Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
il libro ritrovato
Gabriela
Adameşteanu, “Una mattinata persa”
Ed. Atmosphere, trad. Roberto Merlo e Cristiana Francone, pagg.
456, Euro 18,00
Titolo originale: Dimineaţa pierduta
A parte i farabutti, quanti della nostra età non hanno sofferto?
Una generazione, potrei dire, sacrificata…Due guerre, fortune perdute,
terremoti, arresti, prigioni piene, terrore e miseria!...Quando ripenso a
com’eravamo nell’inverno del ’52- ti ricordi ancora quell’inverno terribile? Ci
aveva colto di sorpresa e non c’era più legna…
Quando si tratta di un libro immenso, è sempre difficile
parlarne. E’ difficile decidere da dove iniziare per riuscire a farne capire il
valore. Meglio, forse, gettarsi a capofitto: “Una mattinata persa” della
scrittrice rumena Gabriela Adameşteanu è
un capolavoro. E’ un libro
‘europeo’, e con questo voglio dire che ci riguarda tutti- è uno di quei rari e grandi libri che riescono ad intrecciare le
storie dei singoli con la Storia del loro paese e, nello stesso tempo, ci fanno
sentire parte di quella Storia e di quelle storie anche se apparteniamo ad un
altro luogo e ad un altro tempo.
Potrei iniziare parlando dei personaggi, che sono tanti. Il romanzo
incomincia con la voce di Vica, una
donna anziana che esce di casa al mattino perché non ce la fa a passare tutto
il giorno in compagnia del marito. Il suo è un lungo monologo interiore che,
ogni volta che incontra qualcuno, si trasforma in dialogo. Vica che si avvia
per le strade di Bucarest ci ricorda Leopold Bloom che si aggira per Dublino, o
Mrs. Dalloway che va a fare spese per Londra. E tuttavia la voce di Vica è
inconfondibile, i suoi pensieri sono più facili da seguire di quelli di
Leopold, o di quelli dei personaggi della Woolf. Vica ha un linguaggio colorito, a tratti sboccato. E’ una donna del popolo che ha vissuto due
guerre, che ricorda lo zeppelin che sganciava le bombe sulla città quando
era bambina. Vica passa a salutare la cognata, incontra il nipote. La sua meta
finale è la casa di Ivona, figlia della Madame Ioaniu presso cui un tempo si
recava a fare lavori di cucito.
Ivona è l’antitesi di Vica: suo padre era lo stimato
professor Mironescu, lei stessa è stata insegnante, sua madre era una gran
signora (o almeno, si presentava come tale) e aveva sposato in seconde nozze il
generale Ioaniu. Quando Vica parla di Sophie Ioaniu, si sente la sua
ammirazione per lei. A sentire Vica, sarebbe stato il primo marito, in punto di
morte, a chiedere all’amico Ioaniu di sposarla. La versione di un altro
personaggio è un po’ diversa: tutta Bucarest sapeva che Sophie Mironescu andava
a letto con Ioaniu quando il marito era ancora in vita. E’ un dettaglio
significativo dello stile narrativo del romanzo: capita spesso di sentire una differente versione dei fatti, da parte
di parecchie persone. A volte c’è una frase ripetuta, con diverse
implicazioni, da più di un personaggio. Come nel caso della domanda, ‘perché
Sophie aveva chiesto a Titi Iolamiteanu di andare prima a casa loro?’. Se lo
chiede la sorella di Sophie, se lo domanda il marito geloso che spia l’incontro
dei due (e ne soffre) in una delle scene chiave del romanzo.
L’età di Vica fa sì che lei riassuma in sé
tutta la storia del ‘900 rumeno. Il
professore Mironescu, nelle sezioni del libro che sono come dei flash back
innestati da una fotografia, rappresenta il
passato lontano, le discussioni intorno a lui sulla scelta dell’alleanza in
vista della prima guerra mondiale pongono il quesito di quale sia il ruolo
degli intellettuali nella politica di un paese. Ci rendiamo conto, leggendo le
pagine del diario del professore, datato 1916,
di quanto la situazione della Romania fosse simile a quella della Polonia-
entrambi stati schiacciati fra due potenze nemiche. Ivona, suo marito e il loro
figlio che ha abbandonato il paese per l’Occidente, sono il passato più recente, quello della seconda guerra mondiale e del
regime comunista. Sono la paura della
Securitate, delle carceri, dei lavori forzati, delle fughe all’estero di
cui si parla allargando il cerchio con altri personaggi, tutti vivissimi, che
si imprimono nella memoria.
Potrei proseguire parlando delle tematiche del libro- quella delle
scelte politiche, dell’emigrazione, dello stato di corruzione del paese, del
complesso di inferiorità rumeno nei confronti dell’Occidente, del
‘colonialismo’ dei paesi occidentali che guardano alla Romania con sufficienza
sprezzante, della bruttezza di Bucarest.
Non finirei più di parlare di “Una mattinata
persa”. Termino con l’immagine di un personaggio che non è di carne e ossa ma
di pietra e mattoni: la casa di Ivona,
che era quella di suo padre. Una dimora signorile che è passata attraverso le
traversie dei suoi abitanti e della stessa Romania, dapprima lussuosa in ogni
dettaglio, dagli arredi al giardino, quando ancora c’era la monarchia, poi
sempre più trasandata, quando agli Ioaniu era stato concesso di occuparne un
solo piano all’inizio del regime comunista; dopo ancora la famiglia di Ivona era rientrata in possesso dell’intera casa,
ma- a che pro rimetterla in ordine? La casa passerà allo Stato, il figlio di
Ivona ha perso il diritto di proprietà andando all’estero.
“Una mattinata persa” è
un libro che riserba nuove bellezze ad ogni lettura- perché questo è un libro
che vorrete rileggere.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento