Voci da mondi diversi. Francia
cento sfumature di giallo
Intervista a Dominique
Manotti
Non
demorde, Dominique Manotti, nella sua denuncia di tutto quello di marcio che
c’è nella Francia contemporanea. Insegnante universitaria di Storia economica e
attiva sindacalista, dopo la trilogia noir- sempre pubblicata in Italia dalla
casa editrice Tropea- che aveva come protagonista un affascinante ispettore
omosessuale, il nuovo romanzo “Le mani su Parigi” è sulla Francia di
Mitterrand, Presidente dal 1881 al 1995. Abbiamo intervistato la scrittrice
Abbiamo l’impressione
che ci sia qualcosa di diverso in questo suo nuovo libro, come un passaggio dal
sociale al politico. E una maggiore rabbia. Contro le istituzioni, contro chi
ha il potere: è un’impressione giusta?
Sì, giustissima. E’ un libro molto
“politico” perché tratta del traffico di armi. All’origine volevo scrivere
qualcosa che fosse come un grande quadro del giro di soldi negli anni ‘80. Ne
“Il bicchiere della staffa” avevo trattato della speculazione immobiliare, in
“Curva Nord” del calcio, e ora del traffico di armi. Quest’ultimo libro è, per
l’argomento stesso, più politico; inoltre, intrecciandolo con la vicenda, ho
anche toccato quello che riguarda il funzionamento della presidenza durante
l’epoca di Mitterrand- la cellula dell’Eliseo che era una polizia parallela
costruita nel cuore della Repubblica. E sottolineo che tutto quello che si
riferisce alla cellula, nel romanzo, è basato su documenti veri. Dunque è
evidente che è un romanzo più “politico” degli altri e ha proprio ragione, c’è
della rabbia nel romanzo. Appartengo alla generazione della guerra di Algeria e
del maggio del ‘68 e ho visto sotto i miei occhi distruggere la sinistra
francese. La presidenza Mitterrand per me vuol dire la distruzione della
Sinistra francese. Se oggi la
Sinistra non esiste più è perché è stata distrutta in quegli
anni. Le organizzazioni politiche impiegano anni a morire: la morte è iniziata
negli anni ‘80. Quello che racconto è l’inizio di quella morte.
Iniziamo a commentare il
titolo originale, che contiene un’amarezza satirica che manca in quello
italiano: Nos fantastiques années frics,
con quell’iperbole dell’aggettivo “fantastiques”
che già dice molto.
Fantastiques:
quelli furono gli anni in cui la
Sinistra scoprì l’eccitazione dei soldi, il piacere di fare
soldi, di nuotare nei soldi. La
Sinistra ha sempre avuto piccole storie di corruzione ma
nell’insieme disprezzava il denaro. In Francia c’è anche una Destra che
disprezza il denaro. De Gaulle detestava i soldi, era un uomo di un’integrità
straordinaria. Quando riceveva i nipotini all’Eliseo, si dice- ma credo sia del
tutto vero- che pagasse di tasca sua i dolci per la merenda. Lui era il
Presidente, lui e non la sua famiglia, non i suoi nipoti. Era di un’onestà
estrema, aveva quel senso dello Stato che segnava una parte della Destra e
tutta la Sinistra.
Negli
anni ‘80 non è cambiata solo
Dopo la trilogia con un
affascinante ispettore gay, in questo romanzo c’è un altro personaggio
insolito, Noria, la poliziotta araba: una concessione alla nuova realtà dei
tempi? E la ritroveremo in altri romanzi?
E’ vero che ci sono sempre più persone
di origine magrebina nella vita quotidiana francese, ma Noria è un omaggio alle
mie studentesse. Ho insegnato per più di vent’anni nella banlieue e ho amato le
ragazze magrebine che seguivano le mie lezioni: sono molto combattive, vogliono
uscire dal loro ambiente. Alcune sono scomparse, alcune hanno fatto una fine
tragica, alcune sono state costrette a matrimoni organizzati. Ma per lo più
hanno voluto uscire con energia straordinaria dal loro ambiente. E sì, la
ritroviamo nel romanzo che sto scrivendo, anche se in un ruolo secondario:
Noria lascia la polizia…
Parliamo prima dei
personaggi femminili di questo romanzo che presenta un quadro scoraggiante di
umanità: parlando chiaro, tutte le donne delle romanzo sono delle puttane.
