Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
il libro dimenticato
Gianluca Ascione, “Polvere & ombra. Treviso si tinge di noir”
Ed. Panda, pagg. 248, Euro 11,82
Treviso. Romantica, con le acque del Sile
e del Cagnan che scorrono sotto i suoi ponti, le luci che ammiccano tra le
ombre dei porticati, la sua aria di antichi splendori un poco dimessi, da
sorellastra della splendida Venezia. Treviso sonnolenta che si tinge di noir
nei gialli di Giancarlo Ascione.
Nessuno potrebbe sospettarlo, eppure si
compiono delitti anche a Treviso. E neppure banali. “Polvere e ombra” si apre
con il ritrovamento del cadavere di un professore universitario. E’ la signora
che tiene in ordine l’appartamento del professore a fare la macabra scoperta.
Non solo macabra, ma anche disturbante per chi non aveva idea delle
inclinazioni del rispettato e serio professore. E’ disteso sul letto,
ammanettato, indossa biancheria femminile con pizzi. E’ stato strangolato con
una sciarpina leopardata. Un gioco erotico finito male? O che altro?
Incaricato delle indagini è un ispettore
donna, Rita Giannetti. Mi raccomando, ‘ispettore’ e non ‘ispettrice’- lei ci
tiene moltissimo e c’è una differenza, inutile negarlo, tra un termine e
l’altro. Più ufficiale e carico di rispetto il primo, con una sfumatura di
deprezzamento il secondo. Di Rita sappiamo che ha 34 anni, che suo padre, pure
lui ispettore di polizia, un modello molto amato e molto rimpianto dalla
figlia, è morto in un incidente d’auto mentre era in servizio, che il fidanzato
ha cambiato idea e l’ha piantata proprio sull’altare, che vive da sola cercando
di tenere a bada una mamma ansiosa e che è vegana. Il suo Watson ha un nome che
non si dimentica, Emidio Galasso, ex giocatore di rugby, ex cameriere, ex
poliziotto che si è stancato di prendere ordini e si è riciclato come
investigatore privato. Naturalmente Galasso agisce in sordina collaborando alle
indagini- forse è un poco innamorato di Rita, altrimenti perché mai
accetterebbe di fare il parrot-sitter,
di badare al pappagallo del professore defunto che non fa che ripetere la frase
‘oddio, ti prego, no’? E queste sono forse le ultime parole pronunciate dal suo
fu-padrone?
La narrativa è veloce, a poco a poco si tracciano le linee di un quadro
mentre vengono interrogati i conoscenti, gli amici e gli altri inquilini del
palazzo. Su uno di questi c’è un mistero: nessuno sa nulla del nuovo inquilino (guarda
caso, è scomparso) dell’appartamento sopra quello del professore (affitto
pagato in nero). E alcuni capitoli del romanzo sono scritti dal punto di vista
di un uomo di cui non si capiscono bene le mosse e gli intenti- osserviamo solo
che porta sempre degli occhiali da sole di un vecchio modello. Ad un certo
punto c’è una svolta significativa nella trama: saltano fuori delle mail
inviate dal computer del professore con degli allegati in latino. E’ tutto
molto strano- strani i destinatari delle mail e strani questi messaggi in
latino. Che però nascondono altro. Ed allora è come se le trame fossero due,
con diverse soluzioni, con parecchi svelamenti finali, con una conclusione che
vede un inseguimento folle nei canali di Venezia che termina drammaticamente
sulla terraferma.
Avevo bisogno di una lettura rilassante e
veloce dopo quella di un libro molto bello e molto impegnativo. Ho trovato in
“Polvere e ombra” quello che cercavo. Il ‘crimine’ che è al centro della trama
avrebbe meritato un maggiore approfondimento, ma, d’altra parte, è tutto un poco
superficiale nel romanzo (anche l’uso dei pronomi personali, purtroppo, e
quello del congiuntivo). E’ piacevole l’umorismo leggero con cui sono
tratteggiati Galasso (e il pappagallo), bello- in un libro in cui si aggirano
le ombre dei morti (non solo quella del professore ma soprattutto quella del
padre dell’ispettore Rita Giannetti)- il richiamo al verso di Orazio, i danni celesti, tuttavia, li riparano
rapide le lune:/ noi invece, una volta che siamo caduti/…..siamo polvere e
ombra. E’ un monito a tutti- pulvis
et umbra sumus.
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