seconda guerra mondiale
James Holland “L’anno terribile. Maggio 1944-Aprile
Ed. Longanesi, trad. Sergio
Mancini, pagg. 567, Euro 29,00
Titolo originale: Italy’s Sorrow
Quando alla fine la battaglia si spostò oltre, molti degli abitanti di
Genzano avevano trascorso quasi sei mesi in quelle caverne. “Vivere in quelle
grotte scavate da noi”, dice Leonardo Bocale, uno degli “scavatori” di Genzano,
“senza servizi igienici, senza una vita, senza sapere quale avrebbe potuto
essere il nostro futuro, buttati lì come animali…eravamo abbandonati
culturalmente, materialmente, spiritualmente.”
La precisione del dettaglio storico a cui ci ha abituato Anthony Beevor
nei suoi libri famosi sulla seconda guerra mondiale e la ricchezza della viva
voce dei protagonisti della Storia secondo il metodo di La Pierre-Collins : è
questa combinazione che rende “L’anno terribile” del giovane storico inglese
James Holland una lettura così coinvolgente e appassionante. Storia da manuale,
con tanto di mappe segnate dai percorsi delle armate che si fronteggiano, e
vicende personali fatte di ricordi e di sofferenze che dolgono ancora, a più di
sessant’anni di distanza.
E infatti. Infatti il titolo originale del
libro di Holland è “Italy’s Sorrow: a Year of War 1944-45” , perché quel terribile ultimo
anno di guerra fu contrassegnato dallo strazio dell’Italia, ferita a morte nei
suoi territori e nella sua gente. Neppure gli anni precedenti erano stati
facili, solo i fascisti più fanatici sostenitori del Duce potevano non vedere
la serie di errori, l’incompetenza dei capi, la leggerezza con cui i soldati
venivano mandati a combattere, senza preparazione adeguata, senza armi moderne
e, nella campagna di Russia, senza un abbigliamento adatto al clima che
avrebbero affrontato. Era naturale, quindi, che i nostri alleati tedeschi (già
afflitti da smisurato complesso di superiorità in quanto razza eletta, seppur
non secondo la Bibbia )
si facessero beffe del marmittone italiano, pur riconoscendo- sporadicamente-
il valore e il coraggio dei singoli. Dopo l’8 settembre 1943, tuttavia, con
l’improvviso voltafaccia l’Italia era diventata un paese di traditori oltre che
di ridicoli strimpellatori mangiaspaghetti- e si sa che fine meritino i
traditori. Non per nulla Dante li aveva relegati nella parte più profonda dell’Inferno.
L’anno che sarebbe seguito, dal marzo 1944 all’aprile del 1945, sarebbe stato
cruciale, difficile e doloroso più di quanto chiunque non lo abbia vissuto
possa immaginare. Terribile. Per le armate degli Alleati che avanzavano
(trionfalmente, sì, ma erano sempre amici? a volte non sembrava proprio),
incalzando la ritirata dei tedeschi (lentissima, ogni metro indietro veniva
difeso con le unghie e con i denti. E i tedeschi avevano l’ordine di lasciarsi
terra bruciata alle spalle), incoraggiando le azioni dei partigiani che già
intendevano imporsi come combattenti regolari, nemici dei nazisti a fianco
degli Alleati.
Il prologo de “L’anno terribile” è
un’anticipazione di quanto seguirà: il 23 marzo 1944 ci fu un attentato dei
partigiani contro la compagnia del 3° battaglione del reggimento di polizia
‘Bozen’ in via Rasella, a Roma. 33 i tedeschi morti, 335 gli italiani uccisi
per rappresaglia nella località conosciuta con il nome di Fosse Ardeatine, 5 in più del numero che
avrebbe rispettato la proporzione di 10 a 1 ordinata da Hitler. Possiamo proseguire
la lettura del libro di Holland seguendo direttive diverse, come fossero le
frecce delle mappe che segnano l’avanzamento degli eserciti.
Tenendo il conto
delle stragi, perché l’eccidio delle Fosse Ardeatine è uno dei più di 700
episodi simili, violenti al di là di ogni dire, dolorosi e distruttori; e poi
delle città e dei paesi sbriciolati in macerie- valga un nome, Montecassino,
per ricordarli tutti; delle donne stuprate, considerate bottino di guerra (e
qui i colpevoli non furono tanto i tedeschi, che seguivano un loro rigido
codice d’onore, ma le truppe alleate, soprattutto i Goumiers marocchini); della gente ridotta alla fame, a mano a mano
che gli eserciti avanzavano, con le donne, persino le bambine che si offrivano
ai soldati in cambio di un pezzo di pane.
attentato di via Rasella |
Ma il dolore dell’Italia contagia
anche i combattenti: che l’Italia fosse un paese dalle molte bellezze si
sapeva, che fosse una terra così montuosa, così ardua da calpestare, con gli
scarponi chiodati sulle rocce o i piedi che affondavano nel fango delle zone
paludose, così difficile sia da difendere sia da conquistare- questo no, gli
americani non se lo aspettavano. E, su questo sfondo di raffiche di spari e di
boati di bombe, si muovono i personaggi della Storia grande e di quella
piccola: James Holland riesce a rendere memorabili sia i generali- Kesselring e
Alexander, l’americano Clark e il polacco Anders- sia i soldati di grado
inferiore- il tedesco Hans Golda e il neozelandese Tini Glover, il canadese
Stan Scislowski, e ancora, partigiani italiani e la spia Carla Costa, la
triestina Carla Duse e Elena Curti, figlia illegittima di Mussolini, una
sopravvissuta all’eccidio sul Monte Sole e la donna violentata.
La sofferenza dell’Italia grida
con le voci di tutte queste persone, imponendosi al nostro ricordo, con
l’immagine che chiude il libro, quella del cimitero di Casaglia dove furono
massacrate 191 persone – “Sul cancello c’è sempre una semplice ghirlanda di
ferro battuto. Forse un giorno l’Italia potrà dimenticare. Ma oggi non può
ancora farlo”.
la recensione è stata pubblicata su ww.wuz.it
lo storico James Holland
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