vento del Nord
FRESCO DI LETTURA
Kjell Westö, “Miraggio 1938”
Ed.
Iperborea, trad. Laura Cangemi, pagg. 422, Euro 18,50
Milja. Anzi, la signorina Milja. Si mangia
le unghie fino a farle sanguinare. Matilda. Va a farsi la manicure e ne esce
con le unghie smaltate di rosso. Le piacciono i film con gli attori americani,
Gary Cooper, Cary Grant. E sognare. La signora Wiik, inappuntabile impiegata
nello studio dell’avocato Claes Thune. Sono almeno sette anni che la signora
Wiik non sa più nulla del marito. Da ragazza la signora Wiik si chiamava Ahlbäck.
Milja, Matilda e la signora Wiik sono
tante facce della stessa persona e questo è il personaggio che meglio
rappresenta il bellissimo romanzo “Miraggio 1938” dello scrittore finlandese di
lingua svedese Kjell Westö, vincitore del prestigioso Premio del Consiglio
Nordico. Perché, come lei, ci sono altre persone che assumono comportamenti
diversi, senza cambiare nome, secondo le circostanze, ci sono individui insospettabili
che nascondono il buio dentro l’anima- niente è come appare. E quando il velo
verrà tirato, la verità così elusiva che abbiamo creduto di intravvedere nelle
pagine del romanzo, ci sorprenderà, ci farà restare senza fiato.
Una nota dell’editore in apertura del libro spiega un dettaglio storico
che sarà un avvenimento importante nella trama: nel 1938, in una Helsinki che
si preparava ad ospitare i giochi olimpici del 1940, il 21 giugno si correvano
i cento metri che dovevano designare il campione nazionale. Non ci sono dubbi
sul vincitore, una fotografia lo mostra chiaramente. Abraham Tokazier tagliò il
traguardo per primo. Eppure i giudici lo classificarono quarto, paradossalmente
dopo l’atleta che la foto mostra nettamente più indietro. Non ci sono dubbi
neppure sulla motivazione di un’attribuzione così ingiusta (‘la giustizia è un
privilegio’, dirà Matilda ad un certo punto): Abraham Tokazier era ebreo e non
si poteva rischiare di offendere gli amici tedeschi.
Come tutti i grandi romanzi, “Miraggio 1938” dipinge un ampio quadro in
cui una miriade di personaggi si muove sullo sfondo della Storia del paese- la
Finlandia dai confini incerti e arbitrariamente spostati, pedina di una
scacchiera in cui i giocatori sono sempre stati la Russia, la Svezia e la
Germania, teatro di una guerra civile tra ‘rossi’ e ‘bianchi’, nel 1918, di cui
noi, nell’Europa occidentale, sappiamo ben poco. E il Circolo del Mercoledì che
si riunisce una volta al mese in casa di uno dei soci è un microcosmo in cui si
riflettono le idee politiche, sociali ed economiche del paese. Claes Thune è
avvocato, il suo migliore amico (fino a quando gli ha rubato la moglie) è
medico psichiatra, c’è un altro medico, un giornalista, un artista ebreo (il
campione dei cento metri è suo nipote e l’ingiustizia subita ha segnato un
tracollo per il già instabile equilibrio nervoso di Jogi Jary)- si conoscono
tutti dagli anni del liceo, eppure, ora che l’Austria ha votato per
l’annessione al Reich, ora che l’ombra della svastica avanza, l’attrattiva
della grande Germania è così forte che alcuni del gruppo si lasciano incantare,
vacillano perfino nel condannare le leggi razziali. Non Claes Thune, bel
personaggio nella sua umanità e nelle sue debolezze, affranto per essere stato
lasciato dalla moglie, coerente con i suoi ideali di legalità e giustizia. Un
uomo integro che non si lascia influenzare da quello che apprende (una minima
parte) sul passato della signora Wiik di cui apprezza la serietà sul lavoro.
Sappiamo dall’inizio che qualcosa deve accadere. Qualcosa di nefasto
accadrà nel mondo e qualcosa di male succederà nel Circolo del Mercoledì.
Arriva il suono degli altoparlanti da Norimberga, il rumore di vetri infranti
della notte dei Cristalli, e la signora Wiik ha riconosciuto una voce che non
ha mai dimenticato, di quando- aveva diciassette anni- era stata internata in
un campo di affamamento. Il romanzo di Kjell Westö- romanzo di costume, romanzo
storico- diventa un noir raffinato che ci tiene in sospeso, cercando indizi per
indovinare a chi appartenga la voce, chi sia il Capitano su cui- lo capiamo-
Matilda Wiik (o Milja?) si vuole vendicare. E poi, quando il noir culmina in
tragedia, comprendiamo che “Miraggio 1938” è uno splendido romanzo sul
tradimento- degli ideali, dell’amicizia, dell’amore-, e sulla vaghezza della
verità che diventa un miraggio. A Thune, inquieto per una sorta di presagio,
triste perché annuncerà lo scioglimento del Circolo del Mercoledì (non possiamo
non coglierne il significato nascosto), “L’intera mattina e l’intera sua vita
sembrarono di colpo un miraggio impalpabile. Come se niente fosse davvero
reale, come se tutto ciò che intraprendeva restasse non fatto. Come se nel
mondo non ci fosse ossigeno a sufficienza per dargli la forza di respirare.”
Un anno dopo la pace sarebbe diventata un miraggio. Il Bene sarebbe
diventato un miraggio. La magnitudo del Male sarebbe apparsa di dimensioni non reali.
E l’ossigeno sarebbe mancato a milioni di persone.
Da leggere. Assolutamente.
la recensione e l'intervista che seguirà nei prossimi giorni saranno pubblicate su www.stradanove.net
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