Voci da mondi diversi. Francia
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Dominique
Manotti, “Già noto alle forze di polizia”
Ed. Tropea, trad. Silvia
Fornasiero, pagg. 187, Euro 16,00
Titolo originale: Bien connu des services de police
“Ecco l’essenziale. Non ci facciamo
illusioni, innanzitutto, gli abusi di autorità sono inevitabili. Ne ho già
gestiti, ne gestirò ancora, in questi casi, ho solo due preoccupazioni;
attenuare lo choc per la popolazione del ghetto, cosa che non sempre riusciamo
a fare in modo soddisfacente, bisogna ammetterlo. E assicurare la coesione
totale della macchina poliziesca, a qualunque prezzo. Questo ci riesce meglio.
Dopodiché, sarebbe davvero esagerato affermare che l’ordine repubblicano regni
nei ghetti.
Ho
letto tutti i romanzi di Dominique Manotti. Conosco il suo stile rapido e
secco. Eppure, ogni volta che inizio un suo nuovo libro, è come se ricevessi un
pugno nello sterno e mi si fermasse il respiro. Perché è questo l’effetto che
fanno i romanzi di Dominique Manotti che, romanzo dopo romanzo, aggiunge un
tassello nuovo al quadro- nero- della società francese del nostro tempo: la sua è una scrittura di denuncia che non
risparmia nessuno, che colpisce duro.
E’ la polizia, sono gli abusi delle forze di polizia, al centro di “Già noto alle forze
di polizia”. Una copertina suggestiva: figure nere nella luce di un incendio,
con caschi e manganelli; in primo piano un bracciale con parte della scritta
‘police’, nera su fondo rosso. Impossibile non pensare alle bandiere naziste,
con la svastica nera campeggiante sul fondo rosso fuoco.
E’ l’estate del 2005. Nell’autunno scoppieranno i grossi disordini della banlieu parigina. Nella
periferia di Parigi il commissariato di Panteuil gestisce la sicurezza pubblica
in una maniera che non è ‘ferrea’: è estremamente violenta. Soprattutto, o
piuttosto, solamente nei confronti degli immigrati. Qualunque pretesto è buono per fermare giovani dalla pelle scura,
chiedere i documenti e, alla minima reazione da parte di questi, passare alle
maniere forti. Spesso, troppo spesso, ci scappa il ferito grave. A volte anche
il morto. D’altra parte il capo del commissariato è una donna il cui cognome,
Le Muir, è stato ironicamente trasformato in ‘la Muraille’: è lei che
interpreta la volontà del ministero dell’Interno e che sarà dietro alla
vittoria del responsabile del dicastero alle elezioni presidenziali.
Dominique Manotti non ricorre al metodo facile di attirare l’attenzione del lettore
con dei protagonisti seriali, come accade per lo più nei romanzi di indagine
poliziesca. Non c’è, nei suoi romanzi, un protagonista ricorrente e
accattivante di cui seguiamo l’evolversi, nella carriera e nella vita privata. Tuttavia,
in “Già noto alle forze di polizia”, riappare Noria Ghozali, che abbiamo
incontrato per la prima volta in “Le mani su Parigi”: all’epoca era una giovane
fuggita da casa perché non riusciva più a vivere con il padre severissimo
cultore delle tradizioni arabe. La ritroviamo che ha fatto carriera nella
polizia, ha acquistato sicurezza ed
eleganza. Quando le capita (e succede due volte nel romanzo) che le
rivolgano la parola in arabo, lei si stupisce: da cosa si capisce la sua
provenienza? Lei se ne è quasi dimenticata. Il personaggio di Noria è
importante nel romanzo, perché è l’antitesi de La Muraille. Così come i due
giovani, un uomo e una donna, al loro primo incarico in polizia, sconvolti
dalle scene di cui sono testimoni, sono importanti in quanto l’opposto del
corrotto e beluinamente violento Paturel che, insieme ad un altro poliziotto,
fa il pappone di un gruppo di prostitute. Paturel e gli altri della sua risma
sono anti-arabi, anti-rom, anti-travestiti, li considerano feccia, da
eliminare. Quando scoppia un incendio in un condominio densamente abitato, chi
è stato ad appiccarlo? La polizia vorrebbe attribuirne la colpa a spacciatori,
ma sono altre le voci che circolano: speculazione
immobiliare, fomentare la paura del pericolo nei ceti borghesi medi con il
risultato di spingere verso scelte governative di destra.
C’è uno spiraglio consolatorio nel finale
del romanzo nero della Manotti: Paturel dovrà scontare gli omicidi commessi
sotto pretesto, un personaggio pentito si suicida. E però l’agente giovane e
idealista decide che la polizia non fa per lui. Il futuro, comunque, è già segnato: si chiama Sarkozy, eletto nel 2007.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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