Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Michelle Wan, “Il mistero dell’orchidea selvatica”
Ed. Garzanti, trad. Barbara
Bagliano, pagg. 311, Euro 16,00
Chi o che cosa si cerca in questo primo thriller
insolito della scrittrice di origine cinese Michelle Wan? L’assassino di Bedie,
la ragazza canadese che è scomparsa diciannove anni fa o il Cypripedium, una specie rara di
orchidea? Le tracce da seguire sono le stesse, forse quelle che porteranno
all’orchidea condurranno pure a identificare il colpevole, per il botanico
Julian Wood è più importante trovare l’orchidea, ma alla sorella di Bedie non
importa- a lei occorre il suo aiuto.
La trama del “mystery” riguarda, dunque,
un delitto commesso molto tempo fa, l’elemento nuovo che potrebbe far riaprire
le indagini è dato dal ritrovamento della macchina fotografica di Bedie che
contiene ancora il rullino delle foto- una pellicola che il tempo ha danneggiato
ma che contiene ancora degli indizi. Troppo poco per la polizia, più che
sufficiente per Mara, la sorella gemella di Bedie, per voler andare a fondo
alla storia. E’ per questo che il ruolo della polizia resta marginale e
l’indagine- se così si può chiamare- viene svolta da Mara e dall’esperto
botanico, in competizione con un collega di questi, pure lui alla ricerca della
splendida Cypripedium.
Il luogo è la Dordogna , habitat ideale
per le orchidee, zona della Francia in cui si mangia benissimo (non mancano nel
romanzo appetitosi dettagli culinari, nonché indicazioni sui vini). E c’è
un’antica dimora che dà al romanzo una certa atmosfera da romanzo gotico, con
castellana un poco pazza drappeggiata in una tovaglia con frange, un marito che
è stato a suo tempo un donnaiolo e pratica lo sport della caccia, due
contadini- madre e figlio- che assomigliano all’orchessa e all’orco delle
favole. Appare sulla scena anche il giovin signore Alain de Sauvignac, che
assomiglia al Principe Azzurro. E viene fuori che Bedie non è l’unica ragazza
scomparsa. Il suo caso è del 1984, ne sono seguiti altri, a intervallo
irregolare, a volte si trattava di ragazze giovani, a volte di donne di mezza
età. Non sembra esserci una regola: si tratta di un serial killer? Diciamo solo
che, prevedibilmente, la sorella di Bedie è in pericolo, sappiamo fin
dall’inizio che la sua curiosità legittima non può andare a buon fine.
Ma la traccia più sorprendente da seguire nella vicenda del romanzo, la
più coloratamente affascinante, la più nuova, è quella delle orchidee.
Originale è l’idea di inserirle nella trama gialla: se le foto scattate da
Bedie alle orchidee indicano le tappe del suo itinerario, se è possibile dalla
flora circostante individuare il luogo di fioritura dell’orchidea fotografata,
è come una caccia al tesoro. Una foto dopo l’altra, un’orchidea dopo l’altra,
porteranno all’ultima rarità, il Cypripedium,
quella dove Bedie è stata sorpresa- infatti manca la seconda foto di
prammatica, dell’ambientazione circostante.
Ed è essenziale individuare un pigeonnier particolare che Bedie ha
fotografato: ci sarà ancora? E chi di noi lettori sapeva del valore della cacca
dei piccioni per la terra di Dordogna?
Ben scritto, originale, forse un poco
scontata la conclusione, ma ci pare irrilevante in confronto alla passione
floreale da cui siamo stati contagiati.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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