Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Michelle Wan, “Morte in Dordogna”
Ed. Garzanti, trad. Barbara
Bagliano, pagg. 352, Euro 17,60
E’ maggio, fioriscono le orchidee, ce lo
ricorda Julian Wood, protagonista della serie dei romanzi della scrittrice
cinese Michelle Wan che abita da anni in Canada e che ha fatto di questo
seducente fiore il leit motiv dei suoi libri. A maggio, puntualmente, Julian
Wood è ripreso dalla febbre dell’orchidea, dall’impellente necessità di
mettersi alla ricerca di una specie ancora sconosciuta ma della cui esistenza
lui è certo, il Cypripedium incognitum
che ha visto in una fotografia scattata dalla sorella della sua compagna Mara
(nell’indagine poliziesca del primo libro della serie, “Il mistero
dell’orchidea selvatica”) e che poi ha ritrovato ricamata in un antico scialle
che avvolgeva un neonato mummificato (“La maledizione dell’orchidea”). In
“Morte in Dordogna” Mara Dunn, l’arredatrice di interni con cui ora Julian,
architetto di giardini, più o meno convive, è insofferente della passione che
distrae il suo compagno- è gelosa di un fiore. D’altra parte sono successe
delle cose talmente gravi nel villaggio in Dordogna dal delizioso nome di
Ecoute-la-pluie dove abitano entrambi, che a Mara risulta incomprensibile
mettersi in cerca di un fiore proprio ora. Ci sono state due morti, un agente
della Narcotici sotto copertura e l’ottantaquattrenne Amélie Gaillard; è stato
saccheggiato il negozio del turco Osman (lui sostiene di essere vittima del
razzismo); suo figlio Kazim scompare ed è ritrovato morto in un cassonetto e
infine c’è qualcuno che entra di notte nella casa del vecchio marito di Amélie,
ammalato di Parkinson, facendolo quasi morire di spavento o forse addirittura
cercando di ucciderlo nel sonno, ad ascoltare i suoi racconti confusi.
Con la penna dal tratto sottile, come fosse
un prezioso disegno cinese, Michelle Wan scrive dei mystery del tutto originali
che hanno qualcosa dei romanzi di Simenon e qualcosa di quelli di Mauriac,
ambientati nella piccola provincia francese. Così incredibilmente lontano da Parigi,
tanto da far pensare che no, è impossibile che a Ecoute-la-pluie ci siano dei
problemi di droga- è cosa da ricchi e sfaccendati, o comunque da gente che è
vittima delle tentazioni della grande città. Tutti si conoscono a
Ecoute-la-pluie, tutti sono pronti a dare una mano in caso di necessità, come
avviene a Joseph Gaillard quando rimane vedovo, perché pare proprio che quasi
tutti abbiano la chiave di casa sua. Ma veramente qualcuno vorrebbe toglierlo
di mezzo? Girano voci in un paese, la figlia dei Gaillard non è venuta neppure
al funerale della madre…aveva un labbro leporino…era scappata di casa…aveva
degli uomini…E anche per quello che riguarda la famiglia dei turchi, che sono
la nuova realtà di una Francia in cui arrivano sempre più immigrati- che cosa
c’è di vero in quello che si dice di loro? Attraverso le chiacchiere in
trattoria, con le conversazioni che Julian e Mara hanno con i vari
protagonisti, nei litigi tra Julian e Mara scatenati dalla pignola donna delle
pulizie, Michelle Wan crea una viva ambientazione per una storia che rivela
retroscena di traffico di droga (attenzione, c’entrano le orchidee) e di
speculazioni immobiliari (che guasterebbero anche- ahimé- l’habitat del Cypripedium) tali da rendere irrisibili
i furti del ladro poeta che hanno fatto infuriare il poliziotto che guida le
indagini.
E’ sempre un così grande piacere leggere
un romanzo di Michelle Wan, per la leggerezza, l’umorismo, l’umanità dei
personaggi, che, quando ne terminiamo uno, già anticipiamo la gioia di quello
seguente. Attendendo di imparare di più sulle orchidee, curiosi di sapere dove
la ricerca quasi mistica del Cypripedium
incognitum porterà Julian e Mara.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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