Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Shoah
FRESCO DI LETTURA
Affinity Konar, “Gemelle imperfette”
Ed. Longanesi, trad. Elisa Banfi,
pagg. 360, Euro 16,90
Due premesse, prima di parlare di questo libro
molto bello. Una è un ringraziamento alla casa editrice Longanesi per non
obbligarci a ricordare a date fisse per poi sbarazzarci della memoria per tutto
il resto dell’anno, dopo il 27 gennaio. La seconda è puntualizzare che non mi
piacciono i romanzi che sfruttano la memoria storica dell’Olocausto costruendo
trame sensazionali fatte per titillare il gusto del morboso. “Gemelle
imperfette” di Affinity Konar è diverso. Neppure il paragone con “La vita è
bella” è giusto, anche se c’è una venatura poetica nello stile narrativo di
Affinity Konar, perché non c’è nessuna favola ad addolcire la realtà di
Auschwitz per Pearl e Stasha, le due gemelle dodicenni di Lodz che scendono dal
treno per affrontare la selezione insieme alla mamma e al nonno nell’ottobre
del 1944.
I gemelli sono ospiti speciali nel campo-
chissà quanto ha durato l’illusione della loro mamma. Sono subito dirottati
allo ‘Zoo’ del dottor Josef Mengele- bell’aspetto, sorrisi e caramelle ai
bambini, si fa chiamare ‘Zio’, dopo sarà conosciuto come ‘l’Angelo della
Morte’. Erano oggetto di studi ed esperimenti, i gemelli, soprattutto quelli
identici, come Pearl e Stasha.
Si può spezzare la loro uguaglianza? E che
risultati si possono provocare, sia fisicamente, sia psicologicamente? Non sarò
certo io a dilungarmi sugli esperimenti del dottor Mengele, visto che non lo fa
la scrittrice che, con grande destrezza e sensibilità, li suggerisce soltanto,
per come le due bambine li intuiscono e li vivono su di loro e li osservano
sulle altre coppie delle baracche dello Zoo. Pearl e Stasha si alternano nel
raccontare, oppure no, è una voce unica che si sdoppia. Perché sono sempre
state indistinguibili- una poteva iniziare un discorso e l’altra proseguire
come se l’avesse incominciato lei. Ognuna sapeva sempre che cosa l’altra stesse
pensando, o sognando- erano solite sedere schiena contro schiena, disegnare e
poi paragonare i disegni: sempre uguali. Eppure, a poco a poco, come succede
alle altre coppie dello Zoo, ‘grazie’ alle cure dello Zio, sorgono delle
differenze tra le gemelle. E poi, ad un certo punto Pearl scompare. Come può
Stasha continuare a vivere senza l’altra parte di sé? Che cosa succeda a Pearl
lo sapremo nella seconda parte del libro, dopo la liberazione del campo, mentre
la narrazione prosegue durante l’arrancare di Stasha insieme ad un ragazzino
che è rimasto diviso a metà come lei, che, come lei, vuole una sola cosa:
trovare il dottor Mengele e vendicarsi.
Quando erano arrivate ad Auschwitz, Pearl,
la più brillante e intraprendente delle due, aveva deciso che si sarebbero
divise i compiti: lei, Pearl, si sarebbe fatta carico delle cose tristi, di
quelle buone e del passato, mentre a Stasha toccavano le cose divertenti,
quelle cattive e il futuro. La scelta di Affinity Konar, di guardare il Male di
Auschwitz attraverso gli occhi di due gemelle (sentiamo un brivido di orrore
pensando ad una delle scene iniziali, quando Stasha vede di sfuggita una parete
di occhi fissati con gli spilli come farfalle), raddoppia l’intensità del
dolore della lettura. I gemelli sono l’essere perfetto e completo, sono
complementari, sono l’uno il vero ‘doppio’ dell’altro. Se i gemelli condividono
i pensieri anche a distanza, se uno sente nella propria carne il dolore fisico
dell’altro, tutto è raddoppiato. E con la scomparsa di Pearl, non c’è più
niente di buono e non ci sono ricordi, Stasha resta dimezzata, con il peso del
male e del futuro, perché non c’è proprio niente di divertente ad Auschwitz. Quanto
al futuro, esiste un futuro dopo Auschwitz? Esiste un futuro finché il dottor
Mengele si aggira libero e impunito? “Dobbiamo imparare ad amare il mondo di
nuovo”, sono le parole che chiudono il libro.
Le parole de “L’idiota” di Dostojevskji, la bellezza salverà il mondo, ricorrono
parecchie volte nel libro, sono nei ricordi delle gemelle, dette a loro dal
padre. Dobbiamo crederlo se vogliamo andare avanti. E, ad ogni modo, è la
terribile bellezza che Affinity Konar dà alla sua narrazione che rende possibile
la lettura della più grande tragedia del secolo passato.
L'ho amato anche io ed è stato il mio primo post:http://librieinsonni.blogspot.it/2018/04/gemelle-imperfette-di-affinity-konar.html?m=1
RispondiEliminaComplimenti per il Blog!