romanzo 'romanzo'
FRESCO DI LETTURA
Anthony Trollope, “Potete perdonarla?”
Ed. Sellerio, trad. Rossella
Cazzullo, pagg. 1052, Euro 20,00
“Potete perdonarla?”- è la domanda che ci viene fatta più di una volta
dall’autore del romanzo, voce gentile che si intromette nella narrativa e che ci
accompagna con i suoi commenti- neutri, di parte, ironici, sempre garbati-
lungo tutto il romanzo. Lui, l’autore onnisciente che conosce i suoi personaggi
meglio di noi, è sempre lì, al loro fianco. Sa che cosa accadrà, li vede agire,
li interpreta per noi e, se li giudica, lascia però che siamo noi a trarre le
conclusioni, a decidere se George Vavasor sia un farabutto imbroglione, se
Burgo Fitzgerald abbia qualche pregio oltre la sua indubbia bellezza.
Potete perdonarla? La
domanda è riferita a Alice Vavasor, signorina imparentata con le migliori
famiglie britanniche, di un’età al limite prima di essere definita ‘zitella’,
una bellezza non appariscente e, soprattutto, un gran desiderio di
indipendenza, di essere lei a decidere della sua vita. Lo può fare perché ha
una rendita propria e non da poco che, d’altra parte, attira i corteggiatori
come insetti sul miele.
E’ stata fidanzata con il cugino George, un tipo poco
affidabile che di certo mirava (anche) al suo denaro, tanto più che ambiva
entrare in politica e procurarsi un seggio in parlamento. All’inizio del libro
Alice è fidanzata con John Grey, l’opposto di George. Di John Grey ci si può
fidare (non a caso il suo cognome è il colore grigio e sappiamo bene quanto
adeguatamente nomi e cognomi vengano scelti nei romanzi inglesi), è pacato,
saggio, prevedibile, senza grandi entusiasmi. John Grey vive in una località
nel Cambridgeshire, e ci sta benissimo. E’ questa la vita che si prospetta ad
Alice? Dopo un viaggio in Svizzera con la cugina e il fratello di lei (il suo
ex fidanzato George), anche se nulla in apparenza è successo, Alice rompe anche
questo secondo fidanzamento (potete
perdonarla?) tra la disapprovazione di tutti e le promesse di imperituro
amore di Mr. John Grey.
Alice e Glencora nella serie televisiva |
Come nei romanzi di Jane Austen, il tema principale è il matrimonio. No, il tema principale è il reddito annuo da cui tutto dipende. Chi non ha soldi e non lavora perché è ancora il tempo in cui è impensabile lavorare per un gentiluomo o una gentildonna, deve sposarsi ‘bene’. Per questo George corteggia Alice, per questo l’insignificante Charlotte sposa il ricco possidente Cheesacre. Al contrario, avendo già sposato (e seppellito) un uomo vecchio e ricco Mrs. Greenow può sposare il bel capitano che è uno spiantato ed è ben felice di prendersi una vedova, così come Alice può permettersi di tentennare fra un uomo e un altro e lasciarsi dominare dai sensi di colpa (potete perdonarla?).
Trollope è un grande romanziere. Meno noto
di Dickens (di cui non ha né la giocosità né la lacrimosità) e di Thackeray (di
cui non ha la satira feroce), Trollope tesse grandi arazzi con storie d’amore
(anche nell’800 prevalevano le donne lettrici) e di giochi politici (in questo
ciclo), è straordinario nella sua capacità di raffigurare personaggi che mette
a fuoco punto dopo punto, con delicatezza e simpatia. Trollope fa ‘crescere’ i
suoi personaggi attraverso le esperienze di vita e le sue donne anticipano
quelle di Thomas Hardy- scalpitano nelle strettoie del loro secolo, reclamano
(senza saperlo) indipendenza dal giogo maschile, dal matrimonio prima di tutto.
Leggetelo, non lasciatevi spaventare dalla mole del libro.
Nessun commento:
Posta un commento