Quelle che fanno eccezione- la donna giudice, la moglie di Bornand e Noria-
sono o scialbe o bruttine. Il motivo è
che le donne puttane sono quelle che meglio si addicono agli uomini farabutti
del romanzo? Oppure non ha una gran considerazione per il sesso femminile?
Non
è sempre vero che le mie donne che valgono sono sempre bruttine. Ne “Il
bicchiere della staffa”, Agathe è bella. Le mie donne sono persone forti, amo
solo le donne forti, ma nell’ambiente del traffico di armi c’è l’utilizzazione
massiccia della prostituzione. Questa è la realtà: il traffico di armi si fa
anche attraverso la prostituzione. Nell’ambiente degli affari, si portano gli
uomini al ristorante; gli uomini del traffico delle armi si portano dalle
squillo di alto bordo. Succede così.
I filoni del romanzo
sono due: quello della polizia corrotta e quello della corruzione politica. O
forse è un solo filone, perché non ci può essere l’una senza l’altra?
Non
so se direi che questa polizia è corrotta. L’ambiente politico è corrotto. La
polizia segue delle regole e sfugge a tutte le forme di controllo. Questo è il
pericolo maggiore oggi in Francia, l’autonomia della polizia. Siamo alla
vigilia di uno stato poliziesco: la polizia ha le sue regole e le rende oscure
all’ambiente politico che dovrebbe controllarle. Oggi nessuno sa e nessuno
controlla quello che fa la polizia. E’ questo il problema e non la corruzione.
E’ molto grave in uno stato democratico che la polizia sfugga ai controlli.
“Le mani su Parigi”,
come pure, anche se in maniera diversa, gli altri suoi libri, è un romanzo
impegnato. Sotto l’aspetto di un romanzo di genere è in realtà un
libro-denuncia- di una certa società, di una certa classe politica, di certi
traffici illegali. E anche di un certo stile di vita. Pensa che sia questa la
nuova veste del noir o, se vogliamo, la nuova arma nelle mani dello scrittore
per raggiungere un vasto pubblico?
Sì, penso che il noir sia sempre stato un
genere di denuncia. Penso che uno scrittore come Ellroy, qualunque siano le sue
idee politiche, abbia fatto la critica più violenta della società americana. Il
romanzo noir racconta quello che sta “sotto”, il lato nascosto della società.
C’è una grande differenza con il genere poliziesco: quest’ultimo è un romanzo
di ordine. Dietro c’è un disordine, segue un’inchiesta e l’ordine viene
ristabilito, i colpevoli vengono puniti, il lettore è tranquillo. Nel noir il
disordine è onnipresente, il disordine è la verità della società organizzata.
Non viene ristabilito l’ordine perché la verità è il disordine.
Non vogliamo chiedere
nulla su Sarkozy che non è ancora Storia, possiamo invece chiederle la sua
opinione su Mitterrand- anche se già ci ha detto qualcosa su di lui- che si può
inquadrare meglio con la lente del tempo?
Per
la Francia Mitterrand
ha segnato la scomparsa della Sinistra come esisteva da dopo la Rivoluzione francese.
All’estero si pensa che la
Sinistra sia molto forte in Francia, ma non è vero. La Francia è un paese di
destra. Più Pétain che la Resistenza. E
tuttavia la Sinistra
ha saputo segnare la cultura. Tutto questo si disfa dopo il 1980: in Francia
sarà necessario riinventare una cultura di cambiamento sociale, una cultura di
movimento.
Alla luce di quanto mi
ha detto, dobbiamo interpretare in chiave ironica la citazione che lei fa di
Mitterand all’introduzione del libro, l’invettiva di Mitterrand contro “il denaro che corrompe, il denaro che
compra, il denaro che schiaccia, il denaro che uccide…”?
Assolutamente sì, ecco, questo è Mitterand, la citazione
è da un suo discorso al Congresso: diceva una cosa e faceva il contrario. Era
un buon conoscitore: sapeva tutto quello che diceva…”il denaro che fa marcire perfino la coscienza degli uomini.” E’
riuscito a prendere il potere con discorsi così, appoggiandosi alle tradizioni
della Sinistra e rovinando quindi la Sinistra.
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