ricorrenze
seconda guerra mondiale
Recensione di "Kaputt Mundi" e intervista a Ben Pastor
Roma 1944. Il corpo di una
segretaria tedesca viene trovato sfracellato in strada: suicidio? Questo il
nuovo caso da risolvere per l'ufficiale della Wehrmacht Martin Bora, che
abbiamo già visto come protagonista in "Lumen" e "Luna
bugiarda". Ma ormai sappiamo bene che un romanzo di Ben Pastor è molto di
più di un giallo: chi ha seguito le vicende di Martin Bora (personaggio ispirato a von Stauffenberg,
giustiziato per aver attentato alla vita di Hitler) conosce il suo tormento
interiore di uomo d'onore diviso tra l'obbligo di servire il suo paese e quello
di seguire la sua coscienza, ricorda lo sgomento da lui provato nel vedere le
umiliazioni inflitte agli ebrei in Polonia e sa che la sua presenza a Roma,
adesso, è sorvegliata dalla Gestapo. A Roma, negli ultimi mesi di occupazione
tedesca mentre gli alleati risalgono la penisola, la morte sospetta di Magda
Reiner è un crimine minore in uno scenario di morte violenta per azioni di
guerra o per le feroci rappresaglie eseguite dai nazisti, e la lotta contro il
tempo di Martin, nella ricerca angosciata del luogo dell'eccidio che verrà
ricordato con il nome tristemente noto delle Fosse Ardeatine, come se la sua
vita stessa dipendesse dal riuscire a salvare almeno una vittima ( "se
avrai salvato anche una sola persona...", dice il Talmud), ha una valenza
etica e una tensione drammatica che non hanno paragoni nella letteratura di
genere. Vicino a Bora e al suo "doppio", l'ispettore Guidi, personaggi
tolti dalla Storia, come Kesselring, Kappler, Priebke, Dollmann, e una folla di
gente comune, dal mite insegnante arrestato per aver dato alloggio a un
partigiano, alla donna che parla un coloratissimo romanesco: un coro di voci
metalliche o dolenti, spietate o libertarie che ricreano l'atmosfera di Roma
città aperta, in un libro che già si impone all'attenzione con un titolo
bellissimo, "Kaputt Mundi", a evocare la città eterna che veglia
sulla fine di un mondo a cui lei sopravviverà. Stilos ha intervistato Ben
Pastor, autrice di "Kaputt Mundi". Un nome ingannatore per questa
fragile signora dal sorriso incantevole: Ben è il diminutivo di Verbena e
Pastor è il cognome del marito americano. Lei, Verbena Volpi, è nata e ha
studiato in Italia, anche se scrive in inglese perchè vive da trent'anni in
America, dove insegna Scienze Sociali presso il Vermont College della Union
University.
Scelta singolare, quella di un
eroe che è un ufficiale della Wehrmacht.
