ricorrenze
seconda guerra mondiale
Max Hastings, “Inferno. Il mondo in guerra. 1939-1945”
Ed. Neri Pozza, trad. Roberto
Serrai, pagg. 895, Euro 19,50
“Questa non è una guerra per gentiluomini” riconobbe il tenente von Heyl
della Wehrmacht in una lettera alla famiglia. “Si diventa totalmente
insensibili. La vita umana è così a buon mercato, vale meno delle pale che
usiamo per sgombrare le strade dalla neve. La condizione che abbiamo raggiunto
vi sembrerà incredibile, a casa. Non uccidiamo esseri umani, ma “il nemico”,
definizione che li rende impersonali- al massimo sono come animali. Loro si
comportano allo stesso modo verso di noi.”
Inizio ancora una volta dal titolo,
“Inferno. Il mondo in guerra. 1939-1945”, ovvero, dall’inglese “All hell let
loose”, Si è scatenato l’inferno.
Perché leggendo il bellissimo libro di Max Hastings- e qui il bello incontra
l’orrore e la bellezza dipende dalla soddisfazione di sapere, dall’apprendere
la storia di quei sei anni di guerra in maniera viva, quasi sentissimo parlare
le voci di chi vi era coinvolto- è questo il nostro pensiero ricorrente:
l’inferno non può essere peggio di così, questa è un’anticipazione
dell’inferno.
Dei tanti, tantissimi libri sulla seconda guerra mondiale, non ricordo
di averne letto uno così completo ed esauriente quanto quello di Hastings.
L’attenzione della maggior parte degli storici è stata per lo più focalizzata
sul campo d’azione in Europa, mentre il quadro in “Inferno. Il mondo in guerra”
si amplia ad includere le altre aeree di combattimento senza sminuirle- Cina e
Birmania, Papua e le isole del Pacifico, l’Africa naturalmente. E mai come da
questo quadro così vasto abbiamo ricevuto l’impressione che fu veramente una
guerra ‘mondiale’ anche se coloro che combattevano in una parte del globo non
sapevano neppure dove si trovasse la Germania o per che cosa esattamente
stessero combattendo. Nel libro di Hastings c’è la precisione dello storico, ci
sono i fatti e le date, le mappe delle zone di guerra e il tracciato dei piani
di attacco. Ci sono i numeri, quei numeri con sei zero che incutono sgomento- i
morti, sia tra i combattenti sia tra i civili, i feriti, ma anche, ad esempio,
gli 8 milioni di francesi che abbandonarono la propria casa nei mesi di maggio-giugno
1940 a seguito dell’occupazione nazista (e chi ha letto Irène Némirovski
ricorda bene la descrizione della colossale migrazione).
Ci sono, in dettaglio,
le quantità di armamenti delle forze schierate e la differenza tecnica dei
mezzi usati. Vengono riportate le discussioni, le pianificazioni, gli ordini e
le reazioni dei leader. Il tutto senza appesantire la narrazione anche perché
questa è di continuo inframmezzata da altri particolari ‘umani’ che hanno a che
fare direttamente con carnefici e vittime della guerra. Le parole di un giovane
pilota della RAF possono essere seguite dall’annotazione che pochissimi tra gli
eroi dell’aria sopravvissero ai cinque anni che seguirono la battaglia
d’Inghilterra (anche il ragazzo di cui abbiamo letto, dunque, è morto). La
descrizione del terribile assedio di Leningrado con gli episodi di cannibalismo
è affiancata da quella degli espedienti usati per rimediare un pasto con gli
ingredienti più impensati. cadaveri per le strade di Leningrado assediata |
Qual è la parte riservata all’Italia nel libro di Hastings? L’obiettivo
grandangolo usato per questo libro lascia sfuocati molti particolari, è ovvio.
Ci spiace dunque che nulla o quasi venga detto della Resistenza e che i lettori
restino con la veritiera impressione del disprezzo che sia il nemico inglese
sia l’alleato germanico provava nei nostri confronti. Nelle parole del
feldmaresciallo Werner: “chi avrà l’Italia al suo fianco è destinato a
perdere.”
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
lo storico Max Hastings
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