Voci da mondi diversi. Medio Oriente
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Dror Mishani, “Un’ipotesi
di violenza”
Ed.
Guanda, trad. E. Loewenthal, pagg. 299, Euro 15,73
Ricordate l’ispettore dal nome uguale al
cognome, Avraham Avraham,
protagonista di “Un caso di scomparsa”, primo ‘giallo non giallo’ dello
scrittore israeliano Dror Mishani? Se non lo ricordate, è perché non avete
letto il libro (ha vinto il premio Adei Wizo 2014). Incominciate pure a leggere
il secondo romanzo di Dror Mishani, “Un’ipotesi di violenza”, sempre con
Avraham Avraham come personaggio principale, e sono certa che vi precipiterete
ad acquistare anche quello precedente. Perché i ‘gialli non gialli’ di Dror
Mishani superano i limiti del genere tradizionale e il fatto che un ispettore
di polizia che indaga su un qualche crimine sia al centro della trama non fa
del libro necessariamente un thriller. Quello che pare interessare di più lo
scrittore è il dramma umano dei suoi
personaggi e l’indagine è sia quella usuale alla ricerca di un colpevole ma è
nello stesso tempo un’indagine nelle
profondità dell’anima. E se la tensione della narrativa è ugualmente alta,
come se il lettore dovesse essere in ansia temendo una nuova azione
dell’assassino, come se il mistero più profondo ne nascondesse l’identità-
ebbene, lo scrittore deve essere veramente bravo.
A ben vedere è una storia di valigie, la trama di “Un’ipotesi di violenza”.
Si
incomincia da una valigia contenente una falsa
bomba abbandonata nei pressi di un asilo infantile e si finisce con altre
due valigie, una delle quali più strettamente connessa con un crimine. Iniziamo
dalla valigia messa vicino all’asilo: era un avvertimento per la maestra nonché
direttrice? Aveva forse qualcosa da nascondere? I genitori dei bambini avevano
delle lamentele nei suoi confronti? In effetti il padre del piccolo Shalom si
era scontrato con la maestra. Chaiim
Sara si era lamentato con lei perché il bambino era tornato a casa con dei
lividi e un taglio sulla fronte, sembrava fosse stato picchiato da un altro
bambino. Avi Avraham interroga Chaiim Sara e non ha l’impressione sia del tutto
sincero. Dov’è poi sua moglie? Lui
dice che è andata nelle Filippine a curare il padre che è ammalato. Tra le
persone interrogate c’è anche un uomo che
sembrava voler sfuggire alla polizia quando si era creato un assembramento
di curiosi intorno all’asilo. Viene trattenuto una notte e poi rilasciato: non
coincide con la descrizione fatta da una donna che dice di aver visto chi ha
lasciato la valigia.
Questa è un’indagine singolare, proprio
come la faccenda delle valigie, e dapprima ci riesce difficile capire se i due
filoni abbiano qualcosa in comune. Quello che prende il sopravvento, ad un
certo punto, è il personaggio di Chaiim Sara, un uomo che sembra il nonno dei
suoi due bambini, che- lo apprendiamo a poco dai suoi pensieri e dai suoi
ricordi- ha sposato un’immigrata filippina perché desiderava avere dei figli,
per scoprire poi che lei, invece, non ne voleva, e che, dopo che erano nati,
non voleva loro bene.
Il lettore si trova nella strana posizione di sapere ben
prima di Avraham quello che è successo. Mentre Avraham brancola nel buio, teme
di fallire una seconda volta come gli è successo nel caso del ragazzo scomparso
della sua precedente indagine, avanza delle ipotesi che rischiano di essere
clamorosamente sbagliate, noi siamo all’oscuro dei dettagli ma veniamo a sapere almeno, quasi subito- e in
una maniera squisitamente sottile, cenno dopo cenno- che la donna è morta.
Lo sforzo di Avraham di capire, però, è anche il nostro, trascinati nella sofferenza dell’uomo, nel suo
tormentarsi per dire la verità almeno in parte ai bambini perché non abbiano a
soffrire troppo. E intanto, però, questo ispettore che ci piace proprio per le
sue debolezze, si lascia sfuggire la soluzione del caso iniziale, quello della
maestra sul cui comportamento lui aveva avuto dei dubbi e che verrà
selvaggiamente aggredita. E’ distratto
da qualche altro pensiero, Avraham, appena tornato da Bruxelles dove ha
lasciato la neo-fidanzata Marianke? Non risponde al telefono (per ovvii motivi)
la moglie di Chaiim Sara, ma neppure Marianke risponde al telefono…
Ottimo
anche questo secondo romanzo di Dror Mishani!
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