Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
thriller storico
Ilaria Tuti, “Risplendo Non Brucio”
Ed.
Longanesi, pagg. 390, Euro 20,90
Con “Risplendo Non Brucio” (bellissimo
titolo, molto significativo) Ilaria Tuti accantona il romanzo di indagine
poliziesca che ha Teresa Battaglia come protagonista e ritorna al genere
storico, inaugurato con “Fiore di roccia”. Questo è un thriller storico, per
essere più precisi, un’indagine alla ricerca di due assassini nel quadro più
vasto della seconda guerra mondiale dove gli assassini sono molti, purtroppo, e
i loro crimini sono di un’efferatezza senza paragone.
Le trame sono due e pure le ambientazioni sono due- il castello di Kransberg e Trieste-, due i personaggi principali- il professor Johann Maria Adami e sua figlia, la dottoressa Ada Adami. È inverno, l’inverno che segue il luglio 1944 del fallito attentato a Hitler e il Führer ha paura, nascosto nel bunker di uno dei suoi Nidi d’Aquila, a Kransberg, per l’appunto.
Il
professor Adami è uno degli scheletri viventi che si aggirano a Dachau, un
prigioniero politico. L’ufficiale nazista che viene a cercarlo era stato suo
alunno- ora ha un’aria sprezzante di rivincita per la sua superiorità. L’acume
del professor Adami è richiesto per far luce sul caso di un giovane nazista che
pare essersi suicidato buttandosi giù dalla torre del castello. Ma- e se non
fosse suicidio? Se si trattasse di un complotto per eliminare Hitler? Più di un
ricatto viene usato per forzare Johann Adami a sciogliere i dubbi- ogni giorno
che passa uno dei prigionieri inglesi sarà giustiziato e che messaggio gli si
vuol fare arrivare con il succhiotto azzurro che gli hanno messo in tasca?
A Trieste Ada è sola. Si sente tradita dal padre che ha scelto la coerenza con la sua coscienza e l’ha abbandonata. Non ha più notizie di lui e neppure del marito che si è unito ai partigiani. E poi trema per il suo bambino che un parto con il forcipe ha lasciato con una gambetta più debole- rientrerebbe nell’Aktion T4 dei nazisti? La Risiera di San Sabba, in origine costruita per la pilatura del riso, era diventata un campo di concentramento nazista, le sue ciminiere eruttavano fumo e ceneri. C’erano macchie di sangue sulla neve fuori dalle sue mura- era lì che la giovanissima Margherita, figlia di una famiglia triestina molto in vista era stata aggredita? Non era la prima vittima del mostro che lasciava segni di morsi sul corpo delle ragazze. Ada deve trovare il colpevole, per amore di Margherita e per amore di sua madre che è come una sorella per lei. E forse si avvicina troppo a scoprire la verità, forse la sua stessa vita è in pericolo…
I due filoni scorrono a capitoli alterni e
l’avvicendarsi delle due vicende con i due diversi protagonisti che danno voce
a due diverse maniere- maschile e femminile- di vivere la Storia, assicurano
l’interesse costante del lettore. Si tratta di due indagini su due crimini che-
a ben vedere- potrebbero essere considerati irrilevanti accanto all’operazione
di sterminio che ha luogo a Dachau e alla Risiera, che importanza possono avere
i prigionieri fucilati e i corpi di chi è stato gettato vivo nelle foibe perché
accusato di fascismo? E invece- e non a caso sia Ada sia suo padre sono medici
che hanno fatto il giuramento di Ippocrate- “nessun
uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto…La
morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E
dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”. Sono i
versi di John Donne a ricordarci che la tragedia di un crimine non si calcola
con i numeri. E vivere non vuol dire sopravvivere, vuol dire non dimenticarsi
mai che siamo esseri umani, che non dobbiamo diventare homo hominis lupus.
Una storia di integrità, di coraggio, di amore filiale, di amore
materno, di resilienza, con personaggi veramente esistiti (come l’Obersturmführer
Josef Oberhauser a cui fu affidato il comando della Risiera nel 1945), personaggi
fittizi e in più…un pizzico di giallo.