fresco di lettura
Sepp Mall, “Ai
margini della ferita”
Ed. Keller, trad. Sonia Sulzer,
pagg. 192, Euro 14,50
Titolo originale: Wundränder
“Leggiamo per non essere soli”, ha detto il personaggio di qualche libro
che non ricordo. Vero. Ma leggiamo anche per sapere, per vivere altre vite
diverse dalla nostra, per pensare altri pensieri.
“Ai margini della ferita” di Sepp Mall
ci trasporta in Alto Adige, rimasto Südtirol per gli abitanti in grande
maggioranza tedeschi. Un Alto Adige che non è quello idilliaco dei picchi innevati
delle montagne e delle cassette di fiori alle finestre. E’ l’Alto Adige degli
attentati del 1961- e scopriamo quanto poco sappiamo, o meglio, quanto poco
abbiamo riflettuto sulla Storia di questa regione di confine, regalata
all’Italia alla fine della prima guerra mondiale senza tener conto del diritto
all’autodeterminazione proclamato dopo il crollo dell’impero asburgico,
mantenuta forzatamente tranquilla nel periodo tra le due guerre ed esplosa per
la prima volta con un attentato nel 1956 a cui seguirono altri, culminanti nel
divampare dell’odio della ‘notte dei fuochi’ tra l’11 e il 12 di giugno del
1961.
Sepp Mall non fa riferimento esplicito ad alcun attentato- si accenna a
tralicci fatti saltare, al tentativo di distruggere il monumento che raffigura
un alpino in una piazza. Ma le due storie, che si sviluppano separatamente, si
sfiorano senza intrecciarsi e si riuniscono con lievità alla fine, sono
raccontate dal punto di vista di un ragazzino e di una giovane donna. Lui
perché è poco più di un bambino, lei perché è appena venuta ad abitare in
città- nessuno dei due è consapevole di quello che sta accadendo. Lui sa che
suo padre è stato arrestato, lei deve accettare che il fratello vada ad abitare
per conto suo, ma né l’uno né l’altra collegano i due fatti con quello di cui
hanno solo un sentore vago. E l’abilità dello scrittore è proprio in questo,
nel costruire un’atmosfera di tensione occulta, nel creare un divario tra chi
insorge e la maggioranza silenziosa.
“Il ragazzo disse che suo padre si era dissolto nel nulla, così da un
giorno all’altro”- è l’inizio della prima storia, quella del ragazzino che
sogna di andare allo stadio di San Siro per vedere giocare Mazzola e poi viene
a sapere che suo padre è a Milano, sì, ma in carcere. A lui, tutto sommato, fa
perfino comodo che il padre, così severo, non sia più in casa. Così come fa
comodo a sua sorella che amoreggia con un soldato italiano. Quando il padre
verrà rimandato a casa e sentirà il nome ‘Salvatore’, andrà su tutte le furie.
Gli italiani che compaiono nel romanzo
di Sepp Mall sono dei poveracci, sono ragazzi spediti all’estremo Nord
dall’estremo Sud, sono quanto di più mediterraneo si possa immaginare, con le
ascelle chiazzate di sudore, la carnagione scura e i capelli ricci. Sono
altrettanto inconsapevoli della realtà storica della regione in cui si trovano
quanto lo sono il ragazzo e la sorella del giovane balbuziente che finalmente
trova un ruolo importante per se stesso e poco importa se è strumentalizzato,
se qualcuno approfitta della sua ingenuità e ignoranza. Dagli italiani si deve
stare alla larga, nel romanzo di Sepp Mall. Quando, per mancanza di soldi, il
ragazzo si trasferisce ad abitare nel rione chiamato Harlem (e non a caso),
vuol dire che la sua famiglia è caduta proprio in basso: chi mai andrebbe ad
abitare in uno di quei casermoni dove vivono gli italiani?
Harlem è il posto più merdoso che ci si possa immaginare, disse sua sorella.
Ci abitano solo gli italiani, là. I morti di fame e gli italiani.
Ah, così, disse Paul, però non ti dispiace pomiciare con uno di loro.
Riuscì a malapena a schivare un calcio.
Come se non fosse vero, disse lui.
Non puoi capire, sibilò Maria, sei ancora troppo stupido. Quella con
Salvatore è tutta un’altra cosa.
Il finale è nell’ombra, è il lettore ad illuminare le scene, a capire
che cosa sia successo, a mettere insieme i pezzi, come fossero quelli di un
corpo dilaniato da un’esplosione. Le due tragedie avvicinano il ragazzo Paul e
Johanna che aveva sempre protetto l’amato fratello minore (“Qualche volta
incespico anch’io, proprio come lui”, erano state le parole di apertura della
sua storia) e noi abbiamo letto la Storia vista ‘dall’altra parte’, due storie
su cui fermarci a riflettere.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
lo scrittore Sepp Mall
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