cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Alessia
Gazzola, “Le ossa della principessa”
Ed. Longanesi, pagg. 346, Euro
14,96
Mi piace il personaggio di Alice Allevi.
Mi piace lo stile di Alessia Gazzola. Non mi piace il genere ‘rosa’ e , in
linea di massima, non mi piacciono neppure i romanzi che mescolano i generi.
Eppure pregusto la lettura di ogni nuovo libro della giovane scrittrice
siciliana, perché so che sarà un giallo-rosa traboccante di humour, divertente,
originale, soprattutto intelligente. E poi, anche se i temi di fondo- le
motivazioni dei crimini su cui si trova ad indagare la zelante e maldestra
Alice- sono quelli del giallo tradizionale, Alessia Gazzola li rielabora, arricchisce
la vicenda con inserti di altre vicende che servono come specchi per
moltiplicare l’immagine.
“Le ossa della principessa” prende l’avvio
da due fatti: è scomparsa Ambra Negri Della Valle, la specializzanda perfetta,
rivale in amore e in carriera di Alice, la donna che è tutto ciò che non è
Alice, e, in un’area finora disabitata vicino a Roma viene ritrovato un
cadavere ridotto a scheletro, rannicchiato in posizione fetale, accanto ci sono
una moneta del 2005 e una coroncina, di quelle che le bambine si mettono in
testa per giocare alla regina. Quando un nome verrà dato a quei resti, si
scopre che appartengono a Viviana Montosi, una giovane archeologa che era stata
compagna di scuola ed amica di Ambra. Possibile che sia una semplice
coincidenza?
Una storia del passato e una storia del presente- una contrapposizione
di tempi che riflette la tempesta dei sentimenti della nostra Alice che
sappiamo da sempre in bilico tra l’attrazione verso l’aitante Claudio Conforti
e l’altrettanto aitante Arthur, entrambi elusivi, entrambi distratti dalla
passione per il lavoro e da infatuazioni più o meno passeggere per altre donne.
In una qualche maniera Viviana, di cui ci pare di sentire la voce nelle pagine
in cui apprendiamo degli scavi a Gerico, nel 2005, è un doppio di Alice- anche
lei soffre per un amore non facile, il tenebroso Daniel, inglese come Arthur,
figliastro del professore che dirige gli scavi, così come Arthur è figlio del
Boss della Facoltà presso cui Alice si sta specializzando, anche Viviana è
generosa ed irruente, leale ed onesta a fianco di colleghe che la invidiano per
le sue attitudini, perché sembra essere la favorita del professore.
Viviana ha
fatto scoperte importanti, insieme a Daniel, un cranio con le conchiglie sugli
occhi e lo scheletro di una donna- c’è qualcosa di commovente in quelle ossa
mute, qualcosa di così speciale che fa sì che Viviana immagini siano i resti di
una principessa. Ed ecco un altro specchio che rimanda un’altra immagine
sfocata, di tempi immensamente più lontani di quel 2005 in cui Viviana è stata
uccisa.
Viviana dovette concentrarsi per riconoscere
quello che stava affiorando dai granelli del tempo. Erano ossa umane,
apparentemente composte in una sepoltura magnificente, quella riservata a
membri dell’aristocrazia. Un corpo minuto, una collana al collo.
Viviana non poteva essere certa, ma la
suggestione la fece sognare e provò un’emozione fortissima quando si disse che
quelle erano ossa speciali.
Le ossa di una principessa.
Alice sarà anche maldestra e poco
precisa, Claudio Conforti può anche continuare a ripeterle che quella del
medico legale non è una professione che le si addice, però ha un intuito
eccezionale. E’ la dote che le riconosce l’ispettore Calligaris che ha imparato
a fidarsi di lei e che la vuole al suo fianco nelle indagini. In questo intuito
noi riconosciamo un’empatia verso gli altri che ce la fa amare. Così come
amiamo la sua genuinità, la sua autoironia, la sua totale mancanza di
sofisticazione. E ci piace la cura del linguaggio di Alessia Gazzola, il suo
modo di incastrare l’una dentro l’altra diverse narrative, l’umorismo elegante
delle sue pagine.
la recensione è pubblicata su www.stradanove.net
la scrittrice Alessia Gazzola
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