Casa Nostra. Qui Italia
il libro ritrovato
Sabine Gruber,
“Stillbach o della nostalgia”
Ed.
Marsilio, trad. Cesare De Marchi, pagg. 315, Euro
Titolo
originale: Stillbach oder die Sehnsucht
Cazzolini- era la prima volta che sentivo
quella parola. Non riuscivo ad addormentarmi. Paul aveva parlato dei nazisti,
che avevano fatto di tutto per impedire i matrimoni tra italiani e tedeschi.
Avevo una compagna di scuola, Orthhild, che suo padre aveva minacciato di
cacciare di casa se si fosse messa con un italiano.
Stillbach,
che, nell’Alto Adige italianizzato a forza dopo la prima guerra mondiale, era
diventato Rio Silente. Roma, la
capitale che attirava le ragazzotte tedesche in cerca di lavoro, soprattutto in
quella fase storica di simpatia verso i tedeschi, prima che si aprisse una
frattura tra Hitler e Mussolini, prima che venisse divulgato che per l’alleato
tedesco solo gli italiani arianizzati del nord erano accettabili, mentre quelli
del sud erano ‘negroidi’ subumani. La narrativa del bel romanzo di Sabine
Gruber, “Stillbach o della nostalgia”, si alterna tra Stillbach e Roma, tra il paese della nostalgia e la città
della vita reale: si sogna Stillbach, si rimpiange Stillbach, ma poi, chi
tornerebbe mai a vivere là, arrotolandosi di nuovo le trecce intorno alla
testa, calzando gli zoccoli, adattandosi alle chiacchiere di paese? Non vi è tornata Emma Manente, che ne
era venuta via negli anni ‘30 e non vi è
tornata neppure Ines, che è arrivata a Roma alla fine degli anni ‘70 ed è
andata a lavorare nell’albergo dei Manente.
Ci sono due
romanzi, uno dentro l’altro, in “Stillbach o della nostalgia”, e i due
romanzi sono racchiusi in una cornice con una terza protagonista femminile,
Clara, che è un terzo romanzo in abbozzo.
Ines è morta,
improvvisamente. Sua
madre ha chiesto a Clara, l’amica più cara di Ines che ora vive a Vienna, di
andare a Roma per mettere ordine tra le sue cose e sbrigare le formalità del
caso. E Clara trova quello che sarebbe dovuto essere un romanzo in più volumi,
scritto da Ines- la storia di Emma
Manente e di Ines stessa in quel 1978 dell’assassinio di Aldo Moro quando
lei, che non aveva ancora completato gli studi liceali, era venuta a lavorare
qualche mese a Roma come cameriera nell’albergo di cui Emma era diventata
padrona dopo la morte del marito.
Clara nel presente, nel
2009, Ines nel 1978, Emma nel 1943
e negli anni precedenti lo scoppio della guerra- sono questi i tre filoni che
si inseguono e si sovrappongono. Il romanzo che Ines ha scritto affonda nella
storia: Ines si interessava a Priebke,
l’ufficiale delle SS che spuntava i nomi delle vittime all’eccidio delle Fosse
Ardeatine, eseguito per rappresaglia contro l’attentato partigiano in via
Rasella. Perché il fidanzato altoatesino
di Emma era morto in quell’attentato e non c’entrava proprio niente, non
era un nazista. Se Johann non fosse morto, Emma non si sarebbe lasciata mettere
incinta dal figlio del proprietario dell’albergo Manente, perché non era vero
che era un’arrivista. Ed aveva pagato caro per quel figlio- l’ostracismo di
Stillbach, la rottura con la sua famiglia che non voleva saperne di avere per
parente un signor Cazzolini, come
venivano chiamati gli italiani. In quel breve periodo come cameriera Ines aveva
amoreggiato con un ospite dell’albergo, Paul Vogel che si pagava gli studi
facendo la guida turistica. Ora, nel 2009, Ines aveva incontrato di nuovo Paul
Vogel e Clara gli darà un appuntamento per sapere qualcosa di più sull’amica.
Paul non ricorda nulla di una storia avuta con Ines nel 1978, un dettaglio
importante. Quanto c’è di vero e quanto
di romanzato nelle pagine scritte da Ines? Se Paul non era andato a letto
con lei, allora forse non era neppure
vero che un fantomatico Johann fosse morto in via Rasella. Ma a Stillbach
qualcuno conosceva Johann…
Fantasmi
del passato, inimicizie mai sopite, il disagio nei rapporti tra altoatesini e
italiani, tra chi ha vissuto come un sopruso il dover cambiare nome e
lingua e identità nazionale e chi ha reclamato un territorio in base alla
geografia, chi ha colonizzato l’Alto Adige con la stessa arroganza con cui ha
messo piede in Abissinia. Emma Manente in un ricovero per anziani, Priebke che
si aggira libero nel parco (Ines aveva fatto ricerche sulla connivenza dei conventi
altoatesini con i nazisti in fuga), Ines che non c’è più ma che ha vissuto la
vita che voleva, Clara che vorrebbe seguire l’esempio libertario dell’amica e
che pensa di contattare Sabine Gruber per farle avere il romanzo scritto da
Ines: ecco che compare un altro nome dietro il romanzo che stiamo leggendo. L’autrice del libro, Sabine Gruber, diventa
un altro personaggio, quasi un alter ego di Clara che scrive di storie
d’amore di personaggi famosi a Venezia (Sabine Gruber è stata lettrice
all’Università Ca’ Foscari a Venezia) ed è un aggancio con la realtà per farci
capire che tutto quello che abbiamo letto non
è pura invenzione, che Emma Manente è esistita tanto quanto Priebke che è
morto nel 2013, due anni dopo di lei, che il
disagio, la diffidenza, la ‘distanza’ tra altoatesini e italiani ha la sua
ragione di essere.
Un libro bello, un
tassello di storia, da leggere.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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