane devono osservare strettamente la morale, sia per quello che riguarda il comportamento sia per l’abbigliamento- se Sarah non fosse francese, ci penserebbe la polizia a farle osservare le leggi, se Driss non allungasse dei soldi al poliziotto che li ha sorpresi a baciarsi, verrebbero arrestati-, una donna non accompagnata non può entrare in un locale, le norme sul Ramadam sono severissime, l’Aid (la festa del sacrificio che ricorda quello di Abramo) è una ricorrenza che riempie noi di disgusto, leggendone la descrizione nel romanzo. Eppure questa scena così cruenta, con i montoni che vengono sgozzati, ha un peso profondo nella cultura musulmana e nel contesto è un momento culmine di grande significato per la vicenda dei due innamorati.
La Casablanca di Abigail Assor è una città che
ci sorprende con i suoi forti contrasti, sconosciuta ai turisti che conoscono
bene, invece, l’incanto dei suoi colori giocati su una tavolozza di bianchi e
di azzurri e il fascino dei suoi tramonti sul mare. Non dimenticheremo né la
città né l’adolescente che ha un legittimo desiderio- essere anche lei ricca
come un re, anzi una regina, non sentirsi più immondizia tra le immondizie. E il libro di Abigail Assor è una protesta contro le ingiustizie di Casablanca e della cultura musulmana.
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