vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro dimenticato
Henning Mankell, “L’uomo inquieto”
Ed.
Marsilio, trad. G. Puleo, pagg. 557, Euro 6,90
Era rimasto sullo scaffale, “L’uomo
inquieto” di Henning Mankell, per motivi futili. Il disservizio delle poste
aveva fatto sì che, nel 2010, quando era stato pubblicato, la prima copia che
mi era stata inviata era andata persa. Quando avevo ricevuto la seconda copia,
era ‘tardi’ per leggerlo subito,
incalzata da altri libri che esigevano una pronta lettura. Tutto è relativo e
non è ‘tardi’ leggerlo adesso, perché non è mai ‘tardi’ per leggere un romanzo
di Henning Mankell che si conferma un grande scrittore con “L’uomo inquieto”. E’
il romanzo che conclude la serie che ha per protagonista il commissario
Wallander ma, in misura forse ancora maggiore che gli altri libri della serie,
supera i limiti del genere, il mystery da risolvere non è solo dove e perché
sia scomparso il quasi suocero della figlia di Wallander, o chi sia la spia
che, fin dagli anni della guerra fredda, abbia passato al ‘nemico’ (si suppone
i russi) segreti militari- la vita umana è l’enigma più grande, il senso della
vita, la valutazione che tutti siamo chiamati a farne, ad un certo punto.
Wallander non è più solo il commissario di polizia che indaga sui crimini della
Scania, è l’uomo medio che riconosce i suoi limiti e la sua scarsa cultura, è la
controfigura dei tanti protagonisti degli altri romanzi di Mankell- quelli non
catalogati come thriller, “L’occhio del leopardo”, per dirne uno. Tutti uomini
(o donne, se pensiamo al bellissimo “L’angelo sporco”) che non si accontentano
di lasciarsi vivere ma vivono interrogandosi. E, in una qualche maniera più che
mai singolare, in questo romanzo in cui conclude la sua carriera, Wallander
anticipa il protagonista di “Stivali di gomma svedesi” per la preoccupazione
sul futuro che lo domina, per l’ansia e la paura del male che sente incombere
su di sé, per il fiato della morte che sembra alitargli sul collo. Ho detto ‘in
maniera singolare’ perché, quando scriveva questo libro, Mankell non aveva
ancora avuto le avvisaglie del tumore che lo avrebbe portato alla morte nel
2015.
Il filone ‘giallo’ de “L’uomo inquieto” verte
intorno ai nuovi parenti acquisiti di Linda, la figlia di Kurt Wallander che
aspetta un bambino da un uomo che appartiene all’alta borghesia quasi nobile
(c’è un ‘von’ nel suo cognome) di Stoccolma. Il suocero di Linda era ufficiale
di marina, comandava un sottomarino. E, durante la festa in occasione del suo
settantesimo compleanno, racconta a un Wallander intimidito dall’ambiente e dal
nuovo completo che ha acquistato per l’occasione di quello che avvenne nel
1982, quando un misterioso sottomarino era stato avvistato nelle acque baltiche
e quando, però, era giunto l’ordine dall’alto di non obbligarlo ad emergere-
perché? Chi c’era dietro quell’ordine? Si trattava di alto tradimento, secondo
von Enke. Tutto lasciava supporre che ci fosse una spia tra i militari svedesi.
Poco dopo von Enke scompare. Senza
prendere il passaporto e neppure una carta di credito. Senza lasciare traccia.
Mi fermo qui, ma la trama ‘gialla’, con un forte coinvolgimento politico, è
quanto mai interessante e di ampio respiro, come è tipico dei romanzi di
Mankell.
Branagh nei film della serie |
Sono due, però, gli uomini inquieti.
Inquieti per motivi diversi. E la loro inquietudine dà profondità al romanzo.
Von Enke è inquieto- è una delle prime cose che osserva Wallander. Inquieto
perché teme qualcosa? E se temesse se stesso? E Wallander è inquieto perché
avverte dei cambiamenti dentro di sé- tutto inizia con l’aver dimenticato al
ristorante la pistola d’ordinanza, poi ci sono improvvisi vuoti di memoria…Non
posso aggiungere altro su nessuno dei due personaggi. Soltanto che Kurt
Wallander, che ha solo sessant’anni, è angosciato dalla vecchiaia che sente
avanzare a grandi passi, dalla decadenza fisica che teme per sé e che osserva
nella ex moglie, dalla morte che lo colpisce falciando la donna che ha amato.
Come
nell’ultimo libro che scriverà anni dopo, “Stivali di gomma svedesi”, è una
bimba, la nipotina Klara, che illumina (lo dice il suo stesso nome) il suo buio
futuro. Questo è forse il più bel libro con il commissario Wallander.
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