Ho scelto come eroe un personaggio che
indossa un'uniforme che, per tutti noi che siamo cresciuti dopo la guerra, è la
quintessenza della malvagità politica e militare, un ufficiale tedesco. Un
ufficiale dell'esercito, però, e non delle SS, la branca politica più che
militare, anche se ci fu una Waffen SS che era associata all'esercito e che
funzionò tristemente sia in Italia sia nelle altre nazioni invase dalla
Germania. La relazione tra Wehrmacht e SS fu complicata fin dall'inizio, in
parte perché l'esercito, con un quadro di ufficiali spesso aristocratici, conservatori
ma democratici, non si trovò mai d'accordo con un corpo militare che era
puramente politico, non aveva alcuna delle tradizioni dell'esercito tedesco
vecchio di secoli e non rispettava le regole di guerra. E' vero che di recente
si sono rivelate vergognose situazioni in cui l'esercito tedesco collaborò con
le SS, soprattutto nella Germania orientale. Genericamente però ci furono
ufficiali che mantennero le distanze e perciò riesco a "infilare"
Bora in un'intercapedine interessante sia dal punto di vista etico sia dal
punto di vista politico che gli concede di servire la sua nazione e, allo
stesso tempo, di prendere le distanze fin dall'inizio. Già alla fine della
guerra civile spagnola, come si vedrà in seguito, Bora ha dei dubbi sulla
realtà politica a lui contemporanea. Un personaggio che riesce ad avere
l'attrattiva dell'uniforme del soldato ma anche la dignità personale di un uomo
che resta democratico dentro di sé e nemico delle sopraffazioni, a suo rischio
chiaramente, perché non è nella posizione di potersi opporre in maniera
sfacciata. Comincia in sordina a farlo in "Lumen", poi si opporrà più
frequentemente e con più esasperazione alla SS e alla Gestapo, in un crescendo
sia della sua malinconia e del suo orrore per quello che sta succedendo, sia
del suo coraggio per affrontare un rischio che diventa sempre più palese. Sarà
interessante vedere come si arriverà alla conclusione dello scontro tra Bora
della Wehrmacht e i suoi molti nemici della SS e della Gestapo che lo seguono
nell'ombra ormai da molti anni
Bora è entrato nell'esercito
che era poco più che un ragazzo. Adesso è più che mai solo: nei suoi rapporti
con Guidi e Dolmann, con la contessa Ascanio, con Kesselring e con Nora Murphy,
sembra che sia in cerca del fratello, del padre, della madre e di una donna da
amare.
Martin incomincia a combattere alla
fine del '36, a 22 anni. Ormai è un uomo di 30 anni. Un po' alla volta ha perso
tutti, si trova isolato sia come essere umano, sia come credente, in quanto
uomo "contro" dentro un sistema politico tremendo e crudele. In
"Kaputt Mundi", dove si trova a collaborare non solo con Guidi che
aveva già conosciuto ma anche con altri, Dollmann, colonnello sui generis delle
SS, con l'ex-moglie del patrigno, con il capo delle forze tedesche Kesselring,
con una donna nuova, Nora Murphy, si confronta con personaggi che riempiono il
suo vuoto interno in un modo rischioso, perché è un tentativo di rifarsi i
contatti primari in modo avventizio, perché sono incontri in un periodo
distruttivo e lui stesso non sa quanto fidarsi di queste ricostruzioni sia di
parentela sia di affetto. Mi interessava metterlo a confronto con questo
bisogno d'amore, e il suo successo o mancanza di successo nell'ottenerlo
durante la storia.
Il libro è dedicato ad Aldo Sciaba che compare anche come
personaggio minore nel romanzo.
Aldo Sciaba non esiste storicamente.
Esiste una delle molte vittime delle Fosse Ardeatine di cui non si sa né il
nome né l'età, si sa che era un uomo e io ne ho voluto fare un personaggio
perché, secondo me, non c'è niente di più doloroso dopo la morte, e una morte
così crudele e immeritata, che il rimanere ignoti. Ho voluto dargli un nome e
gli ho dato un nome ebraico, per onorarlo, onorare il morto ignoto.
Mentre Martin è a Roma, gli
giunge la notizia del bombardamento di Lipsia. Di recente si è messa in
discussione la necessità del massiccio bombardamento delle città tedesche da
parte degli alleati.
I bombardamenti di Lipsia e di Dresda sono
stati disastrosi e ormai si sta parlando anche nei libri di storia
contemporanea delle sofferenze dei civili in Germania. E' un campo secondario
dello studio della seconda guerra mondiale che ora sta venendo in auge: quali
responsabilità avevano i civili tedeschi nell'evoluzione del nazismo? erano
abbastanza colpevoli da meritare un bombardamento a tappeto? la risposta è
ovvia: raramente i civili sono responsabili delle malefatte dei propri governi,
ma fino a che punto possa un dittatore arrivare al potere senza l'appoggio del
popolo, è un'altra questione. Quello che mi colpisce è il fatto che fino ad ora
non si sia trovato modo di parlare in modo convincente di tutte le vittime
civili dei bombardamenti. Vorrei ricordare agli altri, a quelli della mia
generazione, di quella precedente e, soprattutto, della generazione seguente,
che le vittime innocenti di una guerra sono quelle che più chiaramente gridano
contro la guerra. Tutti gli altri hanno fatto una scelta, i civili no, per
questo mi sembra giusto parlarne.
