Voci da mondi diversi. Francia
Gilles Marchand, “Il soldato perduto”
Ed.
Neri Pozza, trad. Sonia Folin, pagg. 172, Euro 17,00
Una storia d’amore. Una storia di guerra.
Una storia d’amore e di guerra non può che essere tristissima e, tuttavia, può
anche riempirci il cuore, se vogliamo credere che, dopo tutto, esiste l’amore
per sempre.
1925. Parigi. Il narratore ha appuntamento
in un ristorante con la signora Jeanne Joplain. Gli avrebbe dato l’incarico di
trovare suo figlio Emile disperso in guerra. Non aveva più sue notizie dal
1916. Lei, però, sapeva che lui era vivo e non si sarebbe arresa.
Qualcosa sul narratore, prima. La sua
guerra è stata breve. Aveva perso una mano quasi subito, nel 1914. Era ovvio
che non poteva più combattere, ma poteva ancora rendersi utile, ovunque ci
fosse bisogno di un invalido volonteroso nelle zone di guerra. Dopo la fine del
conflitto si era occupato di ricerche per riabilitare i militari che erano
stati fucilati “per l’esempio”.
Qualcosa su Emile Joplain. Di famiglia
altolocata, si era innamorato giovanissimo di Lucie Himmel, la ragazzina
alsaziana che faceva la servetta presso sua nonna. “Bello come un principe e un
poeta”, come lo descriverà in seguito Lucie a tutti quelli a cui chiedeva di
lui.
Qualcosa su Lucie Himmel che i genitori avevano mandato a servizio a quattordici anni, sperando in un futuro migliore per lei. La famiglia di Lucie era come quella di tanti altri in Alsazia- erano nati francesi, poi diventati tedeschi: a chi dovevano fedeltà? Chi era il loro nemico? D’altra parte i soldati francesi stessi si facevano la stessa domanda- perché combattevano per restituire l’Alsazia alla Francia? Lo volevano veramente, gli alsaziani?
Era chiaro che l’amore tra Emile e Lucie
era impossibile. Era chiaro che Madame Joplain si sarebbe opposta, che Lucie
sarebbe stata rispedita a casa. Emile non si era dato per vinto. Poi era
scoppiata la guerra.
Inizia la ricerca del narratore che deve
subito affrontare il silenzio di Madame Joplain riguardo a Lucie. Perché
chiedere di lei? che c’entra Lucie? Quella è una vecchia storia. Non è vero che
il figlio scriveva ogni giorno lettere a Lucie, era a lei che scriveva. È una
ricerca che sembra il gioco del domino, passa da una testimonianza all’altra,
da qualcuno che ha incontrato Emile in un posto e racconta un frammento della
sua vicenda facendo il nome di un altro commilitone che lo ha conosciuto e che
forse ne sa di più, a questo e poi ad un altro ancora e ancora ad un altro. E
intanto un’altra figura emerge costantemente da queste storie e già il
narratore ne aveva sentito parlare- quella della Figlia della Luna che di notte
vagava nella ‘terra di nessuno’, avvicinandosi ai corpi dei soldati feriti o
morti. Cercava il fidanzato bello come un principe, un poeta, sembrava passare
indenne tra i proiettili nemici, i soldati moribondi pensavano di aver visto la
Madonna.
Che fine aveva fatto Emile? Era vivo ed era
partito per il Canada o era morto? E che fine aveva fatto Lucie? Le ricerche
durano più di quindici anni, durano fino a quando nessuno può più credere che
la guerra che doveva mettere fine a tutte le guerre sia servita a qualcosa, e
la risposta alle domande arriva per caso, nel racconto epico di un
fisarmonicista cieco che sembra essere un novello Omero.memoriale di Vimy
“Il soldato perduto” è un romanzo
sull’insensatezza delle guerre, sul sacrificio immane e inutile di milioni di
vite umane, sullo stravolgimento dell’esistenza e sull’inganno del
patriottismo, di quel dulce et decorum
est pro patria mori . E’ anche un romanzo sull’amore che rende forti,
bisogna credere nell’amore- ecco, per amore si può anche donare la propria
vita. E, come contrappunto alla storia di Emile e Lucie, c’è quella del
narratore con Anna. Quanto tempo sprecato, quanto tempo non vissuto insieme,
senza pensare che si deve cogliere il momento perché non si sa che cosa il
destino abbia in serbo.
Crudele e poetico, molto bello.
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