cento sfumature di giallo
Alessia Gazzola, “Sindrome da cuore in sospeso”
Ed. Longanesi, pagg. 143, Euro
9,86
Una volta tanto, sono contenta di non
essere riuscita a leggere un libro al momento ‘giusto’, subito dopo la sua
pubblicazione. Perché ho appena terminato “Le ossa della principessa”, il nuovo
romanzo di Alessia Gazzola della serie che ha come protagonista Alice Allevi,
specializzanda in medicina legale, e, come mi succede spesso quando un
personaggio mi è simpatico, facevo fatica a distaccarmi da Alice, mi dispiaceva
salutarla fino al prossimo incontro in un nuovo libro. Ed ecco, invece, la
possibilità di ritrovarla in “Sindrome da cuore in sospeso”, il prequel che non mi era capitato tra le
mani appena pubblicato.
Ecco Alice, dunque, un’Alice inedita di
ventitre anni che è piena di dubbi sulla strada da intraprendere. Con un fratello
che sospetta essere ‘gaio’ (come dice la nonna), Alice non osa deludere le
aspettative dei genitori, eppure non ce la fa proprio ad affrontare
quotidianamente il dolore degli ammalati. Succede qualcosa che la aiuterà a
scegliere: muore la badante russa della nonna, le hanno sparato in fronte. Il
medico legale che viene ad esaminare il corpo è Claudio Conforti, il bel
Claudio un po’ strabico che inizia subito a bistrattare la giovane Alice. E
tuttavia Alice ne è affascinata, tanto da presentare domanda di iscrizione
all’istituto di anatomopatologia.
Chiudo la vetrinetta e, in una maniera che non mi è ancora del tutto
chiara, succede qualcosa di irreparabile. Una catastrofe, la cui portata mi è
resa evidente dal grido di un Nooo! Da moviola del dottor Conforti.
Mortimer scivola via
dalle mie mani, come fosse dotato di vita autonoma.
Rovina sul pavimento
dove, con precisione premeditata, si spacca in due metà esatte.
Anche se con qualche forzatura, anche se le
scene con la nonna e le altre vecchiette di Sacrofano ci ricordano, al
femminile, i romanzi di Marco Malvaldi, “Sindrome da cuore in sospeso” è una
lettura piacevolissima, frizzante come quella delle storie seguenti di Alice
Allevi. C’è il filone giallo (una storia dolorosa come possono esserlo quelle
dei disperati che abbandonano il mondo che conoscono per venire in cerca di
lavoro, una storia di donne che non può non farci male), e c’è il filone rosa,
con le schermaglie tra Alice e il dottor Conforti tra cui non è ancora successo
niente, facciamo la conoscenza della giapponesina che condividerà la casa con
Alice (anche lei un’immigrata, ma quanto diversa dalla povera badante), ridiamo
delle disavventure di Alice che mettono in mostra quanto sia maldestra
(adorabilmente maldestra, in maniera consolante, la sentiamo ‘una di noi’),
apprezziamo per la prima volta il suo intuito poliziesco (la nonna si vanta che
lo ha ereditato da lei).
E infine possiamo accomiatarci da lei, con
la sensazione soddisfatta di quando ci capita di sfogliare un album di vecchie
fotografie che ritraggono un qualche amico come era ‘prima’ che lo
incontrassimo.
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