Il personaggio di Dollmann
finisce per acquistare le nostre simpatie. Fino a che punto possiamo credere
alla sincerità delle sue intenzioni?
Eugen Dollmann |
Eugenio Dollmann, cattolico, conoscitore
dell'arte e della cultura italiane, colonnello "per incidente",
diventa un compagno di viaggio di Martin. Il suo libro, "Roma
nazista", è stato ripubblicato di recente e offre una visione
interessante, completa e maligna degli eventi che hanno circondato la seconda
guerra mondiale, in particolare l'occupazione di Roma in cui Dollmann si
trovava. Resta da domandarsi quanto ci si possa fidare delle storie di
Dollmann, un personaggio che è passato dal campo dell'arte e della cultura a
colonnello delle SS e poi agente degli alleati. Sicuramente è una persona quasi
rinascimentale, intelligente e sottile, forse anche un mentitore. Anche se
forse gli uomini così mondani non mentono così spesso come si pensa,
probabilmente abbelliscono la verità. Comunque è un uomo piuttosto simpatico,
degno di essere rammentato, e tornerà in altre storie di Bora. Mi spiace di non
essere riuscita - per due mesi - a incontrarlo. Finalmente lo avevo
rintracciato ma è morto poco prima che lo incontrassi. Non avevo ancora
lavorato a "Kaputt Mundi" ma ci stavo già pensando. Invece ho
rintracciato uno degli ufficiali che lavoravano all'ambasciata tedesca a Roma:
ricordava poco, ai tempi era molto giovane e aveva molto sofferto, aveva anche
scritto un libro. Come giovane aristocratico entrato nell'esercito poteva
essere un parallelo con Martin Bora. Ma ho colto e rispettato il suo desiderio
di silenzio.
Roma come protagonista in
"Kaputt Mundi", indubbiamente molto di più di Cracovia o Verona nei
due precedenti romanzi.
Sì, le altre città erano state al
centro del set, ma Roma è certamente la protagonista, in parte perché la
conosco meglio, in parte perché Roma in guerra è una città singolarissima, così
antica, così disincantata. Guerre e sofferenze vengono e vanno, e Roma
sopravvive, lei smitizza le sue sofferenze. E' una città capace di sopportare e
andare oltre. Mi interessava questa città grande, potente, sconfitta in questo
momento, afflitta, invasa eppure capace di funzionare in certi modi. Volevo
mostrare la sua bellezza sia pure sotto le bombe, sotto le sofferenze degli
imprigionamenti, delle rappresaglie, la sua capacità vitale di andare oltre. E'
il mio piccolo omaggio a Roma, in coda a quelli che le sono già stati dati, da
Rossellini e Fellini, Pasolini, Scola, Moravia e tanti altri.
Possiamo chiedere che ne sarà
di Bora?
Bora riesce a uscire da Roma, si ritira
con le truppe tedesche e seguirà il suo destino che lo porterà altrove in
Italia, in due località, una del centro-Nord e poi a Salò stessa, dove si
troverà alla fine della guerra. Nello stesso tempo però, facendo un passo
indietro cronologicamente, si troverà anche in Russia, dove ha servito la sua
nazione nel 1943/44 e ancora prima durante la guerra civile in Spagna. I
romanzi faranno così dei passi avanti e indietro che spero riusciranno a
completare il personaggio, per indicare gli aspetti che finora sono rimasti in
ombra. Non vorrei però rivelare tutto di lui: abbiamo tutti diritto a un'ombra
pudica e Bora è un uomo di grande pudore e io vorrei lasciargli qualche segreto
personale.
Ben Pastor, "Kaputt
Mundi"
Ed. Hobby & Work, pagg.438, Euro 17,50
la recensione e l'intervista sono state pubblicate sulla rivista "Stilos"
la scrittrice Ben Pastor
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