giovedì 28 dicembre 2017

Alan Drew, “Nei giardini d’acqua” ed. 2009

                                 Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
          love story

Alan Drew, “Nei giardini d’acqua”
Ed. Piemme, trad. Isabella Vaj, pagg. 365, Euro 19,00

Titolo originale: Gardens of Water


    Quando raggiunsero il pandemonio dell’ospedale tedesco, Sinan venne a sapere che suo figlio era rimasto sepolto vivo per quasi tre giorni.
    “Incredibile” aveva detto il medico dopo aver visitato il ragazzo in un ambulatorio pieno di cadaveri. Ogni corpo era disteso su una barella, coperto con un lenzuolo azzurro da cui sporgevano solo i piedi: scarpe nere maschili lucide come specchi, pantofole rosa, dita nude con lo smalto rosso. “Non abbiamo trovato nessuno vivo in tutto il giorno.”

     Due adolescenti che si amano. Lei è curda, lui è americano. Lei è musulmana, lui è cristiano. Ci sono tutte le premesse per una nuova versione della storia degli amanti di Verona- e in questo caso sarebbero i fidanzatini di Istanbul- con tanto di fine tragica inevitabile. E in effetti uno dei filoni del romanzo di Alan Drew, “Nei giardini d’acqua”, è una storia d’amore contrastato e di morte. Ma ce ne sono degli altri, con implicazioni diverse e di maggior rilievo seppure in qualche modo connesse con la vicenda della quindicenne Irem e del diciassettenne Dylan.
     Nella calca che si spingeva per salire a bordo del traghetto in partenza da Istanbul per Golcük, Sinan perse suo figlio. Sinan ritrova presto il figlio Ismail di nove anni: la voce che un padre ha perso la presa della manina del figlio passa di bocca in bocca- c’è ancora un calore umano, una solidarietà, una simpatia che fa condividere gioie e pene tra la gente di Istanbul, e il bambino viene quasi subito ricondotto dal padre. Anche perché è facilmente individuabile, nel costume da pascià di raso bianco che è costato a Sinan il salario di una settimana: questo è un giorno speciale per Ismail, al ritorno a casa ci sarà la cerimonia della circoncisione che per lui segnerà il passaggio all’età adulta, seguita da una festa a cui saranno invitati- con qualche perplessità- pure i vicini di casa americani.
Ecco: una perdita, una festa che esalta il sesso del maschietto della famiglia, l’insegnante americano Marcus con la moglie e il figlio, sono questi gli elementi della trama che si svilupperanno ampliando il loro significato. Perché la momentanea perdita del piccolo Ismail anticipa il timore di perdere la propria identità di curdi (soprattutto da parte di Sinan); la circoncisione e l’importanza che si dà al figlio maschio prelude all’infelicità di Irem e alla sua ribellione; la presenza degli americani è- per ora- quella di ospiti gentili, ma diventerà più tardi, su più vasta scala, quella di ospiti-occupanti, arrogante e subdola. Si aggiunge poi un altro personaggio, violento e distruttore: il terremoto che nel 1999 causò morti e rovine a Istanbul.

     Il terremoto agisce proprio per quello che è, una forza del destino che colpisce alla cieca: Ismail rimane sepolto per tre giorni sotto le macerie, riparato dal corpo della donna americana che è riuscita anche a fargli sgocciolare dell’acqua in bocca, evitando la disidratazione. Lui sopravvive, lei muore; Sinan è debitore verso l’americano- proprio Sinan che reputa gli americani colpevoli della morte di suo padre, ucciso dai turchi armati dagli americani.
C’è un doppio contrasto di culture nel romanzo di Alan Drew- perché Sinan continua a ricordare con nostalgia il paese d’origine dove spera di ritornare e risente della discriminazione di cui è vittima tra i turchi in quanto curdo, ed è anche ovvio che contrasti l’amore della figlia per il ragazzo americano. Che cosa ci può essere in comune tra una ragazza che porta il velo e viene da un luogo aspro e desertico e un giovane che ha sempre le cuffie sulle orecchie e le braccia tatuate? Ma la questione non è neppure così semplice- quando Irem seguirà Dylan a Istanbul, si accorgerà di essere diversa anche dalle ragazze di città, perché ci sono musulmani e musulmani. Come ci sono americani e americani, come cerca di far capire Marcus a Sinan. Ed è pur vero che quelli che sono arrivati per organizzare una tendopoli e portare soccorsi ai terremotati hanno un secondo fine- scambiare Gesù per viveri e medicine.


    “Nei giardini d’acqua”- titolo che si rifà alla descrizione del Paradiso nel Corano- vuole essere qualcosa di più di una banale storia d’amore. Non riesce del tutto nelle sue ambizioni, ma è ben viva l’accusa rivolta agli Stati Uniti di intrufolarsi con arroganza nelle situazioni difficili degli altri paesi del mondo, ammantandosi di pretesti umanitari ma mirando a ben altro. Il personaggio più riuscito del romanzo è senza dubbio Sinan, dilaniato fra odio e dovere di riconoscenza verso chi considera suo nemico; il più inconsistente è il giovane Dylan- o forse è così privo di spessore proprio perché giovane?

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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