Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo storico
romanzo d'avventura
Michael Palin, “Il mistero dell’Erebus”
Ed. Neri Pozza, trad, Ada Arduini,
pagg. formato Kindle Euro 9,99
Nomen omen. Non è certo ben augurale, per una
nave, il nome Erebus. Erebus come il dio del caos e dell’oscurità. Più
appropriato per il maestoso vulcano nell’Antartide a cui il capitano James
Clark Ross diede lo stesso nome della nave che, invece, scomparve nel 1846, durante
un’altra spedizione insieme al capitano Sir John Franklin e all’intero equipaggio,
mentre cercava il favoleggiato passaggio a Nord-Ovest che avrebbe accorciato la
distanza tra la Gran Bretagna e l’Oriente. Per poi riapparire nel 2014, a 168
anni di distanza. Sembra la storia di una nave fantasma, di quelle di cui si
legge nei libri di avventura per ragazzi.
L’autore dell’affascinante libro che racconta la storia dell’Erebus, Sir
Michael Edward Palin, meriterebbe lui stesso un libro in cui essere il
protagonista assoluto con le avventure della sua vita- attore, comico (è uno
dei noti Monty Python), presentatore televisivo, sceneggiatore, protagonista di
documentari di viaggio (due treni britannici portano il suo nome), presidente
della Royal Geographic Society, fondatore di un centro per bambini balbuzienti.
Con una simile tempra, un centinaio di anni prima avrebbe potuto trovarsi sul
ponte dell’Erebus, a scrutare le pareti di ghiaccio.
il vulcano Erebus |
Ah, for just one time I would take
the Northwest Passage/ To find the hand of Franklin reaching for the Beaufort
Sea…è il ritornello che lo scrittore canta nel bar della nave da ricerca
russa, sulle tracce di Sir John Franklin. È il 2017 e sono le ultime pagine del
libro che inizia, invece, con le scene del cantiere del Galles in cui, nel
1823, si costruiscono le due navi Erebus e Terror, destinate a viaggiare
insieme. Ne seguiremo le vicende- dapprima nella fortunata spedizione
nell’Antartico, dal 1837 al 1840, e poi in quella senza ritorno.
Non era stata un’impresa da poco, passare tre inverni nell’Antartide a
bordo dell’Erebus. Ci voleva il carisma del capitano James Clark Ross, un uomo
di grande fascino fisico, coraggioso e competente, per tenere sotto controllo
un equipaggio che, ad un certo punto, sarebbe volentieri tornato indietro. Ma
per James Ross trovare il polo magnetico era un’ossessione, come la balena
bianca per il capitano Achab. Dopo il rientro, però, Ross non era più voluto
partire. E l’incarico di guidare la spedizione alla ricerca del passaggio a
Nord-Ovest era stato affidato a Sir John Franklin, non più giovane, con una
moglie ambiziosa.
Sir James Clark Ross |
Leggiamo dei preparativi, di che cosa venne caricato a bordo, tutti i
dettagli dagli abiti ai viveri, perfino ai libri da leggere. E poi dei capitani
delle due navi, della loro personalità e di quella degli altri membri
dell’equipaggio- del medico che amava cacciare, dell’ufficiale che documentava
la spedizione con disegni. Perché la grande avventura era mirata a scoperte
geografiche, a mappare terre sconosciute, ma anche a documentare la fauna e la
flora dei paesi dei ghiacci. Leggiamo della cocciuta fede di Jane Franklin nel
ritorno del marito anche quando era chiaro a tutti che troppo tempo era passato
dall’ultimo avvistamento, delle spedizioni per ritrovare le navi (più di una e
tutte infruttuose), del rifiuto inorridito di credere che i disgraziati
sopravvissuti avessero dovuto ricorrere al cannibalismo. Altre avventure,
ipotesi, rassegnazione. Fino al 2014, quando furono ritrovati i resti dell’Erebus
al largo della King William Island nel territorio
degli inuit, confermando quello che questi avevano dichiarato ai membri delle
spedizioni di salvataggio dell’800. Nel 2016 anche la Terror fu ritrovata.
Sir John Franklin |
Storie come quella di questi grandi velieri hanno una magia tutta loro.
In un mondo in cui ormai conosciamo pressoché tutto e in cui gli spostamenti
sono diventati all’ordine del giorno, imprese come quella di Ross e di Franklin
appaiono eroiche e loro stessi sono l’incarnazione del mito di Ulisse che
brucia dal desiderio to follow knowledge
like a sinking star, di inseguire il sapere come la stella che si inabissa,
“di navigare al di là del tramonto”. E forse anche per noi “non è troppo tardi
per cercare un mondo più nuovo”, con scopi diversi, con mete diverse, anche se non
a bordo di una nave.
Un libro molto bello e molto ben documentato che si legge come un
grandioso libro di avventura. Una fonte d’ispirazione.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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