Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
il libro dimenticato
spy-story
Ken Follett, “L’uomo di
Pietroburgo”
Ed.
Mondadori, trad. P. Bonomi, pagg. 265, Euro 3,90
Ken Follett, “The man from St. Petersburg”
Ed. Pan,
e-book Euro 6,11
La curiosità
di capire la ragione del successo di un autore che non avevo mai letto mi ha
spinto ad approfittare di un’offerta-lampo ed acquistare l’edizione digitale di
un libro di Ken Follett in lingua originale, “The man from St. Petersburg”, in
edizione italiana “L’uomo di Pietroburgo”.
La trama ricorda, alla lontana, “l’agente
segreto” di Joseph Conrad, soprattutto per l’ambientazione londinese in cui si
muove il protagonista, l’anarchico Feliks
arrivato dalla Russia per uccidere un suo connazionale, il principe Orlov.
Perché- è il 1913- se le trattative condotte da Orlov andranno in porto, la
Russia sarà coinvolta in una guerra in cui saranno i poveracci a morire, carne
da macello mandata a combattere senza neppure sapere per che cosa.
Feliks vuole
impedirlo, l’omino che agisce da solo
pensando di arrestare il corso della Storia, pensando che l’assassinio di
un uomo possa impedire agli eventi di andare avanti. Alla fine del libro sarà
l’assassinio di un altro uomo, l’arciduca Ferdinando, a dare libero corso al
fiume in piena della Storia, ormai inarrestabile.
Ken Follett sceglie dunque un momento
cruciale per il suo libro che ha l’apparenza
di un romanzo storico, solo in superficie, però. Perché l’inizio a San
Pietroburgo, diciannove anni prima, con un giovane e spiantato Feliks che ha una rovente storia d’amore con una
ragazzina di famiglia aristocratica, lascia indovinare lo sviluppo prevedibile della trama zuccherosa che vorrebbe
addolcire la violenza dell’intreccio, rendendo tuttavia la vicenda alquanto improbabile e stucchevole. Perché la
ragazzina viene fatta sposare in fretta e furia al gentiluomo inglese che ha
appena ereditato il titolo di Lord ed è in cerca di una moglie e, quando Feliks
approda a Londra con mire assassine, guarda caso, l’interlocutore del principe
Orlov è proprio quel gentiluomo
inglese, guarda caso, il principe Orlov è il nipote di sua moglie che- Feliks
non lo sa ancora, la riconoscerà durante un primo tentativo fallito di uccidere
Orlov- è la ragazza che è stato il grande amore di Feliks, che deve averlo
tradito perché la polizia segreta dello zar era venuto ad arrestarlo. Le
sorprese (piuttosto prevedibili, a dire il vero) non finiscono qui in questo intreccio da feuilleton non di classe.
Amore
e morte, tragedia e sentimentalismo, politica annacquata- c’è tutto questo
nel romanzo di Ken Follett. E forse è proprio questo miscuglio che è il segreto del suo successo, insieme ad
uno stile scorrevole e di facile
lettura, privo di raffinatezza. Se volete un libro poco impegnativo da portarvi
in viaggio e da abbandonare poi senza rimpianti, una volta finito, sul comodino
della stanza dell’albergo, “L’uomo di Pietroburgo” è la scelta giusta